Squadra che non vince non si cambia: il 3-5-2 e l'ostinazione della Fiorentina

La consuetudine vuole che, da che mondo è mondo, una squadra che vince non si possa e non si debba cambiare: una logica di continuità che mira a non intaccare meccanismi oliati, che punta a mantenere i punti fermi e a non perdersi in esperimenti deleteri. L'incubo della prima parte di stagione della Fiorentina, ferma all'ultimo posto in solitaria e ancora a secco di vittorie dopo 14 giornate di campionato, ci racconta però qualcosa di diverso e - soprattutto - lo fa dall'arrivo di Vanoli in poi, da quando i viola hanno preso forzatamente consapevolezza della situazione drammatica in cui si trovano.
Ci troviamo di fronte, a conti fatti, a uno dei rari esempi di una squadra che assolutamente non riesce a vincere e che - nonostante questo - non cambi affatto. Vanoli, fin dal proprio arrivo, ha rivendicato con indole pragmatica l'intenzione di badare al sodo, di pensare all'ABC e di non cedere al facile richiamo di rivoluzioni tattiche e di ribaltoni. C'è però da dire che, fin qui, la strada della continuità tattica e di uomini non è riuscita a pagare alcun dividendo: non c'è niente da perdere, dopo 14 giornate appare eloquente, e qualsiasi inversione di rotta, qualsiasi tentativo, può a questo punto diventare necessario più che opzionale. Ci si riferisce innanzitutto all'abbandono del 3-5-2, vissuto fin qui come un pilastro e come un centro di gravità permanente senza che, evidentemente, i risultati giustificassero una simile narrazione.
Il momento di cambiare strada
I numeri sono impietosi da ogni punto di vista, in difesa così come in attacco (seconda peggior difesa e secondo peggior attacco della Serie A), ed è verosimilmente arrivato il momento di cambiare strada, anche al netto di qualche indisponibilità (Gosens e Fazzini, ad esempio, sono ancora in dubbio). Si sottolinea spesso come lasciare la strada vecchia per la nuova comporti qualche rischio, presti il fianco a qualche incognita, ma il presupposto regge se e quando la strada percorsa regala effettivamente certezze a cui aggrapparsi, automatismi che funzionano. Il tutto, poi, considerando come la rosa a disposizione possa adattarsi al 4-3-2-1 e al 4-3-1-2 senza particolari forzature tattiche e senza adattamenti fantasiosi (già col 4-2-3-1 il discorso sarebbe più complesso, mancando esterni offensivi).
Che il problema viola non sia di natura prettamente tattica è evidente, si tratta di guai più profondi e duri da superare, ma - anche per questo - nuovi input e nuovi presupposti potrebbero apparire come risorse più che come minacce, in un momento in cui davvero non c'è più niente da perdere. C'è poi un discorso di singoli e di poco coraggio nell'inserimento dei meno utilizzati: Vanoli sembrava orientato - ad esempio - a lanciare Richardson, fin qui oggetto estraneo, ma anche in quel senso si è seguita la strada di una continuità ormai fine a se stessa.
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