Tiago Pinto: "Al mercato della Roma do 7,5. Mourinho idolo. Il rimpianto? Xhaka"
Chiuso il mercato è tempo di consueti bilanci, anche per la Roma. Una squadra che si è rinnovata a cominciare dalla panchina, con l'arrivo di José Mourinho, ed ha aggiunto alla sua rosa Rui Patricio, Matias Viña, Eldor Shomurodov e Tammy Abraham.
A fare il punto della situazione in conferenza stampa l'artefice delle operazioni di mercato, il general manager Tiago Pinto: "Per me è importante oggi parlare con voi e spiegare cosa è successo nel mercato. Voglio ringraziare la proprietà per il lavoro fatto in questi mesi, non solo per gli investimenti, ma per l'aiuto e la presenza quotidiani. Per me è stato importante fare questo lavoro di squadra, dietro a ogni trattativa c'è un lavoro complesso, che coinvolge tante persone. Io sono molto esigente con me stesso, ma posso dire che è stato il mercato più difficile della storia recente del calcio e abbiamo fatto un buon mercato. A me non piace dire che sono un bravo direttore sportivo, ma abbiamo portato il migliore allenatore del mondo sulla panchina della Roma, abbiamo rinforzato la squadra e piazzato tante uscite. Si parlerà delle cose che non sono riuscite, ma penso che abbiamo fatto bene" le parole di Pinto riportate da vocegiallorossa.it.
Cosa è successo sul mancato arrivo del centrocampista?
"Tutti mi hanno sempre detto che Roma è una piazza difficile, in questi otto mesi sto imparando a conviverci e oggi mi diverto perché il mercato si è chiuso ieri e tutte le domande sono sul centrocampista. Oggi lo chef mi ha fatto i complimenti, ma mi ha chiesto del centrocampista. Questa è la Roma. Comunque non è un problema di budget, abbiamo investito più di quanto programmato, ma il mercato è fatto di momenti e abbiamo potuto fare qualcosa in più. Sapete tutti che eravamo interessati a Xhaka ma non siamo potuti andare avanti, sono successe altre cose e abbiamo virato su altre urgenze. Non voglio trovare giustificazioni, ma non possiamo dimenticare l'eredità raccolto, avevamo tanti calciatori sotto contratto e questa situazione non era facile da gestire. Mancano tante cose, ma abbiamo fatto ciò che ci è sembrato giusto per rinforzarci".
Il rinnovo di Pellegrini?
"Lorenzo vuole rinnovare, noi vogliamo che rinnovi, non sarà un problema".
Le operazioni in uscita e la situazione degli esuberi?
"Credo che vendere sia la cosa più difficile per un direttore sportivo, credo che piazzare più di 30 calciatori è un buon lavoro. Trovare soluzione per calciatori con ingaggio così elevato è un buon lavoro. Ci sono direttori sportivi più bravi di me, sono qui per imparare, ma penso che confrontando il mercato con quello delle altre squadre si capisce che lavoro abbiamo fatto. Non abbiamo trovato una soluzione solo per i calciatori che non sono voluti andare. Ci sono altre finestre aperte, continueremo a cercare una soluzione. Noi abbiamo portato buone offerte per tutti i calciatori, senza fargli perdere un euro. Poi non posso entrare nelle loro teste. Vediamo quello che succede, ci sono mercati aperti, lavoriamo tutti insieme e vediamo che succede".
La Roma può lottare per lo scudetto? Il mancato arrivo in Champions sarebbe un fallimento?
"La mia visione non è lo scudetto, ma lavorare ogni giorno per diminuire la distanza tra la Roma e il successo. Abbiamo parlato di tempo, che non è una scusa per non vincere, vogliamo vincere sempre. Abbiamo l'allenatore più forte del mondo, una squadra più forte rispetto all'anno scorso, abbiamo cambiato molto la struttura intorno alla squadra. Così credo che la Roma si sia avvicinata al successo, ma non possiamo pensare a maggio perché siamo a settembre. Ora pensiamo partita dopo partita, poi vediamo dove saremo. Chiaramente la qualificazione in Champions è l'obiettivo principale".
Il rimpianto di fine mercato?
"Il mercato è dinamico, quando non siamo riusciti a prendere Xhaka forse. Nessuno vuole essere rifiutato. Lui voleva venire, ma l'Arsenal non ha voluto venderlo. Quello è un po' il rimpianto, ma quello vero per me è la soluzione degli esuberi. Abbiamo lavorato molto per trovare offerte degne ai giocatori, non mi è piaciuta questa situazione".
Il rapporto con Mourinho?
"Io sono orgoglioso che siamo riusciti a portare Mourinho e per me lui è un idolo, sin da quando ero bambino, anche se io tifo Benfica e lui allenava il Porto. Per un portoghese Mourinho ha una dimensione stratosferica, ogni giorno imparo da lui, ha vinto tutto, ha lavorato nei migliori club del mondo e comunque non mette pressione, lavoriamo insieme ogni giorno da prima dell'inizio della stagione. Abbiamo programmato insieme, cosa fare e cosa non fare, e quando lui dice qualcosa lo fa a nome del club. Dobbiamo riconoscere che in panchina manca esperienza, come ha detto lui, ma in questo progetto ha spazio per far crescere i calciatori. Sono felice e motivato di lavorare ogni giorno con Mourinho".
