Dallo scontro Commisso-Fiesole alla scelta del nuovo tecnico: caos Fiorentina

Come si unisce un sesto posto in classifica, il racconto dei 65 punti che non si raggiungevano dal 2014, ad un clima da tutti contro tutti, fatto di veleni e di verità apparentemente solide e subito contraddette dai fatti? Nella realtà fiorentina le contraddizioni e i contrasti fanno parte del gioco, fisiologicamente, ed è curioso notare che - l'era Commisso come quella Della Valle - abbia regalato un rapporto più che mai ondivago e traballante tra proprietà e piazza, tra slanci d'entusiasmo e freddezza (tramutata poi in livore). Che il racconto fatto dalla proprietà trovi un ambiente impermeabile, sintonizzato su tutt'altra storia, è lampante ed è altrettanto lampante che - da entrambe le direzioni - l'equilibrio sia una virtù poco percorsa.
Da un lato la proprietà si avventura in disamine sul tifo, sulle suddivisioni interne allo stadio e racconta di una Fiesole isolata dal resto del popolo viola, d'altro canto la stessa frangia più calda del tifo gigliato cita una "gestione sportiva fallimentare", nell'ultimo severo comunicato, e si spinge così verso definizioni altrettanto azzardate. Dall'altra parte si trova un altro problema comunicativo, forse il più grottesco: quello di un tecnico - Palladino - passato dalla proiezione esplicita sulla prossima stagione (con tanto di allusioni alla composizione della rosa) alle clamorose dimissioni, ancora non ufficiali ma tali da compromettere ancor di più il rapporto con la piazza (e sicuramente con Pradè).
Il nuovo tecnico: scelta strategica
Esistono margini per normalizzare una situazione scivolata nel caos? Che Pradè rappresenti una figura invisa a gran parte della piazza appare lampante, anche al di là dei meriti nelle ultime sessioni di mercato, ma risulta anche complesso - alla vigilia di un mercato - immaginare un ribaltone nell'area sportiva. Tanto si giocherà nella scelta del nuovo allenatore: una soluzione poco gradita dalla piazza comprometterebbe ulteriormente il rapporto tra le parti e dilaterebbe il senso di caos che caratterizza queste ore. Un profilo come Aquilani ad esempio, un "figlio" di questa proprietà, avrebbe il sapore di ridimensionamento sportivo e non farebbe che acuire la spaccatura "comunicativa" appena descritta.
Chi invoca Maurizio Sarri come salvatore della patria, d'altro canto, non prende in considerazione ostacoli oggettivi all'arrivo dell'ex Napoli, il cui profilo stride in modo lampante rispetto alle scelte fatte fin qui dalla proprietà. La virtù sta nel mezzo? Verosimilmente sì e, altrettanto probabilmente, ci si muoverà in questo senso: Daniele De Rossi accontenterebbe più Pradè che non la piazza, in quanto noto pupillo del DS gigliato, ma nomi come Francesco Farioli (soprattutto) oppure Marco Baroni potrebbero rappresentare un compromesso virtuoso per non acuire i contrasti tra le parti e per non trasmettere sull'area sportiva l'area pesante che si vive nel capoluogo gigliato.
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