Morata: "Critiche e fischi sì, l'odio no. A momenti non avevo voglia di alzarmi. Futuro? Non decido io"
Intervistato dal quotidiano El Pais, direttamente dal ritiro con la Spagna, Alvaro Morata, attaccante della Juventus convocato in Nazionale, ha parlato del suo rapporto con le critiche e non solo:
“Nessuno è perfetto, non siamo macchine, so cosa mi viene richiesto. Le critiche e i fischi non mi fanno arrabbiare, anche se mi dà fastidio. Ma l'odio no. Dentro il campo possono insultarmi o sputare, ma fuori quando vado a passeggio io, o mia moglie, con i miei figli, no, è diverso. Sono stato fuori quasi un mese e nella fretta di rientrare non stavo bene fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non ero lucido per fare gol”.
Poca voglia?
“Ci sono stati momenti in cui mi svegliavo nella stanza e non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Non avevo energie. Fino a quando scendevo a fare colazione e vedevo i miei colleghi o parlavo con mia moglie al telefono e mi tornava la voglia di tutto. Non ho più 20 anni, non posso preoccuparmi di queste cose, ho dei figli, una moglie e devo insegnargli che bisogna andare avanti anche se non si ha voglia”.
Il ruolo?
“Le ultime partite le ho giocate a sinistra, quasi coprendo la fascia, ma l'importante è giocare e fare quello che chiede l'allenatore. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol. Prima dell'infortunio stavo bene”
Il futuro?
“Siamo tutti sotto pressione, dato che sono in prestito [dall'Atlético], può darsi che le persone parlino e mi guardino di più, ma quando non sei il padrone del tuo destino, l'unica cosa che puoi fare è lavorare".
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