Osimhen: "Voglio vincere a Napoli. Ero un bambino povero, ora sono qualcosa di più"
"Mi piacerebbe vincere a Napoli. Per la città sarebbe strepitoso". Parole e musica di Victor Osimhen, protagonista oggi di una lunga intervista tra le pagine di Repubblica.
L'INFORTUNIO - "Ho sentito subito che la faccia mi era esplosa. E appena mi sono toccato sulla guancia sinistra non avevo più sensibilità. Ho avuto problemi anche a dormire, se mi giravo sul quel lato, faceva male. Però ho recuperato le forze, trascinato dalla voglia di giocare e di migliorare proprio sui colpi di testa. Non sono tipo da frenare la mia esuberanza, mai fatto calcoli, anzi ho sempre cercato di rimettermi in piedi subito, senza piangermi addosso. Io salto, scarto, scatto. Non ho paura di farmi male, e se perdo mi arrabbio. Sono molto suscettibile su questo, non mi arrendo".
L'INFANZIA - "Sono andato al Wolfsburg e giocavo su campi spesso ghiacciati. Soffrivo, avevo le dita dei piedi rattrappiti, non riuscivo ad esprimermi. Mi ha molto aiutato con i suoi consigli Mario Gomez. Poi mi sono operato alla spalla, le cose non andavano. Ho fatto dei provini in Belgio, sono stato respinto, anche perché avevo preso la malaria. Poi Charleroi, un anno, e Lille. Se ho mai dubitato di potercela fare? No, non mi sono nemmeno mai posto la domanda, che continua a sembrarmi un lusso. Sentivo obblighi e responsabilità verso la mia famiglia. E a proposito dell'infanzia difficile, basta. Non ne posso più. L'ho già detto mille volte. Lo sanno tutti che appena vedo bambini vendere acqua ai semafori non provo né antipatia né insofferenza. Non potrei. Ma basta raccontare i giocatori africani solo come vittime, come storie tristi. Siamo bravi calciatori, io voglio migliorarmi, in attacco e difesa, imparare ad aiutare la squadra in ogni parte del campo. Sono stato un bambino povero? Sì, ma ora sono qualcosa di più. Altrimenti mi inchiodate a un passato che non rinnego, ma che non tiene conto di come sono andato avanti".
DROGBA - "Mi piace, ma non solo come calciatore. Mi piacciono i trascinatori. E lui lo è e lo è stato anche fuori dal campo, dove conta di più. È il tipo di personalità che ammiro".
IL TOP ATTACCANTE ITALIANO - "Immobile. Lo trovo straordinario. E lo ammiro. Sbuca sempre tra le difese, non si sa come ha il pallone tra i piedi, è sempre lì al momento giusto, magari non lo vedi, eppure eccolo improvvisamente tirare in porta. Fa sembrare tutto facile, soprattutto il gol. Un vero pirata".
IL DIFENSORE PIÙ TOSTO - "Romero, ora al Tottenham. Ogni volta che mi ha marcato è stato più veloce di me, abile anche nell'anticiparmi. E Koulibaly in allenamento, che non mi fa mai segnare. Quando è stata eliminata la mia Nigeria, ho tifato Senegal".
LA MUSICA - "Non canto bene, ma giuro che se succede una certa cosa m'invento un nuovo ballo in campo. Una Victor-victory dance. Mi piacerebbe vincere insieme: Napoli, il Napoli e io. Condividere un viaggio. Ma per lo scudetto devo essere molto di più di un individual player. Allora sì che mi darebbe proprio soddisfazione e trovo che per la città sarebbe strepitoso. Il calcio di Serie A lo trovo competitivo, ogni domenica c'è una squadra che può sbatterti fuori. Mi criticano perché sono permaloso, perché non lascio correre, né un'occasione né un commento, ma io sono felice solo se do il mio meglio, il calcio è il 97% della mia vita, e se qualche volta sui social eccedo, lo faccio solo perché cerco leggerezza. Sono un ragazzo di 23 anni, avrò pur diritto a non essere profondo".
INSIGNE - "È un uomo con una famiglia, avrà valutato, ragionato e scelto quello che è meglio per lui. Sono in una situazione diversa, ma non sono di quelli che dicono: io mai come lui".
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