Dagli anni "dei miracoli" alla Terza Categoria: storia del fallimento del Chievo Verona
Ormai siamo arrivati a dicembre e - purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista - Natale è alle porte. Un calciofilo di prim'ordine come il sottoscritto affronta questa festa con sconsolatezza, vuoi perché essa ci costringe a uscire di casa per comprare i regali, vuoi perché verso la fine del mese la Serie A si arresta, lasciandoci in astinenza.
Fino a qualche anno fa, uno dei pochi motivi per cui aspettavo il Natale era vedere i giocatori del Chievo Verona sfilare prima della partita con un pandoro in mano. I clivensi erano infatti sponsorizzati dalla Paluani, l'azienda dolciaria della famiglia Campedelli che, tra l'altro, era la proprietaria del club, e utilizzava la squadra come mezzo per farsi pubblicità in vista delle feste.
Poi però il Chievo è fallito e non possiamo più godere di quei momenti indimenticabili.
Lasciamo un attimo da parte il Natale e concentriamoci su ciò che i gialloblù hanno rappresentato per il calcio italiano. Sebbene abbiano giocato solo 17 volte in Serie A, i clivensi hanno infatti portato in alto l'orgoglio del calcio di provincia, riuscendo a rimanere nel massimo campionato per 11 stagioni consecutive.
Il Chievo ha iniziato a sorprendere tutti nella stagione 2001/02, quando da neopromosso riuscì a posizionarsi quinto in campionato, ottenendo una storica qualificazione in Coppa UEFA grazie anche alla sapiente guida di Luigi Delneri. Ma il momento più alto è stato toccato nel 2006, l'anno in cui i gialloblù, complice lo scandalo Calciopoli che li fece salire di un paio di posizioni in classifica, ottennero un pass per i preliminari di Champions League.
I giornalisti parlavano di "Chievo dei miracoli" e nessuno riusciva a capacitarsi di come una squadra che rappresentava un quartiere di 4500 anime fosse riuscito a partecipare, seppur per poco, al torneo calcistico più importante del mondo.
A pochi mesi dal fallimento del Chievo, ci chiediamo come faccia un club che negli anni ha lanciato giocatori come Barzagli e Perrotta ad essere finita a giocare nei dilettanti.
Dovete sapere che fino a qualche anno fa, quella clivense era considerata una delle società più virtuose sotto l'aspetto economico. Tante cessioni, pochi investimenti sul mercato, ma sempre salvezze tranquille in Serie A: tutti volevano conoscere il segreto del modus operandi del Chievo Verona.
L'intoppo nella macchina perfetta di Luca Campedelli è stata quella condanna per plusvalenze fittizie nel 2018. Secondo il Tribunale del Consiglio Federale, il Chievo era in combutta con il Cesena (che all'epoca era già fallito) per scambiarsi giocatori dai valori di mercato gonfiati pur di aggirare ogni problema sul piano finanziario. Alla fine di quella stagione, i veneti se la cavarono con una multa, ma retrocedettero in Serie B a causa dell'ultimo posto in classifica.
Gli ultimi due anni della sua vita, il Chievo li ha trascorsi in cadetteria e in entrambe le occasioni è andata vicina alla promozione, vedendo però sfumare il proprio sogno ai playoff.
Al termine del campionato 2019/2020, il Chievo si è visto respingere la domanda d'iscrizione alla Serie B a causa delle sue grandi inottemperanze finanziarie. Secondo quanto riferito dalla Gazzetta dello Sport, la Covisoc (l'organo responsabile di analizzare i bilanci dei club) aveva provato già durante l'anno ad avvisare i clivensi della difficile situazione, senza ottenere però risposta. A nulla servirono i ricorsi della famiglia Campedelli: il Chievo Verona è stato estromesso dal calcio professionistico italiano.
Quello che sembrava l'epilogo più triste possibile per una delle favole più belle della Serie A si è però tramutata in una storia d'amore e speranza. In aiuto del Chievo è arrivato infatti Sergio Pellissier che si è preso ancora una volta la squadra sulle spalle e le ha regalato un nuovo futuro (anche se si tratta di una squadra completamente nuova, non legata al vecchio club). L'ex capitano e bandiera del club ha infatti fondato l'FC Chievo 1929 (poi diventato FC Clivense per mancanza del titolo sportivo), iscrivendolo al campionato di Terza Categoria.
La strada da fare è ancora molto lunga, ma i clivensi hanno voglia di scrivere un nuovo capitolo nella loro favola.
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