La top 11 della 28ª giornata di Serie A
Il weekend delle occasioni perse. Quasi da tutte. La Serie A chiude in anticipo un mese di marzo comunque molto intenso per lasciare spazio al debutto delle qualificazioni al Mondiale 2022 e lo fa con una giornata ricca di eventi, ma anche di... lasciate perse. L'Inter, rammaricata per non aver potuto proseguire la propria striscia vincente, esulta per il suicidio della Juventus, che si tira fuori da sola dalla lotta al titolo. Non così il Milan, che a Firenze vince con classe e cuore ottenendo tre punti che tengono accesa la speranza tricolore, ma soprattutto danno certezze in chiave qualificazione Champions. Quelle che non ha mai smarrito l'Atalanta, che ha recuperato il Napoli e perso quasi definitivamente la Roma dopo l'ennesimo flop in uno scontro diretto. Anche Crotone e Parma sembrano vicine a gettare la spugna, affossate dai propri ko e dagli squilli di Benevento e Spezia, vere sorprese del campionato e quasi al traguardo salvezza con largo anticipo anche grazie agli stantuffi-cardine del nostro 4-3-1-2 della settimana.
1. Jeroen Zoet (Spezia)
Il contagio di Provedel gli ha restituito la maglia da titolare persa per il grave infortunio di inizio stagione. Non era facile tornare dopo oltre mezza stagione, in un momento difficile del campionato e per la propria squadra e di fatto senza conoscere compagni e realtà italiana, ma qualità ed esperienza hanno giocato a favore dell’ex Psv, che contro il Cagliari ha messo il sigillo a tre punti fondamentali. Decisivo nel primo tempo su Joao Pedro, ma soprattutto nella ripresa con due interventi magistrali ravvicinati su Pereiro e Nandez, nei quali mostra fondamentali e freddezza.
2. Adam Marusic (Lazio)
Il protagonista che non ti aspetti e il gol che non ti aspetti. Il montenegrino si è ormai messo alle spalle la diffidenza dei tifosi biancocelesti e grazie ad un gran lavoro di Inzaghi è titolare fisso al punto che il tecnico non rinuncia mai al suo apporto a costo di impiegarlo sull’altra fascia. A Udine arriva la sublimazione del suo magic moment attraverso un gol ed in generale un’azione che non si pensava appartenessero al suo repertorio. Pallone raccolto in area, uno contro uno vinto, mira e destro sotto l’incrocio. Roba da fantasista consumato. Ha anche il merito di non sedersi sulla prodezza che arriva all’alba della partita disputando 90 minuti di intensità, concentrazione e applicazione difensiva.
3. Tommaso Augello (Sampdoria)
Seconda partita consecutiva da protagonista per l'esterno milanese, che dopo l'assist per Quagliarella a Bologna brilla nel lampo doriano contro il Torino per il gol di Candreva, buono per tornare alla vittoria e chiudere definitivamente i conti con la bassa classifica. Il tentativo di chiusura di Lyanco non è esattamente da applausi, ma ciò non deve sminuire la personalità dell'ex Spezia, che spinge con notevole continuità e qualità, per poi tagliare per Gabbiadini come nell'abc del fluidificante moderno. Nella ripresa è ugualmente determinante nel contenimento di Vojvoda, nelle diagonali e nel far respirare la squadra con qualche sgroppata. A prescindere da quale sarà il futuro di Ranieri a Genova la valorizzazione di questo mancino resterà un suo fiore all'occhiello.
4. Giulio Maggiore (Spezia)
Il ct Mancini ha premiato il campionato di spessore e soprattutto coraggio dei liguri convocando in Nazionale Chicco Ricci che festeggia la chiamata con una prestazione da universale contro il Cagliari. Ma per una mente che pensa calcio c’è sempre un braccio armato che fa male agli avversari. Il prodotto del vivaio bianconero corona la stagione del debutto in A con un’altra prova magistrale. Il gol casuale è allora solo un premio ad un pomeriggio che lo vede protagonista di 100 minuti di intelligenza tattica in fase di non possesso, corsa e qualità in alcuni suggerimenti da trequartista, compreso uno sprecato da Piccoli.
5. Cristian Romero (Atalanta)
Il Verona sarà anche con la mente già in vacanza, ma l’argentino conferma anche al “Bentegodi” di essere uno dei migliori difensori del campionato per rendimento. Letture da veterano che danno tranquillità a tutta la squadra e non solo alla difesa, ma anche anticipi sempre puliti, limando quello che era il tallone d’Achille di inizio carriera. Del resto già a Madrid aveva superato in pieno il terzo esame di maturità a livello europeo dopo Amsterdam e Liverpool. Se l'Atalanta non rischia praticamente nulla è anche per merito dell'argentino perfetto nelle chiusure e negli anticipi.
