La Conference come consolazione e le basi per costruire ancora con Palladino

Il sesto posto non riesce a entusiasmare la piazza ma la Fiorentina riparte ancora da Palladino
Fiorentina v Bologna - Serie A
Fiorentina v Bologna - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Un finale è in grado di mutare in toto il valore o l'impressione globale su qualcosa di più ampio, può valere banalmente per un'opera di fantasia (come un film, ad esempio) e succede evidentemente anche nell'osservare una stagione calcistica: i tanti fatti e gli altrettanti stimoli emersi nel corso dei mesi si concretizzano, così, nell'epilogo e trovano esaltazione o, al contrario, scoprono un limite oggettivo. La stagione 2024/25 vissuta dalla Fiorentina ci racconta proprio questo, esalta il valore sintetico di un finale: la qualificazione alla Conference League, la quarta consecutiva, rappresenta in questo senso un premio di consolazione rispetto ad ambizioni più alte, allontana da un senso di fallimento (valutazione ingenerosa) ma non conduce al salto di qualità auspicato dall'ambiente.

Raffaele Palladino
Udinese v Fiorentina - Serie A / Timothy Rogers/GettyImages

Tutto ruota attorno al termine "ambizione", espressamente citato anche dalla dirigenza un anno fa e coerentemente riflesso sulle azioni viola in ottica di mercato: De Gea, Gudmundsson e Kean, idealmente, hanno concretizzato il senso di quella stessa ambizione e hanno - così - risposto alle attese. Diverse le valutazioni emerse, nell'ambiente gigliato più che in società, sul profilo di Raffaele Palladino e sul suo operato: i 65 punti collezionati e il sesto posto in classifica non sono riusciti a sancire in modo completo un idillio, non riescono a scatenare una conferma "a furor di popolo" ed è anzi evidente come una parte del mondo gigliato immagini una guida diversa.

Commisso e la piazza: umori diversi

Il corto circuito nasce, si è spesso affermato, da un Commisso sempre orientato su tecnici in rampa di lancio - giovani allenatori ricchi di ambizione - e un ambiente che, desideroso di risultati, vorrebbe una guida più esperta (il profilo di Sarri in questo senso è quello più ricorrente, come ideale auspicato da larga parte del tifo). L'opzione per il rinnovo di Palladino esercitata dal club, prima dell'eliminazione in Conference, si accompagna ora al raggiungimento dell'ennesima partecipazione alla terza competizione europea e - dunque - a una Fiorentina ancora coinvolta a livello internazionale: non si tratta di elementi che scaldano l'ambiente ma, di fatto, è difficile immaginare un dietrofront della proprietà rispetto a Palladino.

Fiorentina v Bologna - Serie A
Fiorentina v Bologna - Serie A / Image Photo Agency/GettyImages

Anche le parole del tecnico, dopo la vittoria di Udine, lasciano immaginare una costruzione condivisa della squadra: parole che sanno di futuro, che sanno di conferma sicura. Tutto porta a figurarsi un'effettiva prosecuzione, un timbro che la dirigenza spiegherà oggi in conferenza stampa alle 18.00 (con la qualificazione europea come elemento di cui farsi forti) ma che difficilmente potrà attecchire in modo forte sulla piazza: esistono dei criteri ineludibili, a questo punto, per evitare che i primi spifferi portino a stretto giro ai consueti fantasmi (con Sarri in testa, appunto).

Coerenza e conferme: le basi di partenza

La base di partenza riguarda già l'azione viola sul mercato: la scorsa stagione ha offerto qualche traccia di incoerenza o di confusione iniziale da questo punto di vista. Il tema del modulo è dirimente: il 3-5-2 attuato da Palladino nell'ultima fase della stagione diventerà il punto di partenza per costruire la prossima rosa oppure si assisterà a un nuovo cambio di rotta? Il 4-2-3-1 che ha guidato l'operato nel mercato invernale è da considerare una parentesi definitivamente chiusa oppure, al contrario, tornerà in ballo? Si tratta di valutazioni strategiche non da poco per individuare i giusti colpi da unire a quel nucleo di conferme che Palladino si aspetta.

Nicolo' Fagioli, Moise Kean, Robin Gosens
Fagioli, Kean e Gosens / Gabriele Maltinti/GettyImages

Evitare la consueta rivoluzione estiva nei ruoli cardine rappresenterebbe una base rilevante per un percorso di crescita: De Gea, Dodò e Kean spiccano ora come snodi cruciali per la squadra di domani, la loro conferma o il loro addio faranno tutta la differenza del mondo. Accanto agli elementi di maggiore qualità, poi, anche la conferma del blocco difensivo, la continuità di Fagioli, Cataldi e Mandragora e una decisione chiara su Gudmundsson daranno una chiave di lettura sul futuro. In particolare diventa fondamentale evitare mosse di mercato (Zaniolo l'esempio più evidente) associate a un dato modulo che si rivelino, invece, controproducenti rispetto all'impostazione immaginata dal tecnico. La possibilità di cambiare assetto in corso d'opera è fisiologica, un modulo non deve diventare un dogma, ma in sede di mercato è necessario capire un indirizzo di base per stabilire lacune, zone coperte e risorse utili.

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