Commisso e una battuta che dice tutto: chi scende e chi sale nel borsino dei tecnici

Ranieri e De Zerbi
Ranieri e De Zerbi / Alessandro Sabattini/Getty Images
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C'è sempre qualcosa di particolarmente diretto e di apparentemente ingenuo nella comunicazione di chi arriva da oltreoceano, messaggi chiari a cui nel vecchio continente non siamo abituati e che sortiscono un effetto spesso spiazzante su chi ascolta. Qui, del resto, siamo avvezzi a un atteggiamento diverso, di chi per dire qualcosa afferma il suo esatto contrario oppure tace, lasciando che s'intenda la verità tra le righe, dai gesti, dalle occhiate. E Rocco Commisso, nel suo approccio dal punto di vista comunicativo, incontra spesso e volentieri lo stereotipo dello statunitense diretto, un po' naif (all'apparenza) ma pronto ad andare al sodo, senza giri di parole o senza tradire la verità.

In occasione del successo della Primavera gigliata in Coppa Italia, accolta con comprensibile entusiasmo, il patron della Fiorentina si è lasciato scappare una battuta a tema allenatori: "Mi piacciono gli allenatori emergenti, non i vecchietti come me". Una battuta, forse, ma più propriamente una dichiarazione d'intenti a tutti gli effetti per capire chi potrà sedere il prossimo anno, salvezza permettendo, sulla panchina viola. In poche parole, dette anche per celebrare il lavoro di Aquilani, ecco dunque avanzare (o venire meno) possibili profili per il ruolo di sostituto di Iachini.

I papabili:

Roberto De Zerbi
De Zerbi / Alessandro Sabattini/Getty Images

Commisso ha parlato di giovani e, in questo senso, diventa piuttosto evidente come ci siano profili pronti a prendere il largo per un discorso meramente anagrafico: Roberto De Zerbi innanzitutto, così come Vincenzo Italiano, rispettivamente classe '79 e classe '77. Il primo è tornato in orbita viola con forza negli ultimi giorni, in virtù di un accordo con lo Shakhtar spesso citato ma ancora non formalizzato e di una riflessione in corso sul futuro al Sassuolo. L'idea di un arrivo di De Zerbi in viola si legherebbe con un piano di ampio respiro, da valutare non solo sulla base dei risultati a stretto raggio: un po' come accaduto col primo Montella il club punterebbe a tornare in alto passando però dal gioco e dal collettivo, un aspetto che di certo ha difettato nelle ultime stagioni. Con Italiano la scelta sarebbe ancor più netta e per certi versi sorprendente, ancor più in linea col profilo di "emergente" pensando almeno all'esperienza in Serie A.

In entrambi i casi diventerebbe fondamentale un approccio simile anche alla rosa: l'investimento sul Viola Park e i talenti espressi dalla Primavera, in sostanza, potrebbero creare spunti importanti in ottica prima squadra, con l'intento di rafforzare il senso d'identità e di porre le basi per un percorso a lungo termine. Chissà poi che Commisso non voglia spingersi persino oltre: ripensare alle voci su De Rossi lascia riflettere, considerando adesso lo stesso Aquilani o nomi come il giovane tecnico Alessio Dionisi dell'Empoli, atteso dal grande salto dopo le ottime cose mostrate in azzurro. Anagraficamente ancora piuttosto giovani anche Juric e Gattuso, ma di certo meno in linea col concetto di "emergente" rispetto a De Zerbi e Italiano. Soprattutto Gattuso, a lungo indicato come il favorito, ha già fatto esperienza sulla panchina del Milan prima di arrivare al Napoli, tappe già prestigiose che poco si confanno al profilo descritto e immaginato più su.

Fuori dai giochi:

Maurizio Sarri, Luciano Spalletti
Spalletti e Sarri / Francesco Pecoraro/Getty Images

Se la battuta di Commisso apre scenari intriganti, fatti di giovani rampanti a caccia della definitiva consacrazione, è chiaro come l'altra faccia della medaglia sia l'esclusione dal novero dei papabili di nomi diametralmente opposti: niente profili esperti, anagraficamente più avanti con gli anni e poco adatti, secondo il patron, per un progetto di ampio respiro e incentrato sulla crescita più globale della società. Il nome di Claudio Ranieri ad esempio, tornato a circolare proprio nei giorni scorsi, sarebbe da accantonare immediatamente stando alla battuta di Commisso: non certo un discorso sul merito e sul livello del tecnico, protagonista di grandi pagine di calcio, ma per un mero fatto di carta d'identità.

Al profilo sembrano non rispondere anche nomi spesso citati, soprattutto qualche mese fa, nomi che lascerebbero intendere una prospettiva e un approccio diverso rispetto a quello che sembra avvicinarsi nel panorama viola: Luciano Spalletti e Maurizio Sarri, al di là del discorso anagrafico, porterebbero con sé un carico di ambizioni valido già nell'immediato, chiedendo garanzie importanti e non semplici piani progettuali più a lunga gittata. Anche altri nomi citati spesso in passato, come Laurent Blanc, sarebbero poco in linea con quanto ipotizzato: l'unico spiraglio per immaginare un nome d'esperienza, a questo punto, sarebbe intendere le parole di Commisso come un insolito "trabocchetto" comunicativo per distogliere dai veri piani, idea che al momento non sembra però trovare eco o conferma.


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