Perché l'arrivo di Paratici alla Fiorentina può segnare un punto di rottura?

Le implicazioni di un nome pesante e di un contratto a lungo termine
Paratici
Paratici / DeFodi Images/GettyImages
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Difficile negare la capacità della Fiorentina, in questa stagione, di saper deviare dalle aspettative iniziali: sul campo i risultati hanno stupito tutti in negativo poiché, a priori, nessuno poteva immaginare un tracollo tale da rendere la B uno spauracchio concreto, fuori dal campo - poi - riesce altrettanto a sorprendere l'imminente arrivo di Fabio Paratici a capo dell'area tecnica gigliata, come Head of Football. Non era certo inatteso un nuovo ingresso in dirigenza, sia per compensare l'addio di Pradè che per governare una situazione complicata, ma in tanti si figuravano profili diversi e più orientati al breve termine, senza dunque avventurarsi in lunghi contratti e in un vero e proprio rilancio che, indubbiamente, permetter di proiettarsi oltre questa pessima (tragica o meno lo vedremo) stagione.

Non arriva, insomma, un esperto mestierante in grado di condurre la nave in porto - con l'orizzonte salvezza come unico pensiero - ma un profilo di alto livello, con un passato vincente all'interno di un ciclo storico della Juventus (ricco di traguardi e di importanti colpi di mercato). Non si tratta però di riconoscere esclusivamente il peso del nome, si scivola nell'ovvio, ma di comprendere quanto - nel panorama viola dell'era Commisso - una simile scelta risultati un punto di rottura, un segno di discontinuità.

Paratici-Fiorentina: cambio di rotta?

Fin qui la proprietà gigliata, fin dall'arrivo nel 2019 al posto dei Della Valle, ha sempre abituato la piazza a una percezione quasi familiare della gestione societaria, un assetto in cui le figure restavano stabilmente al loro posto se non per fattori esterni alla volontà del patron (la tragica scomparsa di Barone, la scelta di Pradè di rassegnare le dimissioni anche in virtù di una piazza ormai avversa). Si arriva ora a un approccio diverso e non lo si fa col mero orizzonte di una rivoluzione da gestire nel mercato invernale: Paratici dovrebbe firmare fino al 2030, andando insomma a guidare l'area tecnica gigliata per un lasso di tempo prolungato, avendo tutto il margine per costruire un ciclo, per sviluppare un progetto.

Si tratta di un elemento di discontinuità talmente radicale da aver portato tifosi e stampa locale a interrogarsi, tutt'ora lo stanno facendo, su quanto la firma di Paratici - la sua investitura a lungo termine - sia l'anticamera di cambiamenti ancor più profondi, persino di un futuribile cambio di proprietà e del passaggio di mano (sempre fermamente smentito) da parte di Commisso. La valenza dell'arrivo di Paratici a Firenze si lega dunque a una doppia missione: da un lato l'esigenza di favorire la permanenza dei viola in A, d'altro canto la possibilità di lavorare al futuro del club, di ricostruire le ambizioni attualmente ammaccate da una classifica da incubo e da un rapporto critico con la piazza.

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