Morata: "Critiche e fischi sì, l'odio no. A momenti non avevo voglia di alzarmi. Futuro? Non decido io"

Alvaro Morata
Alvaro Morata / Emilio Andreoli/GettyImages
facebooktwitterreddit

Intervistato dal quotidiano El Pais, direttamente dal ritiro con la Spagna, Alvaro Morata, attaccante della Juventus convocato in Nazionale, ha parlato del suo rapporto con le critiche e non solo:

Nessuno è perfetto, non siamo macchine, so cosa mi viene richiesto. Le critiche e i fischi non mi fanno arrabbiare, anche se mi dà fastidio. Ma l'odio no. Dentro il campo possono insultarmi o sputare, ma fuori quando vado a passeggio io, o mia moglie, con i miei figli, no, è diverso. Sono stato fuori quasi un mese e nella fretta di rientrare non stavo bene fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non ero lucido per fare gol”. 

Álvaro Morata
Alvaro Morata / Stefano Guidi/GettyImages

Poca voglia?
Ci sono stati momenti in cui mi svegliavo nella stanza e non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Non avevo energie. Fino a quando scendevo a fare colazione e vedevo i miei colleghi o parlavo con mia moglie al telefono e mi tornava la voglia di tutto. Non ho più 20 anni, non posso preoccuparmi di queste cose, ho dei figli, una moglie e devo insegnargli che bisogna andare avanti anche se non si ha voglia”.

Il ruolo?
Le ultime partite le ho giocate a sinistra, quasi coprendo la fascia, ma l'importante è giocare e fare quello che chiede l'allenatore. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol. Prima dell'infortunio stavo bene

Il futuro?
Siamo tutti sotto pressione, dato che sono in prestito [dall'Atlético], può darsi che le persone parlino e mi guardino di più, ma quando non sei il padrone del tuo destino, l'unica cosa che puoi fare è lavorare".


Segui 90min su Twitch.