Totti si racconta: "Morirò alla Roma! Spalletti? Abbiamo sbagliato entrambi. Vi dico cosa penso dei Friedkin"
''Speravo de morì prima''. Recita così uno dei tanti striscioni esposti all'Olimpico il 28 maggio 2017, giorno dell'ultima di Francesco Totti da calciatore. Striscione divenuto celeberrimo, tanto che Sky lo ha utilizzato come titolo per la sua nuova serie dedicata al ''Pupone'' (in arrivo il 19 marzo su Sky Atlantic). Idolo di generazioni, nato e cresciuto con il giallorosso nel cuore, 25 anni tutti con la maglia della Roma di cui 19 da capitano, conditi da 250 gol in 619 presenze. Probabilmente una delle ultime bandiere del calcio moderno, ha vinto lo storico Scudetto del 2000-2001 e due Coppa Italia, oltre al Mondiale 2006, dove fu decisivo segnando negli ottavi il rigore decisivo contro l'Australia a tempo scaduto. Scarpa d'Oro 2007 oltre a numerosi premi individuali sia a livello europeo che nazionale, è anche il calciatore più anziano ad aver segnato in Champions League e uno dei pochi eletti ad aver ricevuto una standing ovation dal Bernabeu, casa del Real Madrid. Proprio quel Real che ha cercato in tutti i modi di convincerlo a sposare Madrid, ma Francesco non è mai stato in grado di dire addio al suo grande amore, la Roma.
Dopo l'addio al calcio giocato Francesco resta comunque con la sua Roma come dirigente, salvo poi dimettersi dall'incarico a causa dei suoi rapporti non molto buoni con il presidente e gli altri dirigenti. Recentemente è tornato a parlare, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera di sé, del suo passato con la Roma e del suo futuro:
''Sapevo che prima o poi avrei dovuto smettere. Bisogna essere realisti. A 40 anni è pure difficile arrivare e continuare a giocare al livello giusto. Però nel mio caso sono stato costretto. Una soluzione si poteva trovare, insieme. Avrei voluto smettere in un altro momento. Avrei voluto essere io a prendere la decisione. Se mi immaginavo come sono oggi? No, sinceramente. Pensavo di aver fatto un percorso straordinario, una carriera incredibile. Però immaginavo che quel giorno sarebbe stato l’apice, poi l’attenzione e la passione della gente sarebbe andata scemando. Di solito non dico che le persone dimentichino ciò che hanno fatto determinati giocatori, però è naturale che il tempo consumi e ingiallisca un po’ tutto. Invece con me succede il contrario, non riesco a capirne la motivazione. Forse perché adesso mi guardano con un altro occhio: prima ero il capitano della Roma, potevo essere antagonista, ero amato, ero odiato. Invece adesso mi fanno sentire come una leggenda di tutti e ovunque vada, in Italia o in Europa, mi gratificano di un amore sincero, come non avrei mai pensato succedesse. Neanche quel giorno, tra le lacrime dell’Olimpico''.
Totti nel corso dell'intervista è tornato ha parlato molto del suo passato, tornando su diversi punti. Sui rimpianti ha detto: ''ll calcio a Balotelli e lo sputo a Poulsen. Sono state le cose più brutte che potessi fare, cose non da me. Tuttora non riesco a capire come possa aver compiuto gesti simili''.
Sul suo tanto discusso rapporto con Luciano Spalletti ha risposto così: "Messaggio a Spalletti? No, per me è stata chiusa nel momento in cui lui è andato via e io ho smesso di giocare. Per me lì c’è stata la chiusura definitiva. È inutile dire che ci sarebbero altre cose da sottolineare o da fare. Non servirebbe a niente, ormai è successo. Ha sbagliato lui, ho sbagliato io, ha sbagliato la società, non so chi ha sbagliato. Ormai è successo, è passato. Mettiamolo nel dimenticatoio, giriamo pagina".
Francesco non poteva non parlare anche del suo addio e della Roma. Sul suo addio ha detto: "Se rivedo quelle immagini? Purtroppo sì, perché spesso vengono rimandate in onda su Sky o altrove. Dico sempre a me stesso che prima della lettura della lettera devo smettere, cambiare canale e invece poi non ci riesco. È più forte di me, è una cosa mia, un film della mia vita e del mio amore per il calcio, per la Roma, per Roma e non posso voltare pagina. Così finisce che lo guardo per intero e ogni volta mi commuovo".
Mentre sulla sua Roma si è pronunciato così: ''Quanto mi dispiace non essere più dentro la Roma? Tantissimo perché per me era non dico la seconda casa ma quasi la prima. Sono cresciuto là e morirò lì dentro. Per me era impensabile un giorno cambiare strada e andare via da Trigoria. Ma stavo con le spalle al muro, non potevo sottrarmi, dovevo prendere questa decisione. Drastica, brutta, però ho dovuto farlo per rispetto a me stesso. E ai tifosi. Cosa mi piacerebbe nella Roma dei Friedkin? Sinceramente non ci ho mai pensato e non ci sto pensando. Adesso ho intrapreso questo nuovo lavoro, il management dei giovani talenti, e quando parto con una nuova avventura, cerco di portarla a termine. Ora lasciare alcune persone per strada e ritornare nella Roma mi sembrerebbe scorretto nei confronti di questi ragazzi. Poi tra due, tre, cinque, dieci anni, chissà. Nella vita mai dire mai. Quando ci sarà l’occasione di incontrarsi con loro ne parleremo con serenità, con tranquillità".
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