Sorprese e conferme dal Pallone d'Oro 2025

Un commento sulle posizioni ottenute dai 30 candidati alla vittoria finale.
69th Ballon D'Or Photocall At Theatre Du Chatelet In Paris
69th Ballon D'Or Photocall At Theatre Du Chatelet In Paris / Stephane Cardinale - Corbis/GettyImages
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Si è chiusa la cerimonia del Pallone d'Oro 2025, un evento con meno hype rispetto agli anni passati per vari fattori. La squadra principalmente rappresentata, il PSG, era impegnata nella gara di Ligue 1 con il Marsiglia durante l'evento (una casualità dovuta al rinvio per maltempo del giorno prima), mentre il Real Madrid ha deciso di disertare per il secondo anno consecutivo, nonostante a differenza del precedente non avesse grandi riconoscimenti ai cui ambire.

In generale, per quanto riguarda i premi maschili, oltre al vociferato da mesi Ousmane Dembelé, successore di Rodri nella conquista del Pallone d'Oro, Gianluigi Donnarumma ha ritirato il trofeo Yashin (miglior portiere), Lamine Yamal il trofeo Kopa (miglior giovane), Viktor Gyokeres il Gerd Müller (miglior marcatore), Luis Enrique e il PSG rispettivamente i riconoscimenti di allenatore e squadra dell'anno. Non ci sono state insomma grandi sorprese rispetto a ciò che si pensava ormai da mesi; il dominio della principale squadra francese non ha lasciato margini a ribaltamenti dell'ultimo minuto.

Guardiamo però alla classifica dei 30 nominati al Pallone d'Oro. Quali sono le posizioni più discusse?

Almeno due del PSG sul podio erano attesi. E sicuramente la scelta di Ousmane Dembelé come trionfatore e Vitinha ad accompagnarlo non suscita troppo scalpore. Lamine Yamal come alternativa principale è forse precoce e, se guardiamo esclusivamente al rendimento, anche Raphinha avrebbe meritato una posizione più alta. Tuttavia, i posti da assegnare sul podio sono soltanto tre e per occupare il quarto Mohamed Salah ha superato la concorrenza grazie a una stagione da fenomeno in Premier League. Hakimi al sesto posto restituisce un'annata straordinaria, Nuno Mendes al decimo l'importanza dei due terzini nell'alchimia dell'undici di Luis Enrique che conta anche Gianluigi Donnarumma (9°), Khvicha Kvaratskhelia (12°), Desire Doue (14°), Joao Neves (19°) e Fabian Ruiz (24°). 9 parigini in totale, con l'esclusione dei soli centrali Marquinhos e Pacho; soprattutto il primo, capitano del club e principale colonna a far da ponte fra passato e presente, avrebbe meritato un posto fra i 30.

Uscendo dall'universo PSG appare giusta la presenza in Top Ten di Kylian Mbappé, Pichichi della Liga nonostante i tanti fallimenti stagionali del Real Madrid; un po' meno quella di Cole Palmer, vincitore di Conference League e Mondiale per Club ma con un lungo periodo buio vissuto nel corso dell'annata sportiva. Pedri e Harry Kane fra i primi 15 non stupiscono, mentre Viktor Gyokeres è forse un po' troppo in alto in classifica, considerando il livello inferiore del campionato portoghese. Vinicius Jr. nella seconda metà non fa discutere, mentre Robert Lewandowski, 42 gol stagionali e Triplete interno con il Barcellona, avrebbe sicuramente meritato un posto più in alto in classifica.

Difficile dibattere invece sulle posizioni restanti, delle quali va segnalato, anche se atteso, il calo di Vinicius, Bellingham, Haaland e Wirtz fra gli altri nomi comuni alla passata stagione. Lautaro Martinez e Denzel Dumfries presenti principalmente per il 2025 in Champions League, Serhou Guirassy per il ruolo di solitario trascinatore del Borussia Dortmund nella stessa competizione e Declan Rice per il medesimo motivo dei nerazzurri e l'impatto cruciale nell'Arsenal di Arteta. Campioni della Premier League da protagonisti anche Alexis Mac Allisster e Vigil Van Dijk, mentre sul 30° posto di Michael Olise, passato al Bayern Monaco e fra i 10 emergenti della contemporaneità, c'è poca discussione.

La posizione in classifica con cui siamo in totale disaccordo, forse in parte influenzati dalla condivisione della nazionalità, è quella di Gianluigi Donnarumma. L'estremo difensore italiano avrebbe meritato un posto sul podio, o almeno a ridosso dello stesso, grazie al fatto che si sia rivelato non solo il miglior portiere dell'anno scorso, ma forse anche il calciatore più decisivo della campagna Champions del PSG. Una nona piazza che quindi non solo non restituisce i giusti meriti al numero uno azzurro, ma palesa ancora una volta le difficoltà dei votanti nell'esprimere la propria preferenza per un interprete che non sia offensivo.

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