Fiorentina senza identità: discontinuità tattica come segnale allarmante

Dopo il sorprendente addio di Palladino alla Fiorentina, sostanzialmente all'indomani di una conferenza stampa che lasciava presagire tutt'altro, l'idea di puntare su Stefano Pioli sembrava poter condurre a una svolta tattica rispetto al corso precedente: il 4-2-3-1 come marchio di fabbrica del nuovo tecnico, dunque, e la difesa a tre come esperimento da accantonare.
Una valutazione sicuramente speculativa, basata sulla storia di Pioli, che si è prontamente sgretolata di fronte a nuovi pilastri: la difesa a tre, Dodò e Gosens come quinti e l'idea, affascinante ma complessa, di sostenere un attacco a due più Gudmundsson alle loro spalle. Un progetto su cui Pioli e la squadra hanno lavorato al Viola Park e nelle amichevoli pre-campionato, un progetto che ha però cambiato ancora forma con l'inizio ufficiale della stagione: la Fiorentina è partita col 3-4-2-1, inserendo dunque due trequartisti alle spalle di un solo terminale offensivo, ha provato poi sia la via del 3-4-1-2 che del 3-5-2 e - infine- contro il Como è passata addirittura a un estemporaneo 4-4-2 con Lamptey e Fazzini come esterni di centrocampo.
Una Fiorentina che non si trova
In nessuno dei casi indicati si tratta di soluzioni illogiche in sé, è evidente che l'inizio di un nuovo corso si accompagni a una ricerca della quadratura del cerchio, appare però altrettanto palese che in tanti - pensando ai singoli - stiano arrancando a trovare un loro ruolo, un loro posto all'interno di questo periodo di assestamento. Il caso di Ndour può apparire emblematico: da risorsa apparentemente utile nel 3-4-2-1 a elemento finito fuori dai radar nelle ultime sfide. La discontinuità tattica si è tradotta dunque in discontinuità dei singoli, a centrocampo - soprattutto - la Fiorentina è ancora a caccia di un assetto stabile, in cui i componenti della rosa possano integrarsi al meglio e trovare un'intesa che duri.
Al di là di un Mandragora in versione goleador, dunque, è chiaro a tutti che i vari Sohm, Fagioli e Nicolussi Caviglia debbano ancora capire quale sarà il loro spazio nella Fiorentina 25/26, con la necessità ancor più rilevanti di capire se si punterà perlopiù su due interni o sul terzetto con un regista e due mezzali. La fluidità e la necessità di svincolarsi da moduli statici, è ormai un ritornello, appare come vitale ma - di pari passo - risulta cruciale individuare le giuste fondamenta, i punti fermi su cui poi costruire variazioni e su cui sperimentare. Il percorso viola, partito in salita, ha proprio nella discontinuità tattica il senso di una faticosa ricerca, di un bandolo della matassa ancora tutto da trovare.
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