Caso plusvalenze: l'eterno conflitto tra ambiguità e algoritmo salvifico

La dirigenza bianconera
La dirigenza bianconera / MARCO BERTORELLO/GettyImages
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Non esiste stagione calcistica senza un suo caso, non c'è annata che non preveda nel suo svolgimento la presenza di un evento non pronosticabile, che non riguardi strettamente il campo, ma che in qualche modo finisca per investirlo.

Nell'aprile del 2021 fu la Superlega, progetto che scosse il mondo del calcio come un terremoto salvo poi rientrare tra i ranghi (almeno momentaneamente) e adesso, spostandoci in Italia, diventa l'inchiesta Prisma il caso accentratore, in grado di distrarci dal campo e da farci interrogare su questioni non più tecniche o tattiche, sulla bellezza di una giocata o sulla sorpresa di un risultato inatteso.

Bilanci e plusvalenze reclamano il loro spazio, dunque, portandoci a riflettere su diversi aspetti della gestione societaria e del mercato, a immaginare possibili conseguenze sugli attori implicati.

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Arrivabene, Nedved e Agnelli / ISABELLA BONOTTO/GettyImages

Tanto tuonò che piovve

Non è da oggi, nemmeno da ieri, che si ragiona attorno a certi affari conclusi dalla Juventus in sede di mercato: spesso lo si è fatto riflettendo su formule ormai abituali, con pagamenti largamente dilazionati e acquisti a titolo definitivo "mascherati" in una prima battuta da prestiti, ma ancor di più hanno fatto discutere (non senza ironia) valutazioni particolarmente elevate di giocatori giovani, ancora sconosciuti ai più oppure, al contempo, ritenuti meno validi tecnicamente di quel che la valutazione sembrava suggerire.

In base al punto di vista si poteva derubricare tutto a chiacchiera da bar oppure, al contrario, scandalizzarsi e vederci del torbido: è chiaro che, con l'inchiesta sul doppio binario (Procura di Torino e FIGC) venuta alla luce, diventa complesso ridurre il discorso a una mera accusa di parte, alla solita schermaglia tra tifoserie.

L'inchiesta si lega, a tutti gli effetti, all'attenzione già posta dalla commissione di vigilanza Covisoc su una serie di operazioni di mercato effettuate tra il 2019 e il 2021, quelle che ora si trovano a essere al centro dell'indagine: sono in gioco anche affari importanti, come lo scambio Pjanic-Arthur o Joao Cancelo al City, ma il più ruota attorno a decine di trasferimenti di giocatori dell'Under 23 e della Primavera bianconera, trasferimenti che avrebbero permesso di mettere a bilancio plusvalenze "gonfiate" .

Miralem Pjanic
Miralem Pjanic / David Ramos/GettyImages

Il passaggio decisivo, portando il discorso sul fronte delle sanzioni e delle conseguenze di giustizia sportiva, è quello della presenza di una falsificazione dei documenti tale da ottenere l'iscrizione a una competizione a cui altrimenti il club non avrebbe potuto partecipare: solo in questo caso entrerebbero in ballo sanzioni pesanti, possibili penalizzazioni, e non una semplice ammenda con diffida.

Non si gioca da soli

Non è un mistero che, in presenza di casi o inchieste che implichino società sportive, tutto si riduca semplicemente in un indice puntato verso un singolo colpevole, all'individuazione di un male assoluto contro cui scagliarsi e da portare sul banco degli imputati.

In questo senso, peraltro, esistono anche aspetti che partono da lontano e che conducono a rendere più che mai calzanti, addosso alla Juve, i panni del bersaglio: la stessa veemenza con cui Agnelli ha lavorato al progetto Superlega, alla creazione di un'élite slegata dai campionati nazionali, porta con sé una (logica) levata di scudi dell'opinione pubblica. La caccia alle streghe però, pur quando certe basi risultano logicamente fondate, rischia di spostare lo sguardo dall'insieme, dal sistema in cui Agnelli, Nedved e Paratici hanno operato.

Emil Audero
Audero alla Samp: tra gli affari sotto osservazione / Vincenzo Izzo/GettyImages

In sostanza è evidente che una società non possa per sua natura condurre e sistemare affari in solitaria, un accordo ha bisogno di una controparte ed era quasi pacifico che, a un certo punto, sotto i riflettori finissero anche altri club, anche di Serie A. Occorre dunque capire quanto lo strumento plusvalenza, anche al di fuori del contesto Juve, abbia assunto nel tempo il ruolo di toppa salvifica per i bilanci, intaccando così il senso stesso del mercato e rendendo ancor più nebulosa e complessa l'applicazione di un Fair Play Finanziario coerente.

La valutazione dei giocatori: effettiva ambiguità

Un aspetto che rende da sempre pericolante il terreno, quando si parla di plusvalenze associate al reato di falso in bilancio, è quello di una certa ambiguità innegabile di fondo: il valore di un giocatore fin qui, pensando anche situazioni precedenti a quest'indagine e a questa associabile, è stato spesso ritenuto non identificabile in modo palese e matematico, tanto da rendere impraticabile una presa di posizione.

Una posizione non del tutto pretestuosa, a dire il vero, basti pensare all'oscillazione di rendimento tra un giocatore, alle varie componenti che entrano in gioco nella sua crescita: in pochi capirono il valore, ad esempio, del passaggio di Nicolò Zaniolo alla Roma nell'ambito dell'operazione Nainggolan, a postieri invece l'affare ha assunto tutt'altro peso, coi giallorossi premiati e non certo penalizzati.

C'è una soluzione percorribile?

Esiste dunque, in un conteso decisamente spinoso e controverso, la possibilità di individuare una somma di criteri tale da uscire dal circolo vizioso? In linea teorica esercita anche un certo fascino l'idea di un algoritmo che ci aiuti in questo senso, di un appiglio con un'ombra di oggettività in un contesto in cui, altrimenti, vale tutto e il contrario di tutto.

In sostanza è necessario individuare almeno un margine entro cui muoversi, una "verosimiglianza" da non poter aggirare o eludere. Quali potrebbero essere i criteri presi in considerazione? In sostanza si potrebbe immaginare un confronto "storico" tra affari e transazioni, che permetta di mettere a paragone giocatori e accordi tra le società: Luigi Labroia, fondatore di Wallabies, ha ipotizzato e messo in pratica proprio la possibilità di un algoritmo che renda oggettivo il valore di un giocatore rispetto ad altri calciatori "comparabili".

Il tutto grazie a un algoritmo che consideri anche variabili come età, coefficiente di difficoltà per campionati diversi, infortuni e sviluppo del mercato in un dato momento: niente di assoluto, insomma, ma criteri in grado di seguire lo sviluppo di un singolo calciatore e del panorama generale. Aspetti che, se individuati e riconosciuti ufficialmente, potrebbero realmente (e finalmente) tracciare la strada di un mercato più equo, meno vittima di logiche di parte e di opportunità di bilancio, oltre che (come già accade) dare una grande mano a osservatori e uomini mercato.


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