La Top 11 dei migliori calciatori della 35ª giornata di Serie A
Dal campionato col finale più incerto dei tempi recenti, per zona Champions e salvezza, a quello quasi deciso con 180 minuti d'anticipo. La quartultima giornata potrebbe essere stata decisiva nel risiko dei posizionamenti che contano, scudetto a parte. Juventus e Benevento escono con le ossa rotte e vedono i rispettivi obiettivi allontanarsi sensibilmente, con tutte le conseguenze del caso a livello economico e non solo. E se il ko dei giallorossi contro il Cagliari è accompagnato dalle furiose proteste del presidente Vigorito e su riflessioni esistenziali sul Var, pochi alibi li ha la squadra di Andrea Pirlo, crollata al cospetto di un Milan tatticamente scaltro, ma non certo in versione deluxe. Nella top della giornata, oltre ai protagonisti dell'impresa rossonera, spiccano le stelle del super Napoli di Gattuso e i crack della giovan Fiorentina, ma c'è spazio anche per uno dei simboli dell'Inter.
1. Bartlomiej Dragowski (Fiorentina)
Impossibile pensare di togliere a Vlahovic la palma del miglior giocatore della stagione, ma in casa viola si è consapevoli che pure in porta c’è un gioiellino niente male sul quale puntare per il futuro. La vittoria contro la Lazio che blinda la salvezza è figlia dello strapotere dell’attaccante serbo, ma anche delle imprecisioni degli attaccanti di Inzaghi e dell’organizzazione difensiva di Iachini. Last, but not the least, i tre interventi prodigiosi del portiere polacco, che orienta subito la gara ipnotizzando Correa per poi ripetersi in momenti cruciali del match su Milinkovic e Immobile.
2. Achraf Hakimi (Inter)
Non si sottrae alla passerella, interpretando la partita contro la Sampdoria come se si trattasse di una gara decisiva. La stagione va a concludersi, ma il marocchino ha ancora una condizione invidiabile che gli permette di dominare nella propria fascia, giocando in costante proiezione offensiva con qualità e quantità. Entra nelle azioni dei gol per la terza partita consecutiva, come mai era successo in campionato, fornendo un assist per il raddoppio di Sanchez, poi ne ha ancora per avviare l’azione della rete di Pinamonti. È il regista defilato della squadra, ma anche ala e a tratti attaccante aggiunto. Conte, che ha saputo esaltarlo, spera che le difficoltà societarie non glielo portino via.
3. Cristiano Biraghi (Fiorentina)
Il sogno di disputare l’Europeo è lontano, lui che un posto nella Nazionale ha un posto di diritto avendo segnato in Polonia il gol che scongiurò la discesa nella Serie B della Nations League, ma l’esterno viola sta finendo la stagione in crescendo. Contro la Lazio è il migliore dopo Dragowski e l’irraggiungibile Vlahovic, che nella sua doppietta è stato peraltro armato peraltro proprio da un assist dell’ex interista, il settimo della sua stagione. Solido anche in fase difensiva, non concede nulla al temibile attacco della Lazio risultando sempre molto attento anche nel far scattare la trappola del fuorigioco.
4. Fikayo Tomori (Milan)
Il suo primo gol italiano potrebbe essere molto più pesante di quanto si pensi, non solo sul piano simbolico, perché sposta dalla parte del Milan l’asse degli scontri diretti con la Juventus. Lo stacco è poi imperioso, quasi impressionante per come riesce a sovrastare, oltre al compagno di squadra Kjaer, anche i giganti della difesa bianconera, arrivando addirittura a schiacciare il pallone. Del resto sulle sue qualità atletiche non c’erano mai stati dubbi, a Torino dissipa anche quelli emersi dopo le ultime prestazioni con qualche sbavatura. Ronaldo e Morata ci mettono del proprio, ma l’inglese giganteggia ovunque grazie a coraggio, personalità e senso e dell’anticipo.
5. Andrea Ranocchia (Inter)
Citazione simbolica per il difensore umbro, che con lo scudetto è riuscito a coronare la lunga militanza in nerazzurro, da comparsa nell’ultimo lustro. Conte, che lo scoprì ad Arezzo, se l’è tenuto stretto come uomo spogliatoio e il numero 13 ha risposto con puntualità quando è stato mandato in campo dandogli la giusta vetrina nella passerella contro la Sampdoria. Partita poco impegnativa sul piano tecnico tattico, ma Andrea risponde presente sotto tutti i punti di vista. Pulito in marcatura, preciso nella costruzione, sempre concentrato, sfiora anche il super gol in rovesciata.
6. Simon Kjaer (Milan)
Il perfetto completamento del compagno di reparto. Pioli ha trovato la coppia di centrali che può riportare in alto il Milan anche a livello internazionale. Il danese è sempre più leader del reparto e la prestazione in casa della Juventus è solo l’ultima riprova della sua annata quasi perfetta. L’intesa con Tomori è perfetta, non sbaglia nulla come posizionamenti e letture anticipate di tutte le situazioni difensive. Ci mette anche tranquillità ed eleganza, oltre alla solita fisicità. L’evanescenza dell’attacco bianconero è anche figlia della sua prestazione priva di macchie.
