Due anime nella Fiorentina? Il rischio di una spaccatura interna su Palladino

La contraddizione tra il rinnovo di Palladino e le riflessioni paventate da Pradè
Palladino
Palladino / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Il confine tra un attestato di stima costruttivo e una scommessa azzardata risulta più che mai sottile e sfumato, soprattutto in un periodo ricco di verdetti in ballo e di prove da dentro o fuori. Prove che, nel caso della Fiorentina, hanno sancito un doppio passo falso e hanno allontanato sensibilmente i viola dalla prospettiva di una permanenza in Europa nella prossima stagione, dopo le tre annate consecutive in Conference League. L'eliminazione in semifinale per mano del Betis e la sconfitta di Venezia, pur al netto di episodi sfortunati e polemiche sull'arbitraggio, rompono in modo chiaro la narrazione sulla Fiorentina "in grado di fare meglio della scorsa stagione" per dirsi soddisfatta.

Restare senza Europa, scenario ormai dietro l'angolo, significherebbe automaticamente sancire un passo indietro rispetto al triennio di Italiano e segnerebbe così una battuta d'arresto deleteria proprio all'alba di un nuovo ciclo. Al di là delle criticità connesse di per sé a un anno senza Europa, per una società che si è detta a più riprese ambiziosa e che ha costruito le basi per un nuovo ciclo, esiste un tema persino più minaccioso ed è quello di un racconto profondamente diverso delle faccende gigliate: il rischio è quello di una spaccatura interna, di un Rocco Commisso costantemente innamorato delle proprie scelte - con atteggiamento da padre orgoglioso - e un'area sportiva che, con Daniele Pradè in testa, appare intenzionata ad allontanarsi dall'idea di cullarsi su allori che, di fatto, non esistono (perlomeno non nella forma dei risultati).

Analisi profonde: Palladino rischia?

"La Fiorentina non può perdere col Venezia, abbiamo lasciato 8 punti tra Venezia e Monza. Sono cose che vanno analizzate, parlavamo prima col presidente e con Ferrari, bisognerà fare delle analisi profonde. Siamo fortemente ambiziosi, avendo una proprietà molto forte devi fare risultato", Pradè ha commentato così - nel post-partita - la sconfitta rimediata a Venezia. Le "analisi profonde" di cui parla il Direttore Sportivo si collegano con difficoltà al rinnovo di Raffaele Palladino fino al giugno del 2027, rinnovo ufficializzato alla vigilia della sfida di Conference contro il Betis: la società ha voluto dare l'attestato di stima più concreto possibile al tecnico, lo ha fatto però senza che ci fosse la certezza del raggiungimento degli obiettivi stagionali.

Daniele Prade
Pradè / Jonathan Moscrop/GettyImages

Già nel corso della stagione sembrava profilarsi l'idea di una doppia posizione su Palladino, fiduciosa da parte di Commisso e più critica da parte di Pradè, ma l'idea di una vera e propria spaccatura è sempre stata smentita dalla società. Dopo due partite verosimilmente fatali per le ambizioni viola, tra Conference e campionato, diventa difficile tenersi alla larga da nuovi spifferi relativi a una posizione tutt'altro che compatta su Palladino e sul suo progetto a lungo termine. Il tutto valutando anche una posizione quantomeno scettica della piazza rispetto a un tecnico spesso criticato per un gioco talvolta speculativo, lontano da quello proposto da Italiano nei tre anni passati.

Le riflessioni al di là di Palladino

Le analisi profonde di cui parla Pradè, tra l'altro, possono svincolarsi anche dal discorso legato al tecnico e adattarsi ad altre criticità che reclameranno presto attenzione: sarà possibile conservare Kean e De Gea in rosa senza Europa? Come si muoverà la società rispetto ai riscatti dei tanti calciatori in prestito con diritto? Appare anche frustrante, dal punto di vista degli uomini mercato viola, potersi trovare fuori dalle coppe europee dopo aver vissuto due sessioni di mercato importanti e in grado di portare elementi del calibro di De Gea, Gosens, Fagioli e Kean agli ordini di Palladino.

Moise Kean, David De Gea
FC Internazionale v Fiorentina - Serie A / Luca Amedeo Bizzarri/GettyImages

Le analisi profonde paventate da Pradè, tra l'altro, potrebbero anche collegarsi a un discorso di coerenza tra l'operato sul mercato e l'identità tattica della squadra: la Fiorentina ha cambiato modulo a più riprese e, fin dall'inizio, appariva complesso comprendere quale dovesse essere il vestito tattico ideale per la squadra gigliata. Dal 3-4-2-1 si è passati al 4-2-3-1 usato già con Italiano, per poi virare sul 3-5-2 attualmente utilizzato da Palladino, sul mercato però - basti pensare a Zaniolo - sono arrivati giocatori non sempre indicati per la svolta impressa dall'allenatore: le riflessioni potranno anche non riguardare Palladino, a pochi giorni dal rinnovo, ma è logico immaginare un confronto anche su questi temi, con lo scopo di evitare altre rivoluzioni e l'ennesima estate di ricostruzione.

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