Perché la Fiorentina ha scelto di investire (almeno) 25 milioni su Piccoli?

Quando Pioli, pochi giorni fa, faceva riferimento a una punta che desse profondità alla Fiorentina era passato un messaggio: Beltran non faceva al caso del tecnico viola e, per completare il reparto, l'input era quello di individuare un centravanti vero, una prima punta in senso stretto. La presenza di Kean e di Dzeko, ingombrante in sé, lasciava presupporre l'arrivo di un attaccante di riserva che potesse evitare di adattare forzatamente calciatori come prima punta, in caso di squalifiche o infortuni dei titolari. I nomi citati poi, ad esempio quelli di Ioannidis e di Shpendi, non lasciavano immaginare un investimento pesante: l'arrivo imminente di Roberto Piccoli per 25 milioni più eventuali bonus spariglia le carte, di fatto, e sposta il discorso su un piano diverso.
Piccoli alla Fiorentina: all-in viola
Spariglia le carte anche storicamente, nel contesto viola, collocandosi tra i colpi più costosi della storia gigliata e lo fa - soprattutto - dando prova di quanto Pioli voglia una Fiorentina ambiziosa anche sul mercato. Di fronte un simile investimento per chi, sulla carta, non arriva per fare il titolare si scivola nel paradosso e persino nella dietrologia connessa al futuro di Kean: spendere tanto per una prima punta significa necessariamente prepararsi all'addio dell'attaccante della Nazionale? Il discorso, a livello futuribile, può certo avere delle fondamenta logiche: non è inverosimile che la prossima estate - qualora Kean si confermasse ad alti livelli - confermarlo diventi effettivamente complicato, al netto di eventuali clausole rescissorie più o meno lontane dai 52 milioni previsti dall'attuale accordo.
Avere in rosa Piccoli risulta un salvagente non da poco, evitando a monte l'ossessione di pensare poi al dopo-Kean, in caso effettivo di addio, evitando cioè un prevedibile tormentone. L'investimento così sostanzioso su un calciatore che non ha mai vissuto un anno da titolare in una big, vivendo a lungo nel consueto giro di prestiti che caratterizza le carriere dei giovani italiani, pone di fronte all'interrogativo sul valore effettivo del calciatore: la doppia cifra raggiunta al Cagliari, squadra non particolarmente prolifica nella scorsa stagione e dall'indole tutt'altro che spregiudicata, lascia ben sperare ma - difficile negarlo - quella fatta dai viola su Piccoli è una scommessa, una sorta di all-in senza appello.
Cosa darà Piccoli alla Fiorentina?
Che il percorso di Piccoli fosse da predestinato era già chiaro da tempo e, anzi, l'esplosione del calciatore bergamasco si sta realizzando in modo persino tardivo rispetto alle attese iniziali: la gavetta in squadre in lotta per la salvezza ha sicuramente temprato un centravanti che, fin dalle giovanili dell'Atalanta, ha mostrato senso del gol, cattiveria sotto porta ed esplosività (migliorando, negli anni, anche nel lavoro spalle alla porta e nella difesa del pallone). Un repertorio che a Cagliari, trovando quella continuità spesso mancata in passato, ha saputo finalmente emergere in modo più stabile (e anche contro le big del nostro campionato).
Possiamo riconoscere come il profilo di Piccoli incontri in toto l'auspicio di Pioli, la capacità di attaccare la profondità come presupposto: il classe 2001 di scuola Atalanta ha i movimenti del centravanti puro e si allontana decisamente da un profilo alla Dzeko che, soprattutto in questa nuova avventura italiana, sembra destinato quasi a vestire i panni del rifinitore, anche a costo di allontanarsi dalla porta. Piccoli sarà dunque un coerente alter ego di Kean, nel 3-4-1-2 o nel 3-4-2-1 come terminale offensivo, ma potrebbe anche dar modo a Pioli di sperimentare un 3-5-2 dall'attacco decisamente pesante - proprio in coppia con Kean - anche per sfruttare al meglio il lavoro di spinta di Dodò e Gosens sulle fasce.
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