Un anno di Sarri 'gobbo': la Juve ha cambiato il tecnico o viceversa?
Dalla presa, mancata, del palazzo alla guida di quel palazzo con l'abbandono dei gradi da 'Comandante' fino alla costante ricerca del bel gioco e del Sarrismo a strisce bianche e nere. Dalle polemiche sui rigori non dati al Napoli ("Per avere un rigore devono fucilarci? O fare le maglie a righe") alle righe dei bianconeri ("Abbiamo avuto 6 rigori a favore e 6 contro. Abbiamo giocato il doppio dei palloni in area ma il conteggio è quello. Non abbiamo più la maglia a strisce, probabilmente è arrivato il momento di rifarle alla vecchia maniera") passando per il non dispiacere per la sconfitta con il Napoli ("Se proprio devo perdere meglio con loro"), frasi non apprezzate. Un anno fa la Juve annunciava Maurizio Sarri. La fine del tormentone Guardiola, una delle pagine più scure del giornalismo sportivo italiano, ma questo è un altro discorso.
Sarri ha cambiato la Juve o la Juve ha cambiato Sarri? Difficile rispondere a questa domanda. E' un po' come provare a rispondere se è nato prima l'uovo o la gallina. Un anno di Sarri alla Juventus cade alla vigilia della finale di Coppa Italia, proprio contro il Napoli. Una sfida che potrebbe chiudere il cerchio o potrebbe aprire la 'crisi Juve' e il tormentone di Sarri eterno perdente.
La Juve, dopo le vittorie 'concrete' con Allegri e la sconfitta contro l'Ajax che sembrava essere il ko di un modo di pensare e di intendere il calcio che non va più di moda in Europa, ha scelto di puntare su Sarri e sul suo gioco decisamente più europeo. Sarri, sino ad oggi, è in corsa per tutti e tre gli obiettivi ed è anche l'unica italiana in corsa su tre fronti: può vincere la Coppa Italia, è primo in Serie A ed è agli ottavi di Champions (deve giocare il ritorno con il Lione, 1-0 per i francesi all'andata). I risultati dunque ci sono ma il tanto sospirato cambiamento non è arrivato. O almeno, non del tutto. Quando la Juve stava iniziando a carburare è arrivato lo stop per il Coronavirus. La mano del tecnico si intravede ma non si vede del tutto. La Juve continua a difendere troppo bassa e non in maniera attiva anche in avanti. Sembra quasi di non essere convinta del tutto delle idee del nuovo tecnico. "Prima godevamo a vincere 1-0" ha detto Chiellini. Una frase che racconta il mondo Juve. E non è semplice cambiare quella mentalità e trasformarla in un "Ora godiamo a vincere 3-0".
E Sarri? Dalle 'polemiche', davvero insensate e stupide (bisogna chiamare le cose col proprio nome), sul suo abbigliamento e la tuta, al suo linguaggio e alle sue dichiarazioni. Le penultime dichiarazioni che non sono piaciute ai tifosi (dal Napoli alle strisce per i rigori) fino alla professione di fede, la conversione di un uomo mezzo toscano e mezzo napoletano con quella dichiarazione a suo modo storica per la tv del club, al fianco di Sandro Veronesi: "L’odio altrui alla fine ti rende gobbo". Sembra paradossale dirlo ma è la verità: non sono molti gli allenatori che hanno vinto qualcosa nella storia della Juve. Sono 18 su 50. La condanna per chi si siede su quella panchina consiste nel fatto che tra questi diciotto soltanto tre hanno avuto il tempo per una seconda chance: Depetrini, Rosetta e Zoff, mentre gli altri quindici hanno tutti vinto qualcosa sin dal primo anno. Dunque, la Juve sta cambiando con Sarri e Sarri sta cambiando con Sarri. Ma per la rivoluzione definitiva serve qualcosa in più. E d'altronde non si può fare una rivoluzione portando i guanti di seta.
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