Giroud: "Ibra è il migliore per mentalità e determinazione. Grandi speranze di vincere un titolo con il Milan"
Olivier Giroud, centravant francese del Milan, ha parlato a tutto tondo della sua carriera tra passato e presente al podcast Football Ramble. Di seguito le sue dichiarazioni.
Il gol di scorpione al Crystal Palace:
"Mi ricordo quella partita con il Crystal Palace, era il primo giorno dell’anno. Segnare quel gol di scorpione è stato un momento indimenticabile per me e non lo dimenticherò mai. Mi ricorda bellissimi momenti vissuti all’Emirates Stadium. Per essere totalmente onesti, ero sorpreso. Avevo già provato a colpirla così in allenamento e in altre situazioni e non pensavo potessi replicare questo gesto. Sono rimasto sorpreso".
L'idea della biografia:
"Attraverso il biografo Rouche, sono stato in grado di raccontare la mia storia. Di solito i giocatori scrivono un libro quando la loro carriera finisce e ho chiesto alla mia famiglia e al mio entourage se fosse il momento giusto di parlare della mia infanzia e della mia vita. Mi sono divertito molto anche se mi ha preso molto tempo e sono felice del risultato finale.
Quando sei ancora un calciatore e giochi per un club e per la nazionale è difficile gestire ogni singola parola che esce dalla tua bocca perchè vieni giudicato per qualsiasi cosa. Quando ti ritiri invece puoi parlare molto francamente della tua carriera ed è quello che ho cercato di fare in questo libro. Ho cercato di trovare il giusto equilibrio".
Tensione con Mbappé:
"È facile per me parlare dell’episodio con Mbappè. Ha già parlato in conferenza e ha già chiarito le cose che sono successe. La stampa ha ingigantito le cose che sono successe. Due giorni dopo quel piccolo scontro che abbiamo avuto, abbiamo chiarito e siamo andati avanti pensando alla partita successiva".
La scalata al successo:
"Penso che la storia della mia vita racconti che ho sempre combattuto per raggiungere certi posti. Sin da piccolo ho sempre spinto per crescere, amo la competizione e non amo la comfort zone. Ho sempre creduto in me stesso e ho sempre cercato di superare i momenti critici e dimostrare che le persone si sbagliavano. Alzare la coppa del mondo è stato il più grande traguardo che ho raggiunto nella mia carriera, mi viene la pelle d’oca a parlarne. Mi ricordo quando i miei amici mi dicevano che da piccolo dicevo che sarei diventato un campione del mondo. È il sogno di un bambino che è diventato realtà".
I rimpianti:
"I miei più grandi rimpianti, sin qui, sono la sconfitta agli Europei del 2016 e il non aver vinto una Premier League con l’Arsenal o il Chelsea. Ora però bisogna pensare alle prossime sfide e ho grande speranze circa vincere un altro titolo con il mio attuale club".
Wenger:
"È una persona speciale per me. Mi manca parlare con lui e spero di avere la possibilità di rincontrarlo. Ha fatto tanto per me all’Arsenal e sono sicuro che potrà aiutare molto il calcio internazionale anche se non sono d’accordo con la sua idea del Mondiale ogni due anni. Rispetto le sue idee ma vorrei capire il perché di questa idea".
Gli esempi di Lewandowski e Ibra:
"Lewandowski ha 32 anni ed è ancora giovane ma Zlatan è un ottimo esempio per i giovani professionisti. Tutto ciò che fai per restare in forma è importante e se il tuo corpo ti permette di giocare fino a 40 anni, bisogna mantenere la propria testa concentrata e determinata. Questo è fondamentale.
Se il corpo non regge, allora smetti ma se sei in una buona forma, come mi sento ora, allora la differenza la fa quanto vuoi andare avanti e migliorare. La determinazione che hai in partita e la fame di vincere titoli, è una questione di attitudine e mentalità e penso che Zlatan in questo sia il migliore. Sapete quanto creda in sé stesso e quanto voglia ottenere grandi traguardi. Non so se potrò giocare fino a 40 anni ma voglio fare ancora 2-3 anni al top".
La nazionale francese:
"Sarei un bugiardo se dicessi che non mi manca lo spogliatoio, i compagni e i tifosi. Vincere con la propria nazionale è la sensazione migliore. Ero un po' frustrato nel vederli vincere da casa ma poi sono stato contentissimo nel veder trionfare la nazionale dopo il difficile europeo".
La vita dopo il ritiro:
"È presto per parlarne ma credo resterò nel calcio. È da tanti anni che sono in questo mondo e penso di aver guadagnato credito e posso aiutare con l’esperienza che ho guadagnato. Penso a figure come il direttore sportivo, nello sviluppo dei settori giovanili o riguardo le politiche del club. L’allenatore è un ruolo che non fa per me e poi mia moglie mi ammazzerebbe.
C’è troppo stress in questo ruolo, ho grande rispetto per chi lo fa. Quando ho letto il libro di Wenger ho notato che il suo più grande rimpianto era aver tralasciato la famiglia. Un ruolo che sarebbe bellissimo fare è l’allenatore degli attaccanti".
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