La Fiorentina dopo la sessione estiva: un mercato che guarda avanti

Le valutazioni del giorno dopo, un automatismo che porta alla fine di ogni sessione di mercato ad attribuire voti e pagelle, conducono irrimediabilmente a concentrarsi sul presente e su ciò che una rosa potrà dare a stretto giro: è logico che l'operato di un DS e degli uomini mercato debba rispondere innanzitutto alle esigenze del momento, alle lacune da riempire e alla coerenza con le idee di un tecnico per la stagione che parte.
Da questo punto di vista si può notare come il mercato della Fiorentina, nelle disamine a posteriori, presti il fianco a valutazioni diverse e in contraddizione tra loro: da un lato l'idea di un mercato ambizioso e dispendioso, dall'altro il timore di lacune che non sono state colmate. L'aspetto carente si può riscontrare in un centrocampo privo di elementi orientati all'interdizione e ricco invece di mezzali dai piedi buoni e di box-to-box (profilo tanto caro a Pioli). Al contempo non mancano perplessità legate all'assenza di un nuovo arrivo in difesa, dopo la trattativa saltata con Lindelof, e pareri critici rispetto alle cifre spese per Sohm e Piccoli.
Il peso delle conferme
Accanto a ciò che fa discutere, però, si può notare un dato che (escludendo l'esperto Dzeko) ci permette di proiettarci oltre le risposte a breve termine, un dato in controtendenza rispetto al passato. Innanzitutto occorre dar conto delle conferme tutt'altro che scontate sulla carta: non dover ridisegnare l'ossatura di squadra offre un punto di partenza solido, fondamenta resistenti su cui costruire (ci riferiamo nello specifico a De Gea, Comuzzo, Dodò, Gosens, Gudmundsson e Kean).
La sessione appena conclusa ha permesso, di fatto, di provare ad ampliare lo zoccolo duro della squadra e di non limitarsi a scelte utili nell'immediato: Viti, Fazzini, Nicolussi Caviglia e Piccoli (ma anche Kospo, proiettandoci oltre) hanno le carte in regola per diventare titolare di un domani più o meno vicino e di restarlo a lungo, senza dunque porre di fronte al rischio di dover riscrivere tutto da capo già tra un anno.
Un mercato che guarda avanti
In ogni reparto, oggi, è dunque possibile individuare un indirizzo che vada oltre il 25/26: il discorso di Piccoli merita una menzione a parte, collegandosi a quello che sarà il futuro di Kean. Investire 25 milioni su un centravanti, avendo in rosa Kean e Dzeko, poteva apparire paradossale (addirittura superfluo) ma - di fatto - parliamo di un uomo mercato per antonomasia e di un classe '86: porre una base per il futuro era dunque necessario o comunque consigliabile.
Qualora la Fiorentina dovesse perdere Kean nel luglio del 2026, con la nuova clausola sancita di recente, i viola non dovrebbero tuffarsi sul mercato con l'ossessione di dover trovare un sostituto, avendolo già in casa. Una prospettiva inedita, per certi versi, così come appare inedita l'idea di un centrocampo su cui puntare anche in ottica futura e non solo a stretto giro: Fagioli, Sohm, Nicolussi Caviglia, Ndour e Fazzini (anche per un fatto semplicemente anagrafico) rappresentano una garanzia a medio-lungo termine e raccontano di una politica gigliata orientata ai giovani italiani, alla voglia di responsabilizzarli e di sancirne la definitiva consacrazione.
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