Kessié sarebbe un'operazione intelligente per la Fiorentina?
- Viola a caccia di muscoli a metà campo: serve un profilo simile all'ex rossonero
- Il discorso tecnico-tattico si scontra col tema del monte ingaggi

La ricerca degli equilibri su cui poggiare una squadra, su cui costruirne le fortune, rappresenta una delle missioni cruciali di un ritiro estivo e il peso di tale intenzione si accentua quando in panchina siede un nuovo tecnico, per quanto esperto e abituato a sfide complicate. Nel nuovo percorso di Stefano Pioli alla guida della Fiorentina questa ricerca, quella appunto degli equilibri, si lega anche al desiderio di sfruttare al meglio un tridente Gudmundsson-Kean-Dzeko che potrebbe sbilanciare la squadra, sulla carta.
Un profilo alla Kessié
Dall'iniziale suggestione sulla conferma del 3-5-2, insomma, si è passati a qualcosa di diverso e a un'idea ambiziosa di 3-4-1-2 - sicuramente intrigante - che vede l'islandese alle spalle di due punte vere e proprie, con due esterni come Dodò e Gosens dalla spiccata propensione offensiva. La necessità di avere un centrocampo in grado di fare filtro è cruciale, accanto al bisogno di aggiungere fisicità alla metà campo.
I numerosi interpreti a disposizione sulla mediana offrono sì diverse soluzioni e possono integrarsi tra loro in modo logico ma, di fatto, peccano in fase d'interdizione e rischiano di non risolvere il problema dell'equilibrio. Immaginando soprattutto Fagioli come uno dei due interni, verosimilmente quello più dedito alla costruzione di gioco e alla regia, manca in rosa un elemento che possa risultare perfettamente complementare all'ex bianconero e che possa compensare le mancanze di cui sopra.
Franck Kessié, sulla carta, sarebbe il nome giusto? Partendo da presupposti tecnico-tattici, anche al di là del felice connubio con Pioli, la risposta sarebbe positiva. Serve per l'appunto un profilo "alla Kessié", non un interditore in senso stretto ma un centrocampista che porti atletismo e muscoli alla mediana gigliata: Mandragora, Ndour, Richardson e Bianco non possono rappresentare soluzioni ideali in questo senso anche al di là del valore dei calciatori citati in sé.
Equilibri diversi: oltre il campo
Il discorso tecnico-tattico, però, trova un contraltare meno lieto andando oltre, soffermandoci cioè su ciò che l'arrivo di Kessié comporterebbe sul fronte economico: secondo La Nazione, infatti, il centrocampista ivoriano sarebbe sì disposto a ridurre il proprio ingaggio (unica condizione per tornare in Serie A dalla Saudi Pro League) ma chiede comunque 6 milioni di euro. I viola si spingerebbero verso 3,5 milioni, anche a queste condizioni subentrerebbe un tema legato ad altri equilibri, non quelli di campo ma quelli connessi al monte ingaggi e alle proporzioni da mantenere.
Si lavora come noto al rinnovo di Kean, logicamente ci si potrebbe spingere attorno ai 4 milioni, così come non mancano altri rinnovi potenzialmente dispendiosi (es. Dodò) e altri elementi che potrebbero chiedere uno stipendio migliore a fronte di simili novità. Inserire Kessié in questo contesto appare complesso e per certi versi deleterio, considerando come la missione attuale di Pradè e Goretti sia proprio quella di alleggerire il monte ingaggi liberandosi da tanti esuberi, da calciatori fuori dal progetto ma pagati profumatamente come Kouamé (utopistico cederlo, dato il serio infortunio), Ikoné, Brekalo, Barak, Nzola e Sottil.
La soluzione più saggia potrebbe prevedere, una volta smaltito il nodo esuberi, l'inserimento in rosa di un centrocampista con caratteristiche affini a quelle di Kessié, anche spendendo di più per il cartellino, senza arrivare a ingaggi di quel calibro, vicini a quelli dei top player viola. Un profilo insomma più giovane, Eric Martel e Hugo Larsson possono essere piste valide da seguire, su cui costruire anche a medio-lungo termine senza alternare gli equilibri interni alla rosa.
feed