La Fiorentina può permettersi Gudmundsson alle spalle di Kean-Dzeko?

L'estate è tempo di esperimenti, tempo adatto per prendere le misure di quel che poi accadrà quando ci saranno i tre punti in ballo: in ogni ritiro abbondano situazioni inedite da studiare, azzardi tattici pronti a diventare idee concrete, si tratta di bilanciare tra la necessità di dare equilibrio e la volontà - logica - di sfruttare al meglio il potenziale a disposizione. Stefano Pioli, nel suo nuovo percorso alla guida della Fiorentina, ha posto l'accento sia sul peso della qualità che sugli equilibri come base inevitabile nella scelta dell'undici iniziale e nelle decisioni a partita in corso: l'idea di una coppia composta da Moise Kean ed Edin Dzeko, con Gudmundsson alle loro spalle, è dunque da valutare secondo questa doppia chiave di lettura, da un lato il tema qualitativo e dall'altro quello dell'equilibrio.
In senso assoluto era evidente già a priori che vivere Dzeko come un mero vice-Kean potesse risultare ingeneroso verso il bosniaco, d'altro canto si può anche sottolineare come le caratteristiche dei due attaccanti - per quanto si tratti di due prime punte - permettano anche una prospettiva coerente di convivenza, un quadro di doti complementari. Dzeko e Kean possono convivere senza pestarsi i piedi, in un contesto di 3-5-2 o di 3-4-1-2? Sulla carta sì, il nodo della questione - sul fronte dell'equilibrio - non trova dunque qui le proprie criticità.
Il fattore Gudmundsson
La capacità di Dzeko nel dialogo coi compagni, la sua tendenza ad arretrare per partecipare alla manovra, si abbina in modo efficace a un Kean più orientato a cercare la profondità o ad agire da sponda, spalle alla porta: in sè, dunque, la coppia può anche funzionare. Il nodo riguarda la necessità di inserire Albert Gudmundsson in questo quadro: l'islandese non si trova ad agire da seconda punta accanto a uno dei due centravanti, nel piano su cui Pioli sta lavorando, ma fa da vero e proprio trequartista in senso stretto.
L'amichevole con la Primavera ci ha già permesso di vedere come l'ex Genoa si trovi, in questo ruolo, ad abbassarsi con frequenza e ad agire persino da regista in alcuni frangenti: si corre il rischio di vederlo meno incisivo ed efficace nella trequarti avversaria? La criticità può essere questa. D'altro canto Gudmundsson dovrà necessariamente mettersi al servizio della squadra in modo diverso rispetto a quando si trova a giocare da seconda punta (o rispetto al passato in Eredivisie, quando faceva da esterno offensivo).
Il nuovo ruolo dell'islandese può anche fornire spunti positivi, aggiungendo qualità alla metà campo e togliendo probabilmente la necessità di investire su un regista puro: la presenza di Fagioli e dello stesso Gudmundsson richiederebbe piuttosto l'innesto di un elemento atleticamente più prestante e più orientato al contenimento (l'idea Sohm è da leggere in questo senso), nell'ottica di dare equilibrio a una squadra che rischierebbe - altrimenti - di fare poco filtro a metà campo o di snaturare eccessivamente un talento come Gudmundsson. Il tutto ricordando come, in alternativa rispetto al 3-4-1-2 su cui si sta lavorando, esista un 3-4-2-1 altrettanto coerente e forse più equilibrato che vedrebbe Fazzini e Gudmundsson sulla trequarti, alle spalle di un'unica punta.
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