Il piano di Commisso per la Fiorentina e il nodo dell'approccio familiare al club

La conferma di Palladino, definito "come un figlio" dal patron gigliato, e gli indizi sul futuro viola
Commisso
Commisso / Gabriele Maltinti/GettyImages
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La conferenza stampa di fine stagione in casa Fiorentina, ormai un appuntamento di routine, rappresenta da un lato l'intenzione di tracciare un bilancio e, dall'altro, la possibilità di definire già indizi di ciò che sarà da qui ai prossimi mesi. Non un vero e proprio manifesto programmatico, troppe le variabili in gioco, ma senz'altro la traccia dei prossimi passi mossi dalla dirigenza a livello di mercato (e non solo). Si possono notare, anche semplicemente attenendosi alle parole dei protagonisti nell'appuntamento di ieri, intenzioni chiare rivolte alla prossima estate: niente più rivoluzioni, il ciclo resta quello avviato lo scorso anno con Raffaele Palladino alla guida, lo zoccolo duro c'è già (come specificato dallo stesso tecnico) e occorrerà dunque puntellare la rosa, senza stravolgimenti.

Fiorentina crest is seen on a corner flag during the Serie A...
Fiorentina crest is seen on a corner flag during the Serie A... / Insidefoto/GettyImages

In questo senso si può sottolineare come Pradè abbia dato un indizio chiaro sulle intenzioni in merito a due lacune che, negli ultimi mesi, hanno caratterizzato la Fiorentina: si cercheranno un vice Kean e un vice Dodò, senza dunque obbligare Palladino a esperimenti in caso di assenze sulla destra o al centro dell'attacco. Un indizio importante su due lacune da colmare, dunque, senza però sottovalutare un enorme "se" presente a priori: Dodò e Kean avrebbero bisogno di un vice solo qualora restassero a Firenze. La Fiorentina da questo punto di vista ha le idee chiare, così come nel caso di De Gea, ma la volontà dei calciatori è ancora da esplorare e - nel caso di Kean - c'è una clausola da 52 milioni di euro che (dal primo al quindici luglio) rende l'ex bianconero padrone del proprio futuro, senza che i viola possano in qualche modo arrestarne l'addio.

Una gestione familiare

Sullo sfondo, ultimo ma non ultimo, c'è un pilastro: la fiducia rinnovata a Palladino e un legame con la proprietà che va al di là dell'aspetto meramente sportivo. La natura "più che sportiva" dei rapporti intessuti da Commisso appartiene notoriamente alla cifra della proprietà viola, non da oggi, e al modo che Commisso ha di intendere la gestione del club: una natura quasi familiare spesso rivendicata dal patron gigliato che, del resto, agisce spesso con simile atteggiamento anche nei confronti dei calciatori. "Per me è come un figlio", un vero e proprio timbro che lascia intendere quanto Commisso vada al di là del discorso contrattuale/sportivo e voglia instaurare - all'interno del club - rapporti di fiducia, rapporti umani più che sportivi.

Raffaele Palladino, Dodo, Moise Kean
Udinese v Fiorentina - Serie A / Timothy Rogers/GettyImages

Si sottovaluta spesso tale approccio, che in passato riguardò anche i calciatori del gruppo viola (anche quelli poi ceduti), ma si può dar conto di quanto la visione di Commisso si distacchi in modo forte dalle idee della piazza, per certi versi meno "romantica" e più orientata al risultato. Le tifoserie italiane, del resto, hanno acquisito nel corso dei decenni le necessarie difese immunitarie rispetto all'idea (ormai lontana) di un calcio a dimensione familiare, di un mondo fatto di strette di mano e di rapporti profondi. Il corto circuito che si viene a creare è questo: Commisso vede come virtuosa l'idea di costruire in casa i propri allenatori, di vederli come figli, di vederli anche poi crescere e spiccare il volo altrove, d'altro canto l'ambiente gigliato punta a qualcosa di diverso e - più prosaicamente - mette in primo piano il curriculum professionale rispetto a quello umano.

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