Spalletti torna sugli errori fatti da CT ed esprime il rammarico per l'epilogo

Il percorso di Luciano Spalletti come Commissario Tecnico della Nazionale si è chiuso nel peggiore dei modi, la pesante sconfitta con la Norvegia - proprio all'inizio del percorso di qualificazione ai prossimi Mondiali - ha sancito un punto di non ritorno e ha condotto la Federazione a guardare oltre, puntando su Gattuso. Spalletti è tornato a parlare della fine della sua storia da CT e lo ha fatto ai microfoni di Repubblica. Questo quanto affermato:
"Non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto, perché il pensiero torna sempre lì. Certe volte mi sembra di essere felice, poi però dopo un attimo mi torna in testa quella cosa lì. Non sono riuscito a far capire ai ragazzi che gli volevo bene".
Una ferita dura da guarire: "Quando mi hanno proposto di guidare la Nazionale non ci ho dormito due giorni: la cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione".
Se accettare è stato un errore: "No. Anche perché la Nazionale non chiede, la Nazionale chiama. Non si sceglie se accettare, non c’è una riflessione razionale da fare. Quando la Nazionale chiama, deve gonfiarsi il petto e devi metterti a piena disposizione... Ecco, forse questo è uno dei concetti che stiamo perdendo".
Un errore fatto: "Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza, di identità. Chiedere di cantare l’inno. Di fare un grido di battaglia prima di ogni allenamento. Volevo stimolare quell’orgoglio che provavo io, ma è stato troppo".
Non è un problema di livello: "No, l’ho detto anche a loro: non vi fate fregare da chi dice che siete scarsi: siete di alto livello. Anche se è finita così e la responsabilità è solo mia, non mi priverei mai di Bastoni, Barella, Dimarco: del mio gruppo storico, insomma. Dopo l’Europeo eravamo tornati a fare le cose giuste, ho pensato che avessimo trovato la via. Ma, come succede a volte nelle nostre campagne, tu scavi il solco per l’acqua, ma quella prende una strada sua. E scava, e scava e alla fine si crea una voragine".
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