Com'era l'Udinese nella stagione 2011/12

L'Udinese di dieci anni fa
L'Udinese di dieci anni fa / 90min
facebooktwitterreddit

Lo status di una squadra, l'alone che spesso la circonda, è chiaramente figlio dei tempi che attraversiamo e spesso non tiene in considerazione una giusta dose di memoria e di rispetto per qualcosa che è stato in passato e che adesso appare particolarmente lontano.

Se si parla poi dell'Udinese, del suo status nel calcio italiano, diventa evidente come il club friulano rimanga spesso vittima di un equivoco che lo vuole solo e soltanto come fucina di talenti, come vivaio in cui crescere per poi mostrare altrove il meglio.

A più riprese i bianconeri hanno saputo dimostrare di poter andare ben oltre questo ruolo, di poter essere più che ospiti al tavolo delle big: è successo nella seconda metà dei '90, dal 2002 al 2004 e ancor di più dal 2010 al 2013, con Francesco Guidolin alla guida.

L'Udinese 2011/12

E riaffacciandosi sull'Udinese della stagione 2011/12 possiamo a conti fatti parlare dell'Udinese di Guidolin, non solo come dato di fatto ma come marchio di fabbrica di una situazione rimasta poi storicamente ferma lì, senza riproporsi a quei livelli dopo l'addio del tecnico veneto. Si tratta qui di una squadra che si apprestava a giocarsi la possibilità di prendere parte alla Champions League, in virtù dell'eccezionale quarto posto della stagione precedente e di un impatto già notevole di Guidolin fin dall'arrivo a Udine un anno prima.

Robin van Persie, Medhi Benatia
Arsenal-Udinese / Jamie McDonald/GettyImages

Nonostante gli addii di Alexis Sanchez e Gokhan Inler, fondamentali nel 2010/11, i bianconeri potevano contare ancora su un Di Natale ormai da anni inarrestabile e su altri elementi di livello come Handanovic, Benatia e Asamoah, senza contare chi riuscì a dare un contributo persino superiore alle aspettative, come Danilo, Armero, Basta o Pinzi. La più grande impresa della stagione, anche al di là del valore intrinseco già straordinario di un terzo posto, fu probabilmente quella di aver dimostrato forza e resilienza nel reagire all'uscita di scena nel preliminare di Champions contro l'Arsenal (1-0 e 2-1 per i Gunners all'Emirates e al Friuli), dando vita a un girone di andata impronosticabile e a una striscia finale di vittorie decisiva per conquistare, per la seconda volta consecutiva, l'accesso ai preliminari di Champions.

Un'alchimia e una formula magica che per certi versi anticiparono quanto poi compiuto dall'Atalanta di Gasperini negli ultimi anni, con exploit che potevano sembrare estemporanei e che invece continuavano a ripetersi, contro ogni pronostico e con grande regolarità.

Una stagione (quasi) perfetta

Il terzo posto ottenuto da quella Udinese ci parla, come accennato, di un'andata con sole 3 sconfitte, 5 pareggi e ben 11 vittorie: 38 punti alla fine del girone e appena 3 punti di distacco dalla Juve prima in classifica. Un girone di ritorno con minor continuità (7 sconfitte) portò a fine campionato il distacco dalla Juve a ben 20 punti ma non variò la posizione in classifica rispetto all'andata, terzo posto frutto di 4 vittorie consecutive nelle ultime partite del campionato (contro Lazio, Cesena, Genoa e Catania).

Antonio Di Natale
Totò Di Natale, bomber dell'Udinese / Dino Panato/GettyImages

Un risultato che permise agli uomini di Guidolin di lasciarsi alle spalle formazioni più blasonate e con aspettative superiori, come Lazio, Napoli, Inter e Roma. Oltre a reggere l'urto dell'eliminazione ai preliminari di Champions, spesso batosta morale insuperabile, l'Udinese riuscì peraltro a condurre un percorso dignitoso anche in Europa League, accanto a quello sorprendente in Serie A: i bianconeri uscirono di scena agli ottavi di finale contro l'AZ dopo aver vissuto anche la gioia di un 2-0 contro l'Atletico Madrid e del passaggio della fase a gironi.

Francesco Guidolin
Indicazioni di Guidolin / Dino Panato/GettyImages

Come giocava l'Udinese

Una costante dell'Udinese di Guidolin era la difesa a tre: Domizzi, Danilo e Benatia rappresentavano i titolari sostanzialmente inamovibili di quella formazione per quanto riguarda il reparto arretrato. I due esterni erano Dusan Basta a destra e uno tra Armero e Pasquale a sinistra, con il terzetto di metà campo composto da Asamoah, Pinzi e Isla (fino all'infortunio, sostituito poi da Pazienza o Abdi). Di Natale e Floro Flores (o Fabbrini sul finire del campionato) componevano la coppia di attaccanti in quel 3-5-2. Non mancavano situazioni in cui il centrocampo si faceva più folto, con Di Natale unica punta e Abdi alle sue spalle, come trequartista in un 3-5-1-1.

Segui 90min su Twitch.