Luis Henrique all'Inter e il rischio di un fraintendimento (tattico) fatale

Quinto a destra nel 3-5-2 o più avanzato nel 3-4-2-1? Le prospettive per il brasiliano
FC Internazionale Milano v Fluminense FC: Round Of 16 - FIFA Club World Cup 2025
FC Internazionale Milano v Fluminense FC: Round Of 16 - FIFA Club World Cup 2025 / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Da un'idea granitica e più stabile che mai di Inter, complice un Simone Inzaghi capace di creare un gruppo ricco di punti di riferimento duraturi e di ingranaggi rodati, ci affacciamo a un'estate diversa e prodiga - perlomeno nelle intenzioni di base - di cambiamenti, di paradigmi pronti a venire meno, di aspetti da rivedere (e ricostruire) rispetto al recente passato.

Quale ruolo per Luis Henrique?

Diventa vitale, in questo senso, capire come si possano collocare i nuovi acquisti nel piano nerazzurro, a livello tattico e di possibile impatto sulla Serie A: nel caso di Luis Henrique, reduce dalla sua migliore stagione in carriera, i fraintendimenti sono dietro l'angolo e - del resto - si stanno già accompagnando ai primi mugugni, ai primi segnali di perplessità. Considerando come il 3-5-2 fosse un punto fermo insindacabile per Inzaghi veniva naturale chiedersi come si potesse collocare il brasiliano in un simile contesto: l'ultima stagione, quella con De Zerbi, ci portava a pensare che il ruolo previsto fosse quello di quinto a destra (in sostanza un vice-Dumfries).

Nell'OM, dopo aver iniziato la stagione da ala sinistra, ha cambiato fascia ed ha arretrato il proprio raggio d'azione, impiegato perlopiù come esterno a tutta fascia nel 3-4-2-1. Si può sottolineare, però, quanto le sue caratteristiche risultino realmente distanti da quelle di Dumfries: più ala, più propenso a saltare l'uomo, chiaramente meno incisivo senza palla e a livello fisico, oltre che in fase difensiva e nel gioco aereo. Sostituire l'olandese col neo-arrivato, insomma, risulta un azzardo dagli esiti sulla carta scontati.

Un paragone fuorviante

Schierarlo da quinto o comunque da esterno a tutta fascia, a conti fatti, può rappresentare un rischio: immaginarlo come alter ego di Dumfries (e qui nasce il fraintendimento) sarebbe fuorviante e soprattutto ingeneroso come metro di paragone. L'idea di un'Inter schierata col 3-4-2-1, prospettiva verosimile con Chivu, potrebbe portarci a immaginarlo avanzato sulla trequarti: ci viene incontro in questo senso la tendenza ad accentrarsi (sia partendo da destra che da sinistra) e una tecnica più da attaccante che non da tornante.

Non più giovanissimo, si tratta di un 2001, lascia l'impressione di essere un elemento ancora da definire e da formare in toto, soprattutto nel contesto italiano, e la spesa da 25 milioni di euro sostenuta per averlo - sulla carta - appare un macigno da cui liberarsi. Il passaggio da Inzaghi a Chivu, dunque dal 3-5-2 come Vangelo all'idea di un 3-4-2-1 come alternativa, può risultare comunque virtuoso e utile per l'ex Botafogo: con quest'ultimo assetto potrebbe liberarsi di qualche compito difensivo e far valere le proprie qualità nella metà campo avversaria, rappresentando un profilo ben diverso da quelli più tipici dell'Inter inzaghiana (tutt'altro che orientati al dribbling e alla giocata personale).

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