6. Kalidou Koulibaly (Napoli)
Il ritorno del gigante KK. L'addio a fine stagione è sicuro, ma il senegalese vuole lasciare la città che l'ha reso grande contribuendo al ritorno in Champions League dopo due stagioni al di sotto dei propri standard. Di fatto la sua crescita si è arrestata dopo il gol alla Juventus che fece sognare lo scudetto, ma la partita contro la Roma certifica il ritorno a livelli altissimi. Una sua sgroppata palla al piede al San Paolo contro i giallorossi datata è storico oggetto di culto, l'avversario evidentemente lo ispira perché nella notte perfetta della Gattuso band si rivede il baluardo insuperabile capace di sradicare palloni a ogni avversario, di far rimbalzare chiunque transiti dalle sue parti e di impostare con potenza, classe e personalità.
7. Perparim Hetemaj (Benevento)
I sanniti si regalano il picco più alto della propria ancora breve storia in Serie A chiudendo virtualmente l'era trionfale della Juventus. Pippo Inzaghi fa lo sgambetto all'amico Pirlo tornando all'antico a quel calcio difensivo che ne aveva caratterizzato i primi anni di carriera. Inevitabile dopo una seri così nera e con la zona retrocessione vicina, anzi d'obbligo al cospetto di una squadra che soffre avversari schierati causa cronica mancanza di idee. Così se il gol-vittoria lo regala Arthur l'emblema della partita tutta sostanza degli Stregoni sta nella prestazione tatticamente impeccabile del mediano finlandese, preziosa sentinella davanti alla difesa e indispensabile equilibratore nella gestione delle due fasi.
8. Jerdy Schouten (Bologna)
Contro la Sampdoria era toccato a Svanberg, allo “Scida” brilla il suo gemello di centrocampo olandese. Qualche anno in più rispetto al compagno di reparto, ma poca fiducia avuta finora in carriera dagli allenatori. Mihajlovic lo ritiene invece centrale al punto che Svanberg e Dominguez sono stati e sono costretti a giocarsi l’altro posto in mediana. In Calabria il turno di riposo per l’ex Excelsior nel primo tempo non ha fruttato così nella ripresa ecco l’ingresso in campo che cambia volto alla squadra. Dinamismo, personalità e inserimenti, oltre al super-gol del 2-2.
9. Gianluca Scamacca (Genoa)
Porta a quattro il bottino di gol in campionato segnando in meno di un tempo quanto aveva realizzato nei primi cinque mesi di una stagione mai facile come quella del debutto in A, in particolare per un ragazzo con tanto talento, ma non sempre accompagnato da quanto di altro serve per arrivare molto in alto. A Parma sigilla la salvezza del Grifone con una rete solo in apparenza facile, quella del pareggio, nella quale mostra senso della posizione e reattività, e con il capolavoro del sorpasso, nel quale il ragazzo mostra un repertorio da centravanti moderno, tecnico, abile nello stretto e anche lontano dalla porta. Tra i suoi meriti stagionali quello di aver saputo accettare i mesi passati in panchina. Lo Scamacca di inizio carriera forse non ci sarebbe riuscito…
10. Ruslan Malinovskyi (Atalanta)
L'essenzialità, se non del campione, del giocatore dal talento molto spiccato. A Verona Gasperini sceglie un abito inedito per la propria squadra, vista l'emergenza sulle fasce e i ragazzi non tradiscono. Hellas spuntato, certo, ma la qualità mancata a Madrid si vede in pieno contro la formazione di Juric ed è quasi tutta nelle giocate dell'ucraino, che non si vede molto durante la partita, che dura di fatto un tempo, ma solo quando serve. Rigore glaciale, assist col radar per Zapata e in mezzo qualche giocata intelligente, di prima quando necessario, più conservativa quando il gioco lo richiede.
11. Duvan Zapata (Atalanta)
Quinta stagione consecutiva in Serie A in doppia cifra per il colombiano, che al "Bentegodi" domina sotto tutti i punti di vista, tecnico e soprattutto fisico, acuendo i rimpianti per non averlo visto dall'inizio contro il Real Madrid. La difesa di Juric non è certo paragonabile all'organizzazione degli Zidane-boys, ma Duvan sta bene, e non è da tutti a fine marzo dopo aver giocato così tanto, e sa regalare meraviglie non solo in campo aperto, come nell'azione del raddoppio contro l'Hellas. Il tocco di classe che vale il 10° gol stagionale in campionato è la dimostrazione che se la sarebbe giocata anche di fino con Ramos e compagni.
12. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
La forza delle idee. Adesso si può dire che l’eliminazione dall’Europa League non è stata “vana”. Bravo e coraggioso a mandare in campo una squadra votata all’attacco e molto simile a quella piegata da Pogba in una partita in cui anche un pareggio sarebbe stato un buon risultato contro una squadra in fiducia. Invece i suoi attaccano dall’inizio, ma soprattutto giocano di squadra e con personalità. La reazione allo svantaggio, che avrebbe potuto mettere in salita il finale di stagione, vale un bel pezzo di qualificazione alla prossima Champions League insieme all’illuminata sostituzione che vede l’ingresso di Bennacer e lo spostamento in fascia di Calhanoglu.
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