Del Piero: "Allegri mi piace, ma non può fare miracoli. Il lavoro da fare è grande, nello spogliatoio e in campo"

Alessandro Del Piero
Alessandro Del Piero / Ian Gavan/Getty Images
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Dal ko di Napoli all'obiettivo scudetto. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Alessandro Del Piero fa il punto sul complicato momento della Juventus: "Sicuramente una reazione la provocherà, il gruppo è consapevole della delicatezza del momento. Il rischio da evitare è che la cattiva partenza pesi troppo a livello di responsabilità su chi potrebbe non avere le spalle abbastanza larghe per sopportare la pressione di quella maglia. Sarà importante il lavoro dei giocatori più esperti e anche di Allegri. Ed è fondamentale evitare ogni discorso legato alle passate stagioni, al mercato, a chi non c’è più. Contano solo quelli che ci sono adesso. E il campo. Otto punti dopo tre turni non possono spaventare. Il problema non è la classifica, ma il rendimento della squadra e la testa dei giocatori. Chi ha più leadership e coraggio deve venire fuori".

LA JUVE - "La Juve ha giocatori di valore assoluto, non bisogna considerare questo gruppo in modo troppo negativo. Trovarsi così indietro in classifica dopo tre turni peggiora le cose e anche i problemi di convinzione, dopo quello che è successo in Europa nelle ultime tre stagioni e in Serie A l’anno scorso. Ma Chiesa è o non è lo stesso giocatore che è stato decisivo all’Europeo? Dybala è ancora il giocatore che due anni fa è stato il migliore della Juventus tricolore? E potrei ancora andare avanti con la difesa campione d’Europa, De Ligt, Locatelli e altri. Il problema non può essere la qualità assoluta dei giocatori, ma quanto stanno rendendo. La strada è in salita, ma potrebbe essere proprio la Champions a fare ritrovare idee e coraggio. Il girone non è impossibile, anzi".

CR7 - "Non credo che si debba parlare di impreparazione, ma di fare i conti con la realtà: evidentemente CR7 non voleva restare, altrettanto evidentemente non pagare un ingaggio così pesante poteva fare comodo. Se la domanda è riferita a come è stato sostituito, dico che bisogna misurarsi con le risorse economiche. Continuo a pensare che l’attacco della Juventus possa essere molto competitivo. Ronaldo è un fuoriclasse e andava preso. Il problema, piuttosto, è stato la mancata crescita della squadra intorno alla superstar. Spesso abbiamo giudicato la prova di Cristiano quasi disgiunta da quella della Juventus ed è sintomatico di qualcosa che non ha funzionato. I risultati in campo europeo non sono stati all’altezza, ma se pensiamo che il City non ha ancora vinto una Champions, si comprende quanto non sempre gli investimenti siano sinonimo di vittorie".

DYBALA - "Secondo me le ha già date in passato, dunque dovrebbe tornare al suo livello. Non giochi con la pressione di dover vincere da solo: più sarà libero di testa, più farà la differenza sfruttando il suo enorme potenziale".

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri / Giuseppe Bellini/Getty Images

ALLEGRI -"A me piace Allegri, credo abbia le idee chiare, non può fare miracoli perché è lui stesso il primo a sapere che il problema della Juve non poteva essere ricondotto solo alla guida tecnica. Il lavoro da fare è grande, nello spogliatoio e in campo. Il risultato non può che essere centrale, lo pensano anche quelli che dicono di non pensarlo. Ma la frase di Boniperti, e lo dico sapendo bene di cosa parlo, è stata storpiata malamente da chi gli attribuisce il significato di “vincere a tutti i costi e con qualunque mezzo”. Non è così. Significa: essere alla Juve vuol dire dare tutto, senza alibi e senza limiti, per vincere, perché quello è l’unico obiettivo e non ci si può accontentare di null’altro. Grande Presidente, mi fa piacere ricordarlo anche così".


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