7. Nahitan Nandez (Cagliari)
Uno dei simboli della poderosa rimonta dei rossoblù verso una salvezza che a cinque minuti dalla fine della partita contro il Parma sembrava ormai compromessa. Non si ferma mai, non lo ha mai fatto in una stagione che lo ha visto cambiare tre ruoli, da quello naturale di interno a play davanti alla difesa fino a esterno a tutta fascia, posizione nella quale lo ha inventato Semplici con ottimi risultati. A Benevento l’uruguaiano ci mette tutto quello che fa parte del proprio repertorio: agonismo, generosità, acume tattico, quello che nel primo tempo lo vede guardingo per contenere le rare incursioni avversarie da quella parte e tecnica, quella per servire i due assist vincenti per Pavoletti e Joao Pedro. Finisce addirittura in crescendo sul piano atletico nonostante la temperatura estiva.
8. Ismaël Bennacer (Milan)
Con il 4-4-2 mascherato costruito da Pioli l’algerino vede cambiare i propri compiti tattici, ma la resa è sempre eccellente. Forse non appariscente come in altre partite, ma sul campo della Juventus, complice anche la timidezza della mediana altrui, si rivedono le qualità del miglior giocatore della Coppa d’Africa 2019. Acume tattico in quantità industriale pur toccando meno palloni, ma senso della posizione e raddoppi continui sul lento giro palla avversario ne fanno un giocatore imprescindibile per gli equilibri della squadra e anche per le caratteristiche di Kessié. La sua prova è coronata dalla freschezza e dalla tecnica con cui nel finale imbuca Rebic per il gol del game, set and match.
9. Victor Osimhen (Napoli)
L’attaccante più in forma del campionato insieme a Vlahovic. Tocca quota 10 gol al suo primo campionato di Serie A, con cinque centri nelle ultime quattro partite e una media gol di un centro ogni 130 minuti, ovvero meno di una partita e mezzo: la proiezione è superiore ai 20 gol. Torneo costellato da tante problematiche, figlie della sfortuna, ma anche di qualche leggerezza della quale si è reso protagonista, complicando una stagione che la squadra può ancora rimettere in piedi, ma che se fosse stata più lineare avrebbe forse potuto anche permettere a Gattuso di lottare per qualcosa in più di un posto in Champions. La condizione atletica c’è, peccato che il campionato stia per finire. Difensori e centrocampisti dello Spezia lo guardano come un alieno: due gol di qualità e un assist incastonano una partita in cui l’ex Lille sfodera una superiorità schiacciante anche sul piano tecnico oltre che su quello fisico.
10. Piotr Zielinski (Napoli)
Il centrocampista polacco riprende per mano la squadra dopo il grigio pareggio contro il Cagliari facendo fare a Gattuso un bel balzo verso la Champions, anche grazie a un calendario non impossibile. Per l’ex Empoli è la migliore stagione della carriera, suggellata dalla seconda partita con assist e gol insieme, come era successo solo alla seconda giornata contro il Genoa. Siamo a sette centri in campionato e nove assist. La prova del “Picco” è quella di un giocatore nel pieno della propria maturità, continuo all’interno del match, in grado di prendersi responsabilità e di dispensare giocate di qualità in momenti chiave della partita, come nell’azione che sblocca il risultato e nel passaggio vincente per il raddoppio di Osimhen.
11. Dusan Vlahovic (Fiorentina)
La sensazione è che solo la fine del campionato possa spegnere il suo stato di forma psicofisico e la sua vena realizzativa. Non vederlo all’Europeo sarà un peccato, ma intanto a goderne lo stato di grazia è la Fiorentina, letteralmente trascinata verso la salvezza dalle prodezze in serie del classe 2000. Il secondo posto nella classifica marcatori ex aequo con Lukaku e Muriel, due che hanno ben altra esperienza in Serie A e non solo, non basta per inquadrarne l’incredibile rendimento nel 2021, durante il quale è andato in gol per 17 volte, 9 nell’ultimo mese con tre doppiette. Anche contro la Lazio è immarcabile, segnando in ogni modo e mostrando un repertorio completo pure nel lavoro sporco per la squadra oltre che nel dialogo nello stretto con un Ribery ispirato e con Bonaventura, gli unici della rosa a parlare il suo linguaggio tecnico.
12. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
Il calendario non gli permette ancora di alzare le braccia, ma lo scacco matto a Pirlo vale un bel pezzo di qualificazione alla Champions League. Memore della severa sconfitta dell’andata, con un passivo andato oltre quanto seppe fare la squadra, il tecnico emiliano stupisce il collega schierando titolare Diaz, non defilato a sinistra come visto più di una volta in stagione, bensì libero di svariare alle spalle o in linea con Ibrahimovic. Una mossa magari non rivoluzionaria, ma che crea lo scompiglio tra le linee di una Juventus sempre compassata e mai in grado di leggere i movimenti dello spagnolo sulla trequarti. Il Milan si prende la scena dopo un inizio in sordina e paga anche la scelta di confermare Tomori nonostante le ultime prestazioni sottotono. Il gruppo lo segue e si vede.