I 5 motivi per cui Lewandowski avrebbe meritato il Pallone d'Oro 2021

Robert Lewandowski
Robert Lewandowski / FRANCK FIFE/GettyImages
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Quando il tuo avversario, quello che riesce poi a precederti, arriva a dire che effettivamente meriteresti anche tu di avere un Pallone d'Oro a casa, soprattutto se quell'avversario risponde al nome di Lionel Messi, diventa evidente che solo una sfortunata serie di circostanze ha fatto sì che quel giusto riconoscimento non divenisse realtà.

Impossibile, letteralmente, ritenere ingiusto in senso assoluto un Pallone d'Oro a Messi, anche al di là dell'agognata Coppa America vinta in estate con l'Argentina, ma esiste d'altro canto la possibilità di dire come, davvero, Robert Lewandowski meritasse più di chiunque altro il riconoscimento che dal 1956 premia il giocatore che si è maggiormente distinto nell'arco dell'anno. Vediamo nel dettaglio perché Lewandowski avrebbe meritato il premio:

1. L'edizione cancellata

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Lewandowski in allenamento / CHRISTOF STACHE/GettyImages

In questo senso concordano tutti, compreso il vincitore: Messi stesso ha ammesso come Lewandowski fosse il Pallone d'Oro designato per il 2020, sottolineando in qualche modo l'ingiustizia (la beffa) della sospensione come unico ostacolo tra il polacco e l'ambito riconoscimento.

Nella stagione 2019/20 l'attaccante del Bayern, del resto, era riuscito a segnare qualcosa come 55 gol in 47 partite tra le varie competizioni, reti che furono ben 15 in Champions League (con 8 assist in aggiunta), trofeo peraltro vinto dai bavaresi in finale contro il PSG.

Il suo club, in quella stagione, si era rivelato capace di vincere anche Bundesliga e Coppa di Germania: un triplete che, a maggior ragione, avrebbe legittimato ancor di più la stagione da incorniciare del polacco.

2. I numeri

Robert Lewandowski
Lewandowski in gol / Alexander Hassenstein/GettyImages

Se il triplete del 2019/20 e i 15 gol in Champions, come detto, sono da considerare come timbro effettivo su un premio poi non assegnato (quello del 2020) è altrettanto vero che, a livello di squadra, l'exploit non si è ripetuto nella stagione successiva.

L'uscita di scena ai quarti di Champions e un Euro 2020 deludente con la Polonia hanno senz'altro penalizzato Lewandowski ma, al contempo, 48 gol in 40 partite (Nazionale esclusa) non sono un bottino di poco conto e sembrano umani solo se rapportati alla folle stagione precedente, risultando invece del tutto alieni per la maggior parte degli attaccanti.

In sostanza averci abituati troppo bene, farlo a suon di gol, si è rivelato per assurdo un difetto.

3. La continuità

Robert Lewandowski
Lewandowski / Sebastian Widmann/GettyImages

Abbiamo fin qui parlato delle ultime due stagioni, quella del Pallone d'Oro mancato per cancellazione del premio e di quello invece assegnato a Messi proprio ieri, ma la visione deve senz'altro allargarsi.

Si parla di un attaccante che arriva in doppia cifra in Bundesliga fin dalla stagione 2011/12, ininterrottamente, e che è riuscito a concedersi la suddetta doppia cifra anche in Champions (2012/13, 2019/20, è già a quota 9 gol in questa edizione).

La continuità di Lewandowski, al di là delle sue qualità indubbie da attaccante, dimostra in modo palese la sua abnegazione in allenamento, la voglia continua di migliorarsi e di motivarsi, senza mai sentirsi arrivato.

4. Un premio alla carriera

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Insieme a Klopp nel Borussia / PATRIK STOLLARZ/GettyImages

Entriamo qui in un discorso che tocca quelli che sono i criteri di assegnazione del Pallone d'Oro: criteri che non riguardano solo talento e traguardi raggiunti nell'anno preso in considerazione ma che, ufficialmente, tengono conto anche della carriera del giocatore.

Ed è evidente come Lewandowski abbia vissuto fin qui una carriera assolutamente meritevole di riconoscimento, senza particolare spazio per dubbi, pensando a 291 gol in Bundesliga (solo Gerd Muller ha fatto meglio), a 82 gol in Champions (solo Messi e Ronaldo meglio di lui), a un palmares che comprende 9 Bundesliga vinte, 4 Coppe di Germania, la Champions 2019/20, la Supercoppa UEFA e un Mondiale per club.

Una nota positiva, per superare il rimpianto per il Pallone d'Oro mancato, emerge guardando ai numeri di quest'anno: è già a quota 25 gol in 20 partite, la parabole discendente non sembra insomma dietro l'angolo.

5. Messi: 6 erano sufficienti

Lionel Messi
Il settimo Pallone d'Oro / Aurelien Meunier/GettyImages

No, non si tratta di un'invettiva indirizzata a Leo Messi, a un delirante dubbio sulla legittimità dell'ennesimo Pallone d'Oro conquistato.

Difficile dubitare del fatto che si tratti del campione più influente del calcio dal 2000 a oggi, resta però da sottolineare come i 6 Palloni d'Oro già portati a casa prima di ieri fossero un timbro significativo e sufficiente per testimoniare il suo strapotere.

Campioni del calibro di Platini e Cruyff ne hanno vinti 3, Ronaldo e Di Stefano ne hanno vinti 2, è dunque lecito sostenere che 6 sia un numero abbastanza alto per manifestare il peso specifico di un giocatore nella storia del calcio. Avremmo in sostanza potuto fare un passo verso il riconoscimento di altro, di qualcosa di altrettanto degno, avendo già riconosciuto a sufficienza la natura unica e difficilmente raggiungibile di Messi.


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