Pio Esposito e il salto tra i big: paragoni scomodi e segnali incoraggianti

Esposito come alternativa credibile ai titolarissimi? Non mancano motivi per crederci
FC Internazionale Milano v CA River Plate: Group E - FIFA Club World Cup 2025
FC Internazionale Milano v CA River Plate: Group E - FIFA Club World Cup 2025 / Eurasia Sport Images/GettyImages
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L'auspicio di ringiovanimento e l'aria da fine ciclo che ha circondato, e sta circondando, l'attualità nerazzurra fa sì che - volendo anche cancellare quanto accaduto nel finale di stagione tra campionato e Champions League - in casa Inter si vogliano creare nuovi riferimenti, nuovi motivi di entusiasmo per risollevare l'umore di una piazza. Si tratta, del resto, di un proposito che parte da lontano e che spesso si è citato nelle intenzioni di Oaktree, ben prima dell'addio di Inzaghi e ben prima del doloroso finale di stagione: garantire continuità al gruppo di big, senz'altro, ma anche porre le basi per un nuovo corso altrettanto valido.

La scelta di puntare su Chivu e le mosse di mercato concretizzate fin qui raccontano qualcosa di coerente con quell'input, sia pensando alla conoscenza del tecnico rumeno della realtà giovanile nerazzurra che - ancor di più - riconoscendo allo stesso Chivu il coraggio di dare minutaggio ai più giovani. Tra le realtà che intrigano maggiormente, in questo nuovo percorso, Francesco Pio Esposito ricopre un ruolo speciale e rappresenta, probabilmente, l'esempio più lampante del tragitto immaginato: l'idea di vederlo come alternativa credibile a Lautaro Martinez e Thuram (insieme a Bonny) non appare così peregrina.

Dai paragoni alle prospettive

In presenza di una promessa chiamata ad esplodere, col timbro di una stagione da capocannoniere in Serie B ad appena 19 anni, diventa fisiologico lanciarsi nell'esercizio del paragone ambizioso e qui - nel caso specifico - lo stesso Esposito fornisce l'assist perfetto e cita Edin Dzeko come profilo di attaccante ideale, come modello a cui ispirarsi. In questo senso, riferendoci al Cigno di Sarajevo, verrebbe automatico immaginare la tipica leggiadria che rappresenta storicamente la cifra del bosniaco, la sua capacità di essere un nove prolifico ma anche un concentrato di tecnica e visione di gioco.

In questo senso è evidente che Dzeko possa rappresentare un'ispirazione, appunto un modello, più che un concreto paragone a cui ricorrere: il gioco di Pio Esposito ci consegna un centravanti più fisico (cresciuto negli ultimi anni in tal senso), in grado di difendere il proprio spazio, di reggere l'urto col difensore e di risultare cinico quando serve. Valutando la stagione allo Spezia, quella che lo ha consacrato tra i talenti di riferimento della sua generazione, si può notare come il 3-5-2 abbia rappresentato un modulo ideale in cui rendere al meglio (prospettiva incoraggiante in chiave nerazzurra, sia in coppia con Thuram che con Lautaro). Al contempo si possono apprezzare il senso del gol e la capacità di far valere il fisico, anche senza lanciarsi in paragoni scomodi e senza immaginare un perfetto centravanti associativo.

Segnali incoraggianti

Alcuni dei suoi gol, su tutti quello firmato col Catanzaro, rappresentano un concentrato di potenza ed esplosività, una perla in mezzo a reti più "sporche", in ribattuta, nel vivo di mischie in area. Una sequela di reti in rapina, segnate sugli sviluppi di calci da fermo, segnate soprattutto di prima intenzione: una conseguenza diretta del gioco proposto dallo Spezia lo scorso anno (la squadra che crossava di più e quella capace di incidere maggiormente su tiri da fermo).

Spezia Calcio v Carrarese Calcio - Serie B
Spezia Calcio v Carrarese Calcio - Serie B / MB Media/GettyImages

Caratteristiche che fanno parte anche del DNA nerazzurro delle ultime stagioni e che, così come la similitudine tattica con lo Spezia 24/25, possono mettere Esposito nelle condizioni di rendere anche col salto di categoria da sostenere. Al di là dunque dei voli pindarici e dei confronti ancora utopistici è legittimo immaginare Pio Esposito come scelta coerente, in alternativa ai titolarissimi, come segnale virtuoso e futuribile rispetto alle soluzioni non sempre soddisfacenti adottate nel recente passato dai nerazzurri. Un rischio che vale la pena correre, potendo valorizzare un prospetto creato in casa e immaginando anche un percorso di crescita che abbia la Nazionale come mira a medio-lungo termine.

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