La top 11 della 31ª giornata di Serie A
La marcia dell'Inter rallenta nel giorno... più adatto. Proprio in contemporanea con la non esaltante gara del "Maradona" tra i nerazzurri e il Napoli, infatti, il calcio italiano e mondiale stava vivendo l'apocalittica rivoluzione chiamata Superlega, che ha inevitabilmente dominato il post-partita e le analisi dl giorno successivo. La squadra di Conte vede sfumare il sogno di dare l'assalto al record delle 17 vittorie consecutive dell'era Mancini, ma non quello di mettere le mani, presto, sullo scudetto, nonostante il riavvicinamento del Milan, ancora lontanissimo. Al netto dei discorsi sul futuro del calcio, resta la delusione per il modesto spettacolo tecnico delle partite più attese della giornata, compresa quella tra Atalanta e Juventus, risolta da un episodio, ma nella quale, anche prima del gol decisivo, la squadra di Pirlo aveva pensato soprattutto a non prenderle. E se la Dea inizia a vincere anche le partite "sporche", Percassi può anche cominciare a pensare... alla Superlega.
1. Andrea Consigli (Sassuolo)
Nel primo tempo in cui la squadra è schiacciata dallo show della Fiorentina il portiere è l’unico a non tradire. Per fortuna, avrà pensato De Zerbi, perché andare all’intervallo sotto di un solo gol, quello da cineteca realizzato da Bonaventura, è stata una fortuna, ascrivibile solo ai voli della bandiera neroverde su Castrovilli e Biraghi. Il palo lo salva in un’altra occasione sul tentativo del talento barese, poi diventa spettatore della rimonta.
2. Simon Kjaer (Milan)
Nel giorno in cui Tomori si macchia del primo, evidente errore del suo percorso rossonero il danese svetta grazie alla solita prestazione di qualità e personalità. Pericolo costante sulle palle inattive, nel finale è un muro invalicabile insieme allo stesso Tomori opponendosi in ogno modo grazie a fisicità e senso della posizione ai disperati attacchi del Genoa.
3. Cristian Ansaldi (Torino)
L’argentino non ha pietà delle difficoltà di un Reynolds acerbo disputando una partita di eccelsa qualità e quantità. Fonseca non riesce mai a trovare contromisure al suo strapotere atletico e tecnico in particolare in un primo tempo in cui l’ex di Genoa e Inter fa ciò che vuole arrivando sul fondo con disarmante facilità. Regista aggiunto della squadra dopo Mandragora, nella ripresa pennella l’assist per il gol di Sanabria che orienta la partita
4. Mattias Svanberg (Bologna)
Riesce a fare meglio rispetto alla prestazione contro la Sampdoria grazie alla quale si era messo in mostra tra i migliori under 23 del campionato. Contro lo Spezia lo svedese conferma tutte le proprie qualità e la propria modernità, disputando una straordinaria partita da tuttocampista che difende, imposta, recupera palla e si inserisce. Certo, l’atteggiamento svagato della squadra di Italiano aiuta anche nella libertà di cui Matty gode nella doppietta d’assaltatore d’area in pochi minuti della ripresa su altrettanti corner, ma l’ex Malmoe a tratti è imprendibile e devastante a dispetto dei propri 22 anni. Ispira pure l’azione del rigore che chiude la partita.
5. José Palomino (Atalanta)
L’assenza di Romero era uno dei punti interrogativi sulla partita dell’Atalanta, che sugli anticipi e sulla personalità dell’ex Genoa ha fondato tanto della propria solidità difensiva stagionale. L’altro argentino però indovina la partita giusta, pur facilitato dall’evanescenza dell’attacco della Juventus. A Morata concede una sola vera occasione, annullando con fisicità e pulizia negli anticipi il gap a livello di velocità.
6. Matthijs De Ligt (Juventus)
Si esalta nel duello fisico con Zapata, che viene sorprendentemente ridimensionato tanto nel gioco aereo che palla a terra, dove viene anticipato sistematicamente dall’olandese sempre concentrato. Insieme a un Chiellini che sfodera una prestazione vecchio stampo è la nota positiva di una squadra che riesce a contenere il miglior attacco del campionato, perdendo per un episodio, ma creando troppo poco in attacco.
