Pregi e difetti dell'Inter verso la finale di Champions League contro il PSG

Marcia di avvicinamento alla finale di Champions: punti di forza e possibili limiti dei nerazzurri.
FC Inter
FC Inter / Image Photo Agency/GettyImages
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La notte più attesa è finalmente alle porte. Il 31 maggio a Monaco di Baviera l’Inter si giocherà tutto contro il Paris Saint-Germain nella finale di Champions League, un appuntamento che, a prescindere dal secondo posto in campionato e dall'eliminazione in semifinale di Coppa Italia, rappresenta il coronamento di una stagione incredibile, ma anche di un progetto portato avanti negli ultimi quattro anni da Simone Inzaghi. Dopo la sconfitta di Istanbul nel 2023, i nerazzurri tornano a giocarsi il trofeo più prestigioso del calcio europeo con una consapevolezza nuova, costruita su trionfi, cadute, e su una crescita costante. Stavolta, vogliono completare l’opera.

Lungo il percorso la squadra di Inzaghi ha eliminato giganti come Bayern Monaco e Barcellona, dimostrando maturità e compattezza. Ma se da un lato ci sono tanti motivi per credere in una serata da leggenda, non mancano le ombre, legate soprattutto alla tenuta fisica e a un attacco che ha avuto momenti di appannamento.

I punti di forza dell'Inter

Il primo grande vantaggio dell’Inter è la stabilità del suo gruppo. In un calcio in cui tutto cambia di stagione in stagione, Inzaghi è riuscito a costruire un nucleo solido, in campo e fuori. Molti dei titolari attuali sono in nerazzurro da almeno tre stagioni: da Lautaro a Bastoni, da Barella a Calhanoglu. Questo affiatamento si traduce in automatismi perfetti e in una gestione delle partite lucida, anche sotto pressione.

A dare ulteriore sicurezza è l’esperienza della rosa. Ben 10 giocatori hanno più di 30 anni e un bagaglio di gare internazionali che pesa eccome, soprattutto quando si arriva a sfide da dentro o fuori. Sommer, Acerbi, Mkhitaryan, Darmian: gente abituata a non tremare.

In più, l’Inter è una macchina difensiva quasi perfetta. In Champions ha mantenuto la porta inviolata in 8 partite su 12. Un dato impressionante, che testimonia non solo la qualità dei singoli, ma la straordinaria organizzazione collettiva. A motivare ulteriormente la squadra c’è poi la voglia di riscatto per quella finale persa due anni fa che brucia ancora.

  • Stabilità del gruppo
  • Esperienza della rosa
  • Solidità difensiva
  • Voglia di riscatto

Le debolezze

Ma non tutto è rose e fiori. La lunga stagione - oltre 50 partite giocate - ha lasciato il segno. Giocatori come Lautaro, Pavard e Thuram non sono al meglio: nonostante gli acciacchi e la stanchezza, stringeranno i denti e proveranno ancora a fare la differenza, ma nelle finali ogni dettaglio conta.

L’attacco, poi, non è sempre stato brillante. L’Inter ha segnato meno di tutte le altre semifinaliste e spesso si è aggrappata alle palle inattive per sbloccare le partite. Un’arma importante, certo, ma che rivela anche difficoltà nel creare pericoli su azione manovrata.

Infine, la panchina offensiva non offre garanzie: né Arnautovic né Taremi hanno dato segnali incoraggianti. Se i titolari non incidono o se la finale di mette in salita, trovare alternative può essere complicato. L’Inter arriva a Monaco con la forza di chi ha saputo costruire qualcosa di grande, ma anche con la consapevolezza che servirà la partita perfetta per scrivere la storia.

  • Stagione lunga e pesante
  • Attacco non sempre brillante
  • La panchina - soprattutto in attacco - non dà ampie garanzie

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