Apologia di un attaccante che non segna mai

"El Tucu" Correa
"El Tucu" Correa / TIZIANA FABI/Getty Images
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In un paese devastato dalla dolceamara piaga del fantacalcio, il nemico pubblico numero uno di ogni appassionato è l'attaccante che non segna mai. Tifosi e fantallenatori sono uniti ogni settimana nell'odio verso questa figura anti-mitologica, solitamente un giocatore amato e difeso a spada tratta dall'allenatore, con qualità peculiari importanti e spesso utili al gioco della squadra, ma che quella palla non riescono a buttarla in porta neanche con le mani.

Joaquín Correa ne è il perfetto esempio. Un giocatore ormai entrato da due anni negli insostituibili di Inzaghi, e che, se lo scorso anno aveva dimostrato miglioramenti sottoporta con 9 gol in campionato (ma anche tantissimi errori), in questa stagione sembra essere ritornato ai suoi vecchi fasti: solo due gol segnati fino ad ora, in ben 15 partite giocate da titolare.

Eppure Correa gioca molto in attacco, arriva in area, fa coppia con Immobile che, nonostante le apparenze, gioca tantissimo per la squadra, e dietro ha un mago (non a caso...) dell'assist come Luis Alberto. Tralasciando il fatto che Luis Alberto quest'anno sembra aver sostituito gli assist, ancora zero, con i gol, tutto porterebbe a vedere Correa come un attaccante sprecone e poco cinico, come possiamo vedere sotto, con l'accompagnamento di una musichetta ironica a sottolineare l'errore. E, se parliamo appunto di quel Correa, si avrebbe decisamente ragione.

Ma in questa stagione è diverso. Nel girone d'andata ho visto un Correa che è riuscito finalmente a distruggere la dicotomia attaccante-gol, diventando capace di leggere perfettamente i movimenti di Immobile e degli esterni, di vagare nello stretto fino ad arrivare sui 16 metri, per poi distribuire la palla elegantemente verso un compagno che non ha paura della porta. Anche il dato sugli Expected Goals conferma un Correa che ha scelto di avere meno occasioni possibili, per essere al 100% a disposizione della squadra in fase d'attacco e conduzione. Insomma segna poco, ma sbaglia molto meno rispetto alle scorse annate. È esattamente per questo che Inzaghi non se ne priva facilmente, la funzionalità di Correa non è nell'assist o nel gol, ma nel portare la palla al limite dell'area in situazioni proibitive che costringerebbero la squadra a ripartire da dietro o tentare scelte molto più rischiose.

Devo ammettere, però, che non mi dispiacerebbe vedere un ritorno di Luis Alberto nel suo ruolo di seconda punta e uno spostamento più indietro di Correa. Sarà la nazionalità, ma ho notato un po' di confusione sul fisico del giocatore biancoceleste, che viene raccontato come il tipico trequartista argentino brevilineo e dribblomane, quando in realtà la sua abilità nel difendere palla viene anche e soprattutto dai 190 cm di altezza. È proprio per le sue caratteristiche fisiche, unite a quelle tecniche di conduzione e visione di gioco, che mi piacerebbe vedere, anche soltanto una volta, Correa a centrocampo, come una sorta di centrocampista box-to-box, a portare la palla per tutto il campo e sbolognarla a uno tra Luis Alberto o Immobile, che in porta ci sanno arrivare benissimo da soli.

Correa e Luis Alberto
Correa e Luis Alberto / Giuseppe Bellini/Getty Images

Ma, lasciando da parte queste fantasie, Correa è un giocatore che anche in attacco è immensamente sottovalutato, si parla di lui, grazie a chi guarda troppo poco calcio, e troppo fantacalcio, addirittura come un attaccante scarso e poco utile. Invece, Correa ha raggiunto la maturità tale da essere perfettamente cosciente delle sue qualità, e dei suoi difetti, ed è riuscito a spezzare quelle catene che sembrano (ma solo sembrano) legare indissolubilmente attacco e prolificità sottoporta, interpretando (anche grazie al lavoro straordinario su squadra e giocatore di Simone Inzaghi) il ruolo dell'attaccante come pochissimi riescono ad alti livelli.

Correa ha una delle sue prime grandi occasioni martedì, contro il Bayern Monaco. La Lazio sembra avere poche speranze, ma forse c'è uno spiraglio aperto da un accenno di crisi in casa dei tedeschi. E chissà che non sia proprio Correa ad approfittarne, magari senza segnare neanche un gol.


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