The Last Dance sul calcio italiano: 3 storie da suggerire a Netflix
Ad aprile, in piena quarantena, ad appassionare gli amanti dello sport è stata 'The Last Dance', una docu-serie Netflix che racconta l'ultima stagione, 1997/1998, del, forse, più grande cestista di tutti i tempi, Micheal Jordan con i Chicago Bulls. Una storia d'amore, quella tra MJ e i Bulls, durata quasi 15 anni e che, ancora oggi, a rivederla, fa appassionare. Dal giorno della sua uscita sulla famosa piattaforma streaming, infatti, non si parla d'altro che della serie. Tuttavia ci siamo chiesti: e se Netflix volesse replicare con una storia tutta italiana? Andiamo a vedere alcune dei matrimoni più belli della storia del nostro calcio.
1. Paolo Maldini e il Milan
Una delle storie più belle mai raccontate dal calcio italiano, e non solo, che meriterebbe i riflettori di Netflix per essere tramandata anche a chi non ha potuto ammirarla. Quella tra Paolo Maldini e il Milan, infatti, più che una storia è stata una fiaba con un inizio e una chiusura del cerchio degna del genere letterario richiamato.
Tutto inizia nel lontano 1963, quando il Milan conquista la sua prima Coppa dei Campioni/Champions League della sua storia. Ad alzarla è il capitano Cesare Maldini. Passano gli anni, al capitano rossonero nascono i figli, tra cui Paolo che compie tutta la trafila nella squadra a cui è legato il padre e, nel gennaio 1985, debutta con la maglia rossonera. Se qualcuno pensa sia un raccomandato, presto si ricrede. Paolo, infatti, compone con i compagni di reparto una difesa invalicabile e aiuta i rossoneri a vincere. Dopo il ritiro della bandiera, Franco Baresi, eredita la fascia di capitano, quella che indossava suo padre. 2003, esattamente 40 anni dopo suo padre, Paolo vince la Champions League con il Milan, alzando la coppa al cielo da capitano. Maldini, poi, continuerà a giocare fino al 2009 quando, all'età di 41 anni, dopo aver vinto qualsiasi trofeo, lascerà il Milan, mettendo fine a una carriera di 25 anni a tinte solo e unicamente rossonere.
2. Javier Zanetti e l'Inter
La storia d'amore tra l'Inter e Javier Zanetti è perfetta per essere raccontata da Netflix perchè sembra frutto dell'idea di uno sceneggiatore. Anzi. Forse nemmeno uno sceneggiatore avrebbe potuto scrivere un copione simile.
Primavera del 1995. Massimo Moratti, figlio dello storico numero uno della Grande Inter, è presidente della società nerazzurra da pochi mesi. Per mostrare subito le sue intenzioni di emulare quanto fatto dal padre negli anni '60, il patron vuole regalare ai tifosi un colpo. Decide, così, di comprare il meglio che l'Argentina può offrire in quel momento, Sebastian Rambert. L'attaccante dell'Independiente, infatti, è considerato il miglior talento del campionato e, inoltre, aveva già debuttato e segnato con l'Albiceleste. L'agente di Rambert, però, propone a Moratti anche un terzino, sempre sotto la sua procura. Il presidente guarda qualche videocassetta di questo sconosciuto e decide di comprarlo. I due argentini vengono presentati da Giacinto Facchetti, il simbolo dell'Inter di Angelo Moratti. Nessuno poteva immaginarlo, ma quello fu un passaggio di consegne. A differenza di Rambert che delude le aspettative, infatti, Javier Zanetti si prende a poco a poco la stima di compagni, allenatore e del pubblico fino a diventare, nel corso degli anni, la colonna portante dell'Inter. Nel 2001, a seguito del ritiro di Beppe Bergomi, il Fenomeno Ronaldo gli cede la fascia di capitano. Zanetti non la toglierà più, portando i nerazzurri alla conquista di tutto nel 2010 e diventando, come Facchetti, più di Facchetti, la bandiera dell'Inter. Si ritira, quasi forzato, nel 2014, proseguendo, comunque, la sua storia con i colori del cielo e della notte.
3. Francesco Totti e la Roma
Chiudiamo con la storia che, forse più di tutte, meriterebbe l'attenzione di Netflix. Quello tra Francesco Totti e la Roma, infatti, è un matrimonio che oltrepassa i confini del calcio e dello sport in generale perchè esula dai trofei e dalle vittorie. Sarebbe più giusto definirlo un romanzo rosa, passionale e romantico.
Un romanzo che ha inizio nel 1989. Francesco Totti ha appena 12 anni. Dopo un tentativo fallito del Milan, ci prova la Lazio, ma il piccolo ha le idee chiare: vuole giocare nella squadra del suo cuore, la Roma. Passa, così, in giallorosso. Dopo aver mosso i primi passi da calciatore nelle giovanili, arriva il debutto nella stagione 1992/1993 grazie all'allenatore Vujadin Boskov. E' con Carlo Mazzone, il successore nella panchina giallorossa, però, che Totti diventa a tutti gli effetti parte della prima squadra. A dispetto della celebre locuzione latina "nemo propheta in patria", il giovane stupisce con il suo talento. Tuttavia, come in ogni romanzo rosa, arriva un altro pretendente a mettersi in mezzo, l'argentino Carlos Bianchi. Il tecnico, infatti, chiede la cessione alla Sampdoria di Totti, ma, alla fine, ad andare via è proprio l'argentino. Il Pupone continuò la sua ascesa, si prese la maglia numero 10 e venne investito della più alta onorificenza: la fascia di capitano. Nel 2001, con quella al braccio, alzerà al cielo il tanto agognato Scudetto. Nel corso degli anni, Totti diventerà la bandiera per eccellenza della Roma, ma non solo, diventa il simbolo di una città. Una figura mistica. Tuttavia, questo romanzo si conclude con un finale degno di una tragedia. Come risvegliato da un sogno, Totti ritorna a essere un semplice uomo, incapace di lottare con chi lo vuole separare dalla sua amata, la Roma. Nel 2017 si ritira tra le lacrime sue, dei tifosi giallorossi e di tutti gli amanti dello sport.