Troppe società fallite in Serie C! Il format andrebbe rivisto?
Alla fine ci ritroviamo sempre così, con tanti rimpianti e un amaro in bocca che non passa. Non serve nemmeno la nostalgia a farci sentire meglio. Non basta ricordare con piacere i bei tempi andati per distoglierci dalla delusione.
Il Catania è solo l'ultima di una lunga serie. Nel corso degli ultimi anni le società di Serie C che sono fallite o che non sono riuscite a iscriversi al campionato sono tantissime. L'ingrato compito di contarle se l'è sobbarcato Calcio & Finanza secondo cui dal 2011 a oggi sono stati ben 76 i club dell'ex Lega Pro che hanno chiuso i battenti.
Non sono serviti nemmeno l'abolizione della C2 e il passaggio ad una sola categoria per migliorare la situazione. Quella del Calcio Catania costituisce l'ennesima (e probabilmente nemmeno l'ultima) sconfitta di un campionato che è sempre più pesante dal punto di vista economico e sempre meno competitivo secondo quello sportivo.
Attualmente la Serie C prevede tre gironi: A per il nord Italia, B per il Centro e C per Sud e Sicilia. A primo impatto, l'idea di dividere il campionato in base alla collocazione geografica sembrerebbe un aiuto per le varie società che non devono affrontare trasferte lunghe e dispendiose sul piano finanziario.
Eppure il fatto che ogni girone costituisca di fatto un campionato a sé è diventato un problema. La terza divisione prevede infatti la partecipazione di 60 squadre complessive e gli sforzi per coordinare una categoria così affollata sono davvero immani.
In un certo senso, visto il numero molto ampio di club, arrivare in Serie C non è nemmeno tanto difficile. Il problema però è rimanerci. I costi di iscrizione, le trasferte e tutte le altre spese che servono per tenere in piedi una società si fanno sentire soprattutto su quelle realtà di provincia; le big invece, ossia quelle grandi piazze che non si addicono a un campionato così modesto, spendono ancora di più per ingaggiare giocatori di categoria superiore e, se non riescono a centrare la promozione, virtualmente entrano in un periodo di crisi finanziaria.
Da tempo si discute della diminuzione delle partecipanti alla Serie A. Ma se nella massima divisione il discorso è più rivolto a un aspetto qualitativo, per l'ex Lega Pro si tratta invece di sopravvivenza vera e propria. Tagliare - anche in maniera netta - le squadre della Serie C può servire a salvare diversi club, a evitare che tanti professionisti finiscano senza lavoro e che tifoserie calde debbano ritrovarsi a sostenere una squadra che riparta dai dilettanti.
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