Cosa deve fare Laporta per rilanciare il Barcellona
La situazione societaria del Barcellona è sotto i riflettori da giorni, lo è da due punti di vista: da un lato il cosiddetto Barçagate che ha coinvolto l'ormai ex patron Bartomeu e, dall'altro, le elezioni del nuovo presidente. Elezioni che hanno visto il maggior numero di partecipanti di sempre, oltre 55mila soci, e che hanno condotto al ritorno di Joan Laporta, già alla guida del club dal 2003 al 2010 e ricandidatosi (senza successo) nel 2015. Laporta ha sopravanzato, come da pronostico, Victor Font e Toni Freixa ed è chiamato a rispondere a esigenze strategiche, aspetti nevralgici per garantire un futuro sano e solido a uno dei club che, di fatto, ha scritto la storia del calcio negli ultimi decenni, anche e soprattutto sotto la guida dello stesso Laporta.
I punti critici non mancano e la questione non si muove sul fronte squisitamente sportivo, si tratterà di fatto di "ristrutturare" il club e di rendere più sana la situazione di bilancio senza andare a compromettere eccessivamente il risultato sul campo. Questi alcuni dei punti chiave per il rilancio del Barcellona, punti che spesso risultano strettamente connessi tra loro:
1. Pace e rinnovo con Leo Messi
La prima era Laporta al Barcellona ha segnato di fatto la nascita del fenomeno Messi, vero fulcro dell'esplosione del club insieme al calcio di Guardiola e alla valorizzazione della Masia. La situazione relativa al fuoriclasse argentino resta delicata, la scorsa estate è andata in scena una vera e propria lotta intestina incentrata sulla famosa clausola per lasciare il club: la sfida, adesso, è rasserenare gli animi conciliando le richieste dello stesso Messi e la situazione finanziaria del club. Laporta ha spiegato come il rinnovo di Messi sia una priorità e ha sottolineato con fiducia l'interessamento dello stesso argentino per il futuro del club, palesato proprio con il voto. Un primo passo, insomma, sarà dare un seguito a questi propositi.
2. Sistemare la situazione finanziaria
La situazione dei conti in casa blaugrana è tutt'altro che rosea, così come del resto accade in molti club di primo piano che hanno visto crollare i ricavi nell'ultimo anno. I ricavi previsti prima della pandemia erano superiori di 203,7 milioni di euro rispetto a quelli effettivi, con un indebitamento finanziario superiore al miliario e un monte ingaggi spropositato (col solo accordo con Messi in scadenza). Il fulcro del rilancio sarà, dunque, riuscire a contenere i costi senza essere obbligati a rinunciare a Messi: può sembrare utopia ma, di fatto, è parte del programma del nuovo presidente.
3. Tornare a valorizzare la Masia
Uno dei punti di forza del periodo 2003/2010 è stato senz'altro il ruolo centrale della Masia all'interno del club, un luogo in cui generare talento e appartenenza non tanto per specularci, con la cessione dei giocatori, ma riuscendo a costruire le fondamenta della prima squadra grazie alla crescita di elementi come Puyol, Busquets, Xavi e Iniesta. Senza paragoni ingenerosi col passato, difficile da ripercorrere, è evidente come il superamento della crisi sul fronte finanziario debba passare attingendo ai talenti costruiti in casa, senza per questo assistere a un ridimensionamento delle ambizioni.
4. Rafforzare l'identità
Anche la volontà di ricostruire un senso identitario si lega strettamente ai punti precedenti: la pacificazione definitiva con Messi è strategica, senz'altro, ma il futuro del club dovrà necessariamente fondarsi sulla riscoperta di valori e comportamenti di base, elementi che facciano amare il club anche al di là dei risultati sportivi ottenuti. In tal senso saranno fondamentali gli uomini scelti da Laporta per il rilancio, così come sarà centrale la voglia di puntare con forza sulla Masia e di farla crescere non solo come nucleo sportivo ma, ancor prima, di formazione a tutto tondo.
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