Cambio della guardia nei campionati d'Europa: tutta una questione di continuità?
Non ci sono probabilmente numeri o dati statistici che siano così necessari per raccontare quanto, fin dai primi mesi del 2020, il calcio sia (o magari sia stato, così ci auguriamo) qualcosa di profondamente diverso. Lo dimostra quel vuoto rumoroso dato dall'assenza dei tifosi, lo dimostrano i mesi d'interruzione, i campionati annullati o rinviati, le formule totalmente rinnovate o studiate in fretta e furia pur di arrivare a una conclusione (Champions ed Europa League 2019/20 sono emblematiche in tal senso). Lo dimostra in modo ancor più forte e drammatico la condizione in cui versa il sistema calcio sia considerandone l'élite, chi in genere si sarebbe sentito impermeabile e inattaccabile, che guardando alle aree più profonde e nascoste di un mondo ricco di contraddizioni, spesso sul filo tra trionfo e fallimento.
Ci sono però tracce pratiche ed evidenti del cambiamento, impressioni lasciate dalle classifiche dei vari campionati (partendo dai più in vista) in tutta Europa: un panorama che, pur senza sorprese clamorose che ricordino l'impresa del Leicester nel 2015/16, presenta novità praticamente in ogni contesto calcistico. Soltanto in Germania il titolo è andato ancora una volta, verrebbe da dire inesorabilmente, al Bayern: in Italia si è passati dalla Juventus all'Inter, il Francia dal Paris Saint Germain al Lille di Galtier, in Spagna dal Real Madrid all'Atletico Madrid di SImeone, in Inghilterra dal Liverpool al Manchester City e in Portogallo dal Porto allo Sporting ( vittorioso dopo ben 19 anni di attesa). Possibile tracciare un filo conduttore che attraversi l'Europa e che, in qualche modo, dia una spiegazione esaustiva o logica di un cambio della guardia così diffuso? Complesso tracciare una vera e propria connessione, partendo proprio dalle differenze tra i vari contesti e dei mondi distanti che i campionati finiscono per rappresentare, esiste però una traccia possibile: quella della continuità.
La Serie A in tal senso è l'esempio chiave: a cavallo tra due stagioni così particolari, la 2019/20 e la 2020/21, è risultato alla fine costruttivo e cruciale il concetto di "ciclo": Antonio Conte ha reso chiara a più riprese l'esigenza di farsi comprendere dalla squadra, di lasciare un vero impatto sulla mente dei giocatori e del club stesso, portando una mentalità vincente in un ambiente ormai disabituato a lottare fino alla fine per il successo. Dall'altra parte la Juventus campione in carica ha lasciato da parte Sarri, nonostante il titolo, per tentare la strada coraggiosa e per certi versi azzardata di affidarsi a un tecnico esordiente come Pirlo (esordiente non solo in Serie A ma in senso assoluto): una soluzione, arrivata in un momento già di per sé delicato a livello di contesto generale, che si è rivelata per certi versi destabilizzante. Anche in Ligue 1, e con maggiore sorpresa, è arrivato il coronamento di un percorso partito già da tempo, quello targato Galtier, che ha condotto il Lille a risollevarsi dopo due stagioni profondamente deludenti per ottenere, prima del titolo di quest'anno, anche un secondo e un quarto posto.
Nel caso della Premier League il discorso è differente, la logica dell'alternanza in vetta del resto è comune e difficilmente un club trionfa per più di due volte consecutive (mai, se si esclude lo United di Ferguson). Sia City che Liverpool, le principali contendenti ai nastri di partenza, arrivavano poi da un discorso radicato e solido di continuità, senza rivoluzioni in panchina o cicli da rifondare. Il concetto di continuità torna con prepotenza anche in Liga: qui Simeone è riuscito in una nuova impresa, a sei anni dall'ultima affermazione in campionato, regalando un altro titolo ai suoi Colchoneros in un ambito spesso cannibalizzato dal duopolio Barcellona-Real Madrid. Un altro filo conduttore lampante, anche impressionante per certi versi, è il ritorno al successo dopo tanti anni di numerosi club proprio nella stagione 2020/21: l'Inter non vinceva da undici anni, l'Atletico Madrid da sette, il Lille non faceva propria la Ligue 1 da dieci anni esatti (dal successo targato Garcia nel 2011), lo Sporting Lisbona in Portogallo non trionfava da ben diciannove anni. Una nota anche agrodolce questa: i tifosi non hanno potuto godere del tutto, o comunque non in presa diretta, delle imprese condotte dalle rispettive squadre, senza vivere da vicino una marcia trionfale tutt'altro che scontata, tutt'altro che ripetibile in modo così agevole da qui a breve tempo.
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