Chi brilla in Europa delude in Serie A: Juve e Milan, poli opposti

Juventus-Milan
Juventus-Milan / Jonathan Moscrop/GettyImages
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La due giorni di Champions League non ha fatto altro che ribadire quanto emerso già a più riprese, fin dall'inizio dell'avventura europea delle italiane: il Milan non è ancora riuscito a vincere e contro il Porto ha raccolto il suo primo punto nel Gruppo B, la Juventus dal canto proprio è già riuscita a staccare un biglietto per gli ottavi dopo quattro giornate, grazie al 4-2 interno contro lo Zenit, mantenendo un percorso netto (di sole vittorie) nel Gruppo H.

Situazione a tutti gli effetti ribaltata rispetto a quanto avviene in Serie A, con un Milan capolista insieme al Napoli, imbattuto, e una Juve a ben 16 punti di distacco dalla vetta. Un andamento opposto che difficilmente può trovare una risposta soltanto casuale e che può dunque prestarsi a possibili analisi o semplicemente a illazioni sul perché Milan e Juventus, tra Europa e campionato, si trovino ora ad essere poli così opposti.

Paulo Dybala
Paulo Dybala con lo Zenit / Nicolò Campo/GettyImages

Rendimento a confronto

Il Milan, come detto, sta vivendo una nuova stagione soddisfacente pensando al rendimento in Serie A: primo posto in classifica, nessuna sconfitta rimediata fin qui, un bilancio di 10 vittorie e un pareggio (proprio contro la Juve), con ben 25 gol fatti e 10 subiti.

Ben diverso il discorso pensando a quanto fatto fin qui dalla Juve di Allegri: ben 4 le sconfitte rimediate e spesso contro avversari sulla carta abbordabili (Empoli, Sassuolo e Verona) o comunque solo in un caso in uno scontro diretto, quello col Napoli perso per 2-1. Le 4 vittorie e i 3 pareggi ottenuti rendono il bottino di 15 punti, all'undicesima giornata, ben misero rispetto alle attese, tanto da rendere pura utopia il discorso Scudetto, già a questo punto della stagione. In Europa lo scenario è del tutto opposto: il Milan ha raccolto un solo punto, alla quarta giornata, agguantando il pari contro il Porto a San Siro dopo aver perso le precedenti sfide contro Liverpool, Atletico Madrid e contro gli stessi portoghesi.

Un bilancio anche ingeneroso, pensando agli errori arbitrali e a situazioni sfortunate anche nelle sfide giocate meglio, che rende complesso (anche se ancora non impossibile) immaginare una qualificazione agli ottavi. La Juve dal canto proprio ha vinto tutte le partite giocate fin qui in Champions, segnando 9 gol e subendone appena 2: 3-0 col Malmo, 1-0 col Chelsea, 1-0 e 4-2 contro lo Zenit. La qualificazione agli ottavi è già in cassaforte e il primo posto nel girone sarà il prossimo obiettivo, con le partite contro Chelsea e Malmo per chiudere il discorso.

Luis Díaz
Il Porto a San Siro / Eurasia Sport Images/GettyImages

Un problema di base

Esiste un aspetto che, già a priori, poteva indurre i rossoneri a non guardare con troppa fiducia al percorso che li avrebbe attesi in Champions League: il sorteggio dello scorso 26 agosto non è certo stato magnanimo con Pioli e coi suoi, regalando un girone in cui il Porto (ed è tutto dire) risultava sulla carta l'avversario meno ostico, con Atletico Madrid e Liverpool a rendere il raggiungimento degli ottavi un'impresa non da poco per qualsiasi squadra.

Uno scotto da pagare che non si è fatto attendere e che, di fatto, ha avvalorato i timori della vigilia: il Porto stesso del resto, sulla carta meno irraggiungibile di Colchoneros e Reds, è comunque una formazione ostica, abituata a questi scenari e capace già di mietere vittime eccellenti nel recente passato.

Differente il discorso per quanto riguarda la Juventus: la presenza dei campioni in carica del Chelsea, comunque battuti all'Allianz, dava lustro a un girone comunque meno ostico rispetto a quello rossonero, con Zenit e Malmo che già alla vigilia non apparivano spauracchi così insuperabili nell'ottica di arrivare alla fase a eliminazione diretta. Un discorso di valori tecnici e meramente di fortuna nei sorteggi, niente di imputabile (come merito o colpa) alle due squadre.

Mohamed Salah
Salah contro il Milan / Chloe Knott - Danehouse/GettyImages

Questione di esperienza

Andando oltre quel che la fortuna ha messo sul piatto, però, appare evidente come l'esperienza a livello europeo abbia giocato un ruolo fondamentale nel separare le sorti di Milan e Juventus in Champions. I rossoneri erano di ritorno nella massima competizione europea dopo un'assenza di ben 7 anni, con una squadra ricca di giovani (età media 26,7 anni contro i 27,4 bianconeri) ma soprattutto infarcita di debuttanti, compreso Stefano Pioli (al di là di un preliminare alla guida della Lazio).

Basti pensare che ad Anfield, in occasione del prestigioso debutto stagionale in Champions, gli esordienti tra le fila rossonere erano: Calabria, Romagnoli, Gabbia, Kalulu, Ballo-Touré, Kessié, Bennacer, Tonali, Saelemakers, Daniel Maldini, Rebic e Rafael Leao. Aggiungiamoci Ibrahimovic e Giroud tornati solo di recente a disposizione e vediamo come la salita fosse, già sulla carta, ripida e piena di insidie, come la strada per tornare grandi in Europa fosse complicata.

Ben diverso il discorso pensando alla rosa della Juve e al suo tecnico, Max Allegri non è certo nuovo allo scenario della Champions e in bianconero è riuscito anche ad arrivare in finale, pur rimediando due sconfitte (2014/15 e 2016/17). Anche il gruppo a disposizione, soprattutto nei suoi uomini più importanti, offre e offriva a priori un profilo diverso rispetto a quello rossonero, con elementi certo avvezzi all'aria dell'Europa che conta (da Bonucci a Chiellini, da Dybala a Morata).

Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci
Chiellini e Bonucci / Chris Ricco/GettyImages

Un quadro così diametralmente opposto non era dunque prevedibile in assoluto, non con queste proporzioni, ma gli ingredienti di base non rendono illogico o contraddittorio quanto sta accadendo: il rendimento in campionato, d'altro canto, porta il discorso su un piano diverso, dove entusiasmo, coesione del gruppo e tenuta difensiva fanno la differenza in modo più dirompente (e duraturo) rispetto all'esperienza e al pelo sullo stomaco.


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