7. Juan Cuadrado (Juventus)
L’anima della squadra, il colombiano si conferma il miglior giocatore della stagione bianconera per distacco nonché uno dei punti fermi da cui ripartire nella prossima stagione. Ormai padrone del ruolo di esterno basso, contro l’Atalanta dà vita ad un duello esaltante con Gosens, dal quale esce vincitore sotto tutti i punti di vista. Solido e attento in fase difensiva, inesauribile in quella di spinta, è di fatto l’unica fonte di gioco della squadra, l’unico a cercare cambi di ritmo e uno contro uno e anche l’ultimo ad arrendersi pure dopo lo svantaggio subito nel finale.
8. Sergej Milinkovic-Savic (Lazio)
La rincorsa alla Champions resta difficile nonostante la sconfitta della Juventus, ma la partita da recuperare e la condizione di alcuni giocatori chiave danno speranze ad Inzaghi. Contro un Benevento che si sveglia troppo tardi il serbo gioca da dominatore del centrocampo, e non solo. Geometrie da regista, interdizione, inserimenti e passaggi vincenti per una partita da stropicciarsi gli occhi che lo vede protagonista in modo diverso nei due tempi: ingiocabile nel primo tempo, con tanto di nono assist stagionale per far sbloccare Immobile, intelligente e tattico nella ripresa in cui, con la squadra più stanca ed in gestione, sa abbassare i ritmi ed ha ancora il fiato per raddoppiare sugli avversari e supportare i compagni, riuscendo anche a procurarsi un rigore.
9. Ciro Immobile (Lazio)
Il digiuno di quasi 90 giorni è finalmente finito, ma la notizia della giornata non è questa al cospetto di una delle peggiori difese del campionato. A rallegrare i tifosi biancocelesti, Inzaghi e anche Roberto Mancini è il fatto che Ciro è tornato a giocare in maniera spensierata e totale, svariando negli ultimi 50 metri di campo come sa fare e come ama fare quando è in condizione. Nel suo “cartellino” ci sono due gol, che lo fanno salire a quota 151 in Serie A, un palo, un’autorete procurata che apre la partita e un rigore sbagliato, ma il picco più alto di 90 minuti intensisissimi è la giocata d’alta scuola con Correa per il gol del 4-1. Un’azione che fa sognare anche in chiave Europeo visto che la qualità a centrocampo e sulla trequarti all’Italia non manca di certo…
10. Joaquin Correa (Lazio)
La trequarti della nostra formazione ideale è sua perché De Paul si macchia dell’espulsione contro il Crotone e perché El Tucu è più continuo in partita rispetto al connazionale. Il lavoro che gli chiede Inzaghi è dispendioso, perché di fatto l’ex Valencia deve giocare sia come raccordo tra attacco e centrocampo che come prima punta quando Immobile si abbassa, ma quando è ispirato e in condizione il ragazzo è quasi irresistibile. Certo il feeling con il gol è quello che è infatti la rete arriva solo su rigore, ma vederlo dispensare giocate di qualità anche lontano dalla porta è un piacere anche per tifosi neutrali.
11. Keita Balde (Sampdoria)
Alla Sampdoria basta un tempo per piegare un Verona in modalità pre-vacanziera. Dopo aver presentato una formazione troppo leggera nella prima frazione Ranieri cala tre assi in una volta dopo l’intervallo inserendo il nigeriano, Candreva e Gabbiadini. Un carico potenziale di pericolosità e gol che distrugge l’Hellas e l’ex Lazio e Inter è il protagonista principale con un impatto devastante sulla partita a livello tecnico e di personalità. Suo l’assist per Jankto dopo meno di 30” dal suo ingresso in campo. Concede il bis poco dopo, ma il compagno spreca. Chiude procurandosi il rigore del sorpasso.
12. Allenatore: Davide Nicola (Torino)
Il suo Torino non è solo cuore e rimonte di carattere. La quinta vittoria stagionale, quarta della sua gestione e seconda casalinga, arriva al termine della miglior prestazione stagionale. La Roma sarà anche stata stanca e distratta dall’Europa League, ma andare sotto di un gol dopo tre minuti con il peso della rimonta del Cagliari del giorno prima avrebbe potuto affondare la squadra che invece ne esce attraverso il gioco abbinato alla solita grinta. Le fasce funzionano, il centrocampo protegge e imposta, gli attaccanti si completano: il risultato è una squadra che produce occasioni e rischia pochissimo. La salvezza è ancora lontana, ma il passo sotto la sua gestione è da centroclassifica.