Come Danilo Cataldi si è preso la Fiorentina
Ci sono giocatori che, per caratteristiche e profilo, finiscono spesso per apparire quanto di più lontano ci sia dal clamore mediatico e risultato persino sottovalutati rispetto al loro peso specifico e al loro contributo. Il caso di Danilo Cataldi è emblematico in tal senso: il suo arrivo alla corte di Palladino, peraltro nei giorni degli acquisti di Adli e Bove, è passato in sordina rispetto a quello dei due compagni di reparto e - difficilmente - tifosi e addetti ai lavori avrebbero individuato nell'ex Lazio un punto fermo della nuova Fiorentina.
Lontano dal clamore
La situazione, invece, è apparsa chiara fin da subito e ha visto il centrocampista imporsi come un titolare sia nel 3-4-2-1 che dopo il passaggio all'attuale 4-2-3-1, svolta virtuosa all'interno di una Fiorentina arrivata a otto vittorie consecutive, record nell'era dei tre punti per la formazione gigliata (situazione che non si verificava dal 1960). Il gol firmato domenica contro il Cagliari, un bel destro di prima intenzione da fuori area seguito dalla sentita e commossa dedica a Bove, ha portato Cataldi al centro dei riflettori ma - a conti fatti - i semi di quest'attenzione erano già stati posti saldamente in precedenza.
Al di là delle sfide in cui è stato indisponibile per infortunio, contro Genoa, Torino e Verona, il classe '94 è stato sempre schierato titolare da Palladino e ha preso in mano le chiavi del centrocampo, risultando a tutti gli effetti complementare rispetto al più creativo Adli. Il bonus ulteriore di concretezza da fuori area, palesato dai tre gol firmati fin qui (già record personale in A), rappresenta solo una piccola parte dell'impatto avuto in viola: Cataldi sta rappresentando la quintessenza del centrocampista ideale da schierare davanti alla difesa, grazie alla capacità di dirigere il gioco abbinata a letture difensive puntuali, aspetto migliorato anche nel corso della lunga esperienza in biacoceleste.
Metronomo ideale: da Sarri a Palladino
Difficilmente si concede giocate rischiose, aspetto che caratterizza il gioco del suo partner Adli, ma al contempo sa individuare le scelte giuste, accelerando o rallentando, scegliendo il momento ideale per verticalizzare o aprire il gioco. Già Sarri in passato ha saputo comprendere quanto Cataldi potesse risultare il prototipo del metronomo, Palladino ha seguito il solco del più esperto collega e ha ridato al centrocampista di scuola Lazio quella centralità ormai persa in biancoceleste. Il contesto viola vede in Cataldi, ancor più in assenza di Bove, un elemento necessario per dare equilibrio alla squadra, in presenza di tanti elementi dalla vocazione più offensiva contemporaneamente in campo (nello specifico Adli, Colpani, Beltran, Gudmundsson/Sottil e Kean, in un ipotetico undici ideale).
Un ruolo cruciale che è valido nell'attuale 4-2-3-1 e che potrebbe risultare altrettanto evidente in caso di passaggio al 4-3-3, con Adli e uno tra Mandragora e Richardson come mezzali. Accanto al discorso tecnico/tattico c'è poi un tema di leadership altrettanto rilevante: Cataldi ha saputo rappresentare, in un momento delicato come quello vissuto dopo il malore di Bove, un punto di riferimento per lo spogliatoio e un elemento fondamentale, da veterano, nonostante sia a Firenze solo da pochi mesi e faccia parte di un nuovo ciclo (con tanti vecchi leader partiti verso altre esperienze). Tutti aspetti che, considerando i 4 milioni di euro pattuiti con la Lazio per il riscatto, potranno rappresentare una risorsa anche in futuro, dando ai viola quella continuità a centrocampo che spesso - negli anni di Italiano - è risultata una chimera.