Come mai non si è preso il centrocampista?
"Sono cambiate le priorità e c'erano dei legami tra entrate e uscite dei calciatori. Abbiamo 6 centrocampisti e abbiamo deciso di non prendere nessuno. Il centrocampo della Roma ha un campione d'Europa, uno dei calciatori con più gol in Europa e nazionale francese, Villar che è un titolare dell'U21 spagnola, abbiamo Diawara, Bove e Darboe. Non possiamo parlare come se non avessimo un centrocampo per rispetto nei loro confronti. Volevamo un centrocampista, ma abbiamo buoni giocatori".
A gennaio si tornerà sul mercato?
"Credo che voi pensate che gran parte del successo sportivo si costruisce sul mercato, ma secondo me c'è tanto lavoro da fare ogni giorno. Il mercato è importante, ma c'è tanto lavoro che non è mercato. A gennaio faremo delle considerazioni, ma ora abbiamo tre mesi di lavoro e non possiamo pensare a gennaio. Se ne calcio conta solo il mercato il Lille non avrebbe vinto il titolo la stagione scorsa".
Come sarebbe stato il mercato senza le situazioni di Spinazzola e Dzeko? Avreste speso cifre simili per altri obiettivi?
"Non lo so, il mercato è dinamico. Io vedo subito delle opportunità quando si crea un problema. Dopo l'infortunio di Spinazzola ho subito preso Vina e ora abbiamo tre ottimi terzini. Quando è andato via Dzeko ho colto l'opportunità per accelerare il nostro progetto sportivo e abbiamo preso Abraham. Non so come sarebbe andato senza queste situazioni, ma il mercato è così. Spesso si vende chi non si vuole vendere".
Fare mercato a campionato iniziato è difficile?
"Si, non mi piace. Vengo da una realtà in cui il mercato si pone tra due stagioni diverse, si fa mercato quando il campionato è chiuso. Farlo a campionato aperto non mi piace, perché non è facile gestire tutta la situazione della squadra col mercato aperto. Però così sono le regole, andiamo avanti".
Il pugno duro con gli esuberi è una nuova strategia della Società?
"Prima che un Ds sono un tifoso di calcio, il mio lavoro è rispettare il calciatore e le loro decisioni, ma per me non è facile trovare tante offerte importanti per non danneggiare i calciatori che sono in uscita. Domenica prima della partita ho detto che è stato difficile iniziare una stagione con 60 calciatori sotto contratto. Abbiamo fatto questa scelta per ridurre il gruppo e creare l'ambiente che ora vedete, una squadra compatta, coesa e unita, disposta a lottare fino all'ultimo per la Roma. Questo ambiente non cambia, è intoccabile. Poi io mi prendo le mie responsabilità, ringrazio i calciatori e i loro procuratori che hanno trovato una soluzione, 2-3 hanno fatto uno sforzo importante e li ringrazio. Poi siamo tutti esseri umani liberi e prendiamo le nostre decisioni. Alcuni calciatori, importanti, hanno capito il momento e hanno accettato il trasferimento. Questi calciatori li ricorderò per sempre".
Villar?
"Villar è un bravo centrocampista, deve approfittare della possibilità di lavorare con Mourinho per crescere".
Si è sentito il peso di Mourinho in questa finestra di mercato?
"Si. Fare questo lavoro con un altro allenatore non è uguale, Mourinho è un vantaggio e ne abbiamo approfittato".
Quando tornano Smalling e Spinazzola?
"Per Spinazzola non so, lui ha tanta voglia ma dobbiamo procedere con attenzione. Smalling tornerà col Sassuolo".
Le cessioni di Dzeko, Pedro e Florenzi alle concorrenti è un rischio?
"Nella vita ogni decisione è un rischio. Le situazioni di questi tre calciatori erano diverse, ma quando un calciatore vuole andare via è giusto che vada. Stiamo costruendo un progetto in cui ogni calciatore deve morire per la Roma. Se guardiamo il mercato nel complesso, cosa è successo con Messi, Ronaldo e Griezmann, la Roma non ha fatto niente di diverso rispetto alle altre. Sappiamo che parliamo di ingaggi importanti e vanno fatte delle scelte per il nostro progetto sostenibile. Vendere questi giocatori è un rischio, ma non rimpiango niente. Non stiamo peggio rispetto allo scorso anno".
Un voto al suo primo mercato romanista?
"Se pensiamo che tante persone pensavano che io non facessi mercato, mi darei un 8. Se consideriamo le difficoltà del mercato, forse il voto si alza. Però mi do un 7,5 perché c'è sempre margine per migliorare".
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