Fiorentina senza identità: discontinuità tattica come segnale allarmante

Assetto tattico ancora da individuare: la principale criticità dell'avvio di stagione viola
Pioli
Pioli / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Dopo il sorprendente addio di Palladino alla Fiorentina, sostanzialmente all'indomani di una conferenza stampa che lasciava presagire tutt'altro, l'idea di puntare su Stefano Pioli sembrava poter condurre a una svolta tattica rispetto al corso precedente: il 4-2-3-1 come marchio di fabbrica del nuovo tecnico, dunque, e la difesa a tre come esperimento da accantonare.

Una valutazione sicuramente speculativa, basata sulla storia di Pioli, che si è prontamente sgretolata di fronte a nuovi pilastri: la difesa a tre, Dodò e Gosens come quinti e l'idea, affascinante ma complessa, di sostenere un attacco a due più Gudmundsson alle loro spalle. Un progetto su cui Pioli e la squadra hanno lavorato al Viola Park e nelle amichevoli pre-campionato, un progetto che ha però cambiato ancora forma con l'inizio ufficiale della stagione: la Fiorentina è partita col 3-4-2-1, inserendo dunque due trequartisti alle spalle di un solo terminale offensivo, ha provato poi sia la via del 3-4-1-2 che del 3-5-2 e - infine- contro il Como è passata addirittura a un estemporaneo 4-4-2 con Lamptey e Fazzini come esterni di centrocampo.

Una Fiorentina che non si trova

In nessuno dei casi indicati si tratta di soluzioni illogiche in sé, è evidente che l'inizio di un nuovo corso si accompagni a una ricerca della quadratura del cerchio, appare però altrettanto palese che in tanti - pensando ai singoli - stiano arrancando a trovare un loro ruolo, un loro posto all'interno di questo periodo di assestamento. Il caso di Ndour può apparire emblematico: da risorsa apparentemente utile nel 3-4-2-1 a elemento finito fuori dai radar nelle ultime sfide. La discontinuità tattica si è tradotta dunque in discontinuità dei singoli, a centrocampo - soprattutto - la Fiorentina è ancora a caccia di un assetto stabile, in cui i componenti della rosa possano integrarsi al meglio e trovare un'intesa che duri.

Al di là di un Mandragora in versione goleador, dunque, è chiaro a tutti che i vari Sohm, Fagioli e Nicolussi Caviglia debbano ancora capire quale sarà il loro spazio nella Fiorentina 25/26, con la necessità ancor più rilevanti di capire se si punterà perlopiù su due interni o sul terzetto con un regista e due mezzali. La fluidità e la necessità di svincolarsi da moduli statici, è ormai un ritornello, appare come vitale ma - di pari passo - risulta cruciale individuare le giuste fondamenta, i punti fermi su cui poi costruire variazioni e su cui sperimentare. Il percorso viola, partito in salita, ha proprio nella discontinuità tattica il senso di una faticosa ricerca, di un bandolo della matassa ancora tutto da trovare.

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