Steven Zhang: "C'è bisogno di un'ampia plusvalenza sul mercato. L'addio di Conte? Vi dico la verità"
Steven Zhang, presidente dell'Inter, ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha esaminato il percorso fatto da Suning in nerazzurro, passando per l'addio di Conte fino all'arrivo di Simone Inzaghi.
Lo Scudetto?
"È un grande orgoglio aver raggiunto questo obiettivo, undici anni dopo l’ultimo titolo, interrompendo una striscia di nove scudetti consecutivi della Juventus. Era uno dei nostri sogni quando abbiamo rilevato l’Inter. È una soddisfazione che viene dal profondo del cuore, ringrazio la squadra e lo staff tecnico e societario per essere riusciti a regalare ai nostri tifosi una gioia che spettavano da tanto tempo e aver riportato Milano sul tetto del calcio italiano. Aver donato questa soddisfazione al popolo nerazzurro in un periodo storico così difficile e drammatico ha un valore ulteriore. Siamo consapevoli di quanto impegno e quanti sforzi siano stati necessari per riuscirci. Il duro lavoro ha pagato e oggi sappiamo che nell’Inter ci sono le competenze, le qualità e le capacità per vincere e per continuare a programmare un futuro solido e ricco di soddisfazioni".
Nuovo stadio?
"Un nuovo impianto è fondamentale non solo per aumentare i ricavi e la solidità economica che può portare al club, anche attraverso sponsorizzazioni e partnership commerciali, ma per la possibilità che offrirebbe ai tifosi dell'Inter di vivere a 360° l'evento sportivo".
L'addio di Conte?
"Sin dal primo momento in cui abbiamo rilevato l'Inter abbiamo pensato che Conte sarebbe stato il tecnico migliore per il nostro progetto. Due anni fa siamo riusciti finalmente a portarlo in nerazzurro. Io ero e resto convinto che Conte sia un tecnico vincente: è la ragione che ci ha portato a investire tanto su di lui e sulla squadra negli ultimi due anni. Già la scorsa estate la pandemia aveva notevolmente colpito i nostri ricavi ma abbiamo continuato con lui, concentrandoci sulla stagione convinti che potessimo vincere. La decisione è stata giusta. Ma ora il conto portato dalla pandemia è tale che nno possiamo non rivedere la situazione cercando dei risparmi che portino a un prossimi equilibrio di bilancio. Dobbiamo necessariamente ridurre i costi e controllare i rischi. Questo ovviamente influenza anche le nostre strategie di calciomercato. I nostri differenti punti di vista sulla situazione hanno portato alla separazione. Quello che non era fondamentale per lui, lo era per il club. E viceversa. Conte è un top coach, ma come presidente devo pensare alla solidità della società".
Simone Inzaghi?
"Ha dimostrato in questi anni di essere un tecnico di valore ed esperienza, ha le qualità per tenere competitivo il nostro club, che è ciò che vogliamo, ma cooperando con noi per far sì che l'Inter resti una società solida e senza rischi. Conosce il nostro progetto, lo ha sposato e siamo molto felici di averlo qui sperando di poter vincere insieme".
Gli obiettivi?
"Quelli economici li abbiamo detti. C'è bisogno di un'ampia plusvalenza alla fine di questo calciomercato, ma vogliamo mantenere molto competitiva la squadra per permetterle di fare bene in Champions e ovviamente di riconquistarla il prossimo anno, perché vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei".
Rivincere lo Scudetto?
"Non è facile. Sei-sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa. Godiamoci quello conquistato".
Il primo ciclo interista?
"Quello che più mi piace evidenziare è come negli anni sia stata rafforzata la struttura aziendale. Ovviamente lo sguardo di molti si posa sui nomi di tecnici e giocatori importanti che hanno vestito e vestono la maglia dell’Inter, ma questo aspetto, benché importantissimo, è la conseguenza della crescita del club, che vanta tantissime professionalità in ogni settore e grandi manager. Quella dell’Inter è oggi una delle realtà tra le più forti e organizzate a livello europeo. Questo il mio più grande orgoglio. E con una struttura così solida anche il lavoro del presidente diventa molto più facile".
La dirigenza italiana?
"Ad essere onesti, quando scegliamo le professionalità non guardiamo alla nazionalità, quello che conta è la qualità delle persone. Ma il calcio è un’azienda particolare: quando abbiamo rilevato l’Inter avevo solo 24 anni e non conoscevo dall’interno il campionato italiano e la cultura italiana. Avevo bisogno di apprendere come si gestisce un club italiano, i meccanismi, le aspettative, la cultura sportiva e anche storia e Dna della società e del sistema calcio. Dovevo entrare nel mondo dell’Inter e delle sue radici a Milano. Nessuno poteva spiegarmelo meglio di dirigenti italiani. Faccio un esempio tecnico-tattico: ho dovuto capire che storicamente le vittorie in Italia si costruiscono partendo dalla solidità della difesa. Mi ricordo quando Piero (Ausilio, ndr) mi ha spiegato l’importanza di avere delle fondamenta solide e la sua soddisfazione il giorno in cui riuscì a prendere insieme Bastoni e Skriniar per aggiungerli a De Vrij...".
Il prestito di Oaktree?
"Il Covid ha creato enormi difficoltà. Le principali a livello economico. Per un anno e mezzo gli stadi sono rimasti chiusi con il ricasco negativo per gli introiti da botteghino e da contratti commerciali. Nella stagione 2019-2020 la perdita per i grandi club europei, tra cui l’Inter, è arrivato a due miliardi di euro. Tutti questi fattori ci costringono a rivedere i piani e a guardare verso l’esterno per ottenere nuove risorse. Ci sono state tante voci e speculazioni non vere, ma non potevamo smentirle tutti i giorni. A gennaio l’Inter è stata molto chiara sulle sue necessità: abbiamo valutato le opzioni e scelto quella che meglio si sposava con la nostra strategia finanziaria per il club a medio-lungo termine".
Offerte per la cessione dell'Inter?
"Non è vero, non c’è stata alcuna offerta per l’acquisto del club. E d’altra parte noi cercavamo altro. In questa fase post pandemica non è facile trovare gruppi disposti a investire nel calcio, che è attualmente un sistema in cui si perdono molti soldi ogni anno. Il nostro obiettivo adesso è ritrovare un equilibrio finanziario attraverso il ridimensionamento dei costi, altrimenti non si troveranno mai nuovi investitori. Da parte nostra ragioniamo sempre a medio-lungo termine e siamo sempre aperti a partner commerciali o finanziari che possano aumentare i ricavi ed essere sinergici al nostro progetto per il bene dell’Inter".
La Superlega?
"Io penso che i problemi economici esistevano anche prima, ma la pandemia li ha accelerati. C'è necessità di rivedere il sistema calcio, avere cambiamenti nella tecnologizzazione, digitalizzazione e aumentare la capacità attrattiva del fenomeno calcio per le nuove generazioni. Dobbiamo innovare, guardare al futuro. Bisogna provare. Ovviamente questo va fatto in accordo con Fifa e Uefa. La Superlega era solo un esempio di questi tentativi da fare".
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