I 5 motivi per cui, citando Pioli, quello del Milan non è "un gruppo normale"

Esultanza rossonera
Esultanza rossonera / Jonathan Moscrop/Getty Images
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Il sorteggio "sadico" che ha visto estrarre Milan e Manchester United l'uno al fianco dell'altro avrebbe potuto scoraggiare anche i più temerari, anche i sostenitori più saldi della squadra giovane e brillante che da mesi, fatta salva qualche eccezione, sorprende in Italia come in Europa. Una sorpresa che, in qualche modo, trova eco anche nelle parole di Stefano Pioli: ascoltandolo dopo l'1-1 dell'Old Trafford sì, ma anche andando indietro nel tempo, si ritrovano riferimenti quasi ossessivi al gruppo, allo spirito della squadra, alla capacità di gettare il cuore oltre l'ostacolo.

Tutte espressioni che spesso sanno di circostanza e poco di sostanza ma che, di fronte ai rossoneri, trovano un senso effettivo: ecco dunque i 5 motivi per cui quello rossonero, citando Pioli, non è un gruppo del tutto normale:

1. Il ruolo dei "rincalzi"

Kalulu in Genoa-Milan
Kalulu / FILIPPO MONTEFORTE/Getty Images

Il rischio, per una squadra dotata di un'età media così giovane e di pochi riferimenti più esperti, è quello di perdersi quando viene a mancare il faro, il pilastro inamovibile. Quel che sta dimostrando il Milan è però la capacità di fare di necessità virtù, scoprendo risorse anche in quegli elementi ritenuti a priori come meno centrali o persino marginali.

2. Il monte ingaggi inferiore alle altre big

Zlatan Ibrahimovic, Paolo Maldini, Ivan Gazidis, Federico Massara
Ibra con la dirigenza rossonera / Jonathan Moscrop/Getty Images

Il peso del monte ingaggi accompagna spesso le aspettative iniziali, logicamente ci si attende un riflesso sul campo di quello che è il costo di una rosa. Il Milan riesce persino a far meglio, avendo occupato a lungo il primo posto e trovandosi ora secondo, prima di club con un monte ingaggi più elevato come Juventus, Roma e Napoli.

3. L'età media ridotta

Rafael Leao, Diogo Dalot, Brahim Diaz
Diaz, Leao e Dalot / Emilio Andreoli/Getty Images

Un tratto distintivo, spesso rimarcato anche da Pioli, è quello dell'età media molto bassa dei suoi, non solo rispetto alle altre big italiane ma anche ampliando il metro di paragone e spostandosi in Europa. E anche in una sfida come quella con lo United la giovane età dei giocatori in campo non è andata a discapito della personalità.

4. La reazione agli infortuni

Franck Kessie, Ismael Bennacer, Simon Kjaer, Zlatan Ibrahimovic
Milan / Soccrates Images/Getty Images

Non è un problema di stretta attualità ma una croce con cui Pioli ha dovuto spesso fare i conti: elementi fondamentali della squadra costretti ai box, tra positività al Covid e infortuni. I rossoneri sono riusciti dunque a reggere l'urto nonostante le assenze potenzialmente difficili da rimpiazzare, senza scoraggiarsi anche nei momenti più critici (come quello attuale).

5. Il ruolo di Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahmovic / Marco Luzzani/Getty Images

Di recente si è fatto un gran parlare di Ibra e della sua partecipazione a Sanremo, con critiche annesse. Ma è indubbio che lo svedese rappresenti un unicum nel panorama italiano: difficilmente un elemento così esperto riesce a calarsi alla perfezione in un gruppo giovane, rappresentando un riferimento costante e un esempio da seguire, un faro in più rispetto a quello (ovviamente principale) rappresentato dal tecnico.


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