Assaggi di "Miracolo Italiano": tre metamorfosi viola che dicono tutto

Saponara corre da Italiano
Saponara corre da Italiano / Getty Images/Getty Images
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Se mesi fa qualcuno avesse parlato di una Fiorentina con José Callejon, Alfred Duncan e Riccardo Saponara come protagonisti l'interlocutore, di certo, avrebbe avuto due scelte: pensare alla nascita delle seconde squadre o dubitare di quanto le sue orecchie stavano sentendo. Le sentenze assolute rappresentano un rischio anche nel calcio e derubricare un nome come "fuori dal progetto" talvolta appare un azzardo, soprattutto quando ci si trova di fronte ad un nuovo tecnico. L'aria nuova rimescola le carte e dona nuove speranze a chi si sentiva inutile, senz'altro, ma se questa ventata la porta Vincenzo Italiano - evidentemente - lo status quo viene meno del tutto e i ruoli tornano in discussione, senza protetti e senza emarginati. Non solo: anche chi si trova a partire dalla panchina arriva a sentirsi parte integrante del gruppo, segreto fondamentale in uno spogliatoio che funziona.

Genoa CFC v ACF Fiorentina - Serie A
Esultanza viola / Getty Images/Getty Images

Saponara: una vera affinità

Il binomio Italiano-Saponara non è cosa di oggi e ha radici in quanto accaduto lo scorso anno a La Spezia, col centrocampista offensivo responsabilizzato da Italiano e capace (in autonomia) di ripensare al proprio ruolo in campo e di trovare una collocazione efficace anche nel 4-3-3. Un esterno offensivo atipico, certo più di cervello che non di polmoni, in grado di trasmettere in campo le idee del tecnico: filtranti efficaci, passaggi no look e l'ottima intesa con Biraghi sulla sinistra vanno a comporre un quadro inatteso del Saponara 2.0, non più personaggio in cerca d'autore ma cervello pensante e talento finalmente espresso, con gol come quello di Marassi che (lo sapevamo già da tempo) fanno parte di un repertorio rimasto troppo a lungo a prendere polvere. I messaggi d'intesa sono partiti già dal ritiro di Moena e non erano retorica: Saponara è entrato in campo in tutte le quattro sfide di campionato fin qui, seppur da subentrante, e ha già all'attivo un assist e n gol.

Jose’ Callejon
Callejon è tornato / Marco Luzzani/Getty Images

Callejon: la carriera non mente

Tra le tante ragioni di amarezza della stagione scorsa figurava anche José Callejon: lo spagnolo, arrivato in viola dopo l'addio di Chiesa, portava su di sé aspettative importanti (dovute all'esperienza internazionale) ma col passare dei mesi si prospettava all'orizzonte lo scenario di un campione venuto a percorrere in Toscana le tappe finali di una rispettabile carriera, senza lasciare il segno. Il 3-5-2 e una Fiorentina troppo intimidita spiegano però la curiosa involuzione di Callejon 2020/21: il 4-3-3 di Italiano e l'atteggiamento della squadra, del tutto diverso, hanno posto le basi per una vera rinascita (inattesa) dando modo all'ex Napoli di mettere in mostra tutto il proprio repertorio, di ritrovare coraggio e voglia di osare, di tornare insomma centrale a tutti gli effetti (è il sesto per minuti in campo fin qui). Al di là del discorso tecnico, peraltro, fin dal ritiro è emersa tutta la voglia di mettersi al servizio del tecnico e della squadra, senza tirare mai indietro la gamba e rivelandosi un esempio di impegno e professionalità.

Alfred Duncan
Duncan, protagonista a sorpresa / Gabriele Maltinti/Getty Images

Duncan: il peso del lavoro

Persino più sorprendente è la situazione di Duncan, centrocampista in grande spolvero che in estate veniva accostato a momenti alterni a questa o a quella squadra, in ottica mercato. La storia viola di Duncan aveva offerto del resto pochi squilli, con tanti milioni spesi per averlo e uno spazio in campo non corrispondente all'investimento fatto (con tanto di prestito al Cagliari per ritrovare continuità). Il centrocampista non si è mai sentito però fuori dal progetto e ha sempre dimostrato di volersi giocare le proprie carte, lavorando anche in solitaria e facendosi trovare pronto quando chiamato in causa: il gioco di Italiano, col pressing alto portato da una delle due mezzali e tanta voglia di recuperare palla al più presto, vede nel ghanese un elemento più che mai utile e per certi versi ideale, come emerso col Torino (decisivo il suo lavoro sul secondo gol viola) e nelle due sfide successive.

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano sprona i suoi / Nicolò Campo/Getty Images

Tutti titolari

Anche al di là dei casi più eclatanti di metamorfosi, da esuberi a protagonisti, appare evidente il peso del lavoro svolto da Italiano sulla testa dei giocatori: non è solo vuota retorica pensare a uno spogliatoio in cui tutti si sentono titolari, in cui il lavoro in settimana può trovare un premio nel posto da titolare anche a prescindere dal nome e dai crediti maturati a priori. Tutto va sudato e ridiscusso, dunque, e chiaramente finché i risultati si rivelano positivi diventa un meccanismo sostenibile oltre che virtuoso: la sfida, soprattutto in una metà campo folta come non mai, sarà mantenere gli equilibri e i rapporti anche quando i risultati non premieranno, anche nei momenti di flessione che logicamente emergeranno in futuro. Quella sarà la vera prova del nove del "miracolo Italiano".


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