Steven Gerrard, Re di Anfield e della numero 8!

Steven Gerrard
Steven Gerrard / 90min
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Che nostalgia, caro Steven. Ricordo come se fosse oggi quando, da adolescente, aspettavo l'appuntamento settimanale del lunedì pomeriggio per vedere in quale delle 50 posizioni stilate da Gol Deejay ti fossi piazzato, dopo un tuo gol nel weekend appena trascorso. L'attesa era trepidante, sempre, mai banale e soprattutto, per essere un semplice ragazzino appassionato dei tuoi gol e del calcio inglese, tremendamente sorprendente agli occhi degli altri. Ma ben poco importava: era sufficiente un tiro radente, un classico missile terra-aria che finiva puntualmente sotto l'incrocio dei pali o un gol significativo siglato ad Anfield, sotto la Kop, per la tua gente, a farmi spalancare gli occhi e farmi battere forte il cuore.

Sarà anche perché la maglia numero 8, per quanto mi riguarda, ha un sapore ed un valore calcistico che sa tanto di prima pelle, ma per me rimarrai il centrocampista ed il capitano per eccellenza, l'esempio umano e sportivo più grande, il padrone indiscusso del centrocampo, di Liverpool e della numero 8.

Steven Gerrard
Steven Gerrard / Alex Livesey/Getty Images

Stevie G nasce a Whiston il 30 maggio 1980, da una famiglia da sempre tifosa del Liverpool e, quasi come primo segno del destino, distante appena pochi chilometri dal centro sportivo e d'allenamento dei Reds: intorno ai 7 anni venne notato da un talent scout, che lo portò proprio in quella che negli anni divenne la sua squadra, la propria casa ed il proprio habitat naturale. Dal 1987 al 1998, quindi, Steven calca prati di provincia assieme ai propri coetanei, disputando una serie infinita di match attraverso tutte le trafile delle squadre giovanili del Liverpool.

Poi, il sogno: 29 novembre 1998. Esordio nel calcio professionistico: un banale e quasi noioso Liverpool-Blackburn diventa storia, incrocio di sguardi, amore a prima vista. La prima delle 504 partite in maglia Reds, la prima delle tante giocate davanti al proprio pubblico, sin da subito innamorato e coinvolto da questo ragazzino che si muove sulla linea difensiva e che, per il proprio modo eccessivamente fisico e falloso, non rende al tempo stesso secondo aspettative. Ma tempo al tempo, lo sapete.

Nella stagione 1998-99 totalizza 13 presenze, prevalentemente entrando a gara in corso, mentre la stagione successiva lo vede protagonista con costanza, in termini di minutaggio e di prestazioni convincenti: viene schierato dal tecnico Gérard Houllier come mediano, accanto all'esperto Redknapp, trovando anche il primo gol tra i professionisti, in un Liverpool-Sheffield Wednesday 4-1.

Tom Jenkins/Getty Images

Durante la stessa stagione il giovane Gerrard soffre di continui disturbi all'inguine ed alla schiena, a causa di una crescita accelerata ed accompagnata da un'eccessiva attività agonistica effettuata durante l'adolescenza. Inoltre, viene spostato, come intuibile da quanto detto prima, dalla zona difensiva alla zona mediana del campo, passando da cursore esterno a centrocampista con compiti prevalentemente di rottura ed interdizione: ed è qui il secondo grande colpo di scena. Coi suddetti presupposti, grandi club inglesi come il Manchester United scrutano l'appena diciottenne inglese, notando in lui un potenziale niente male e volendo sfruttare al tempo stesso le sue difficoltà tecnico-fisiche per soffiarlo ai rivali. Niente di fatto: Liverpool ed il Liverpool, come giusto che sia, non se ne libereranno mai, tenendosi stretto il gioiello che diventerà poi leader e bandiera del club, blindandolo e togliendolo definitivamente dal mercato.

La stagione 2000-01 è una delle tante definibili della consacrazione per Gerrard, che col Liverpool conquista addirittura il Treble: FA Cup, Coppa di Lega e Coppa UEFA, nonché 50 presenze, 10 gol e palma di miglior giovane della Premier League per il giovane Stevie G, sempre più amato sugli spalti e rispettato sul terreno di gioco. E non è tutto: la stagione successiva, sempre col tecnico francese Houllier in panchina, il centrocampista inglese eredita la fascia di capitano dal finlandese Hyypia, che ne descrive le doti umane, caratteriali e di leadership sin dalle prime apparizioni in allenamento. Legame definitivamente sancito e blindato con tifoseria e dirigenza dunque, ma sempre pronto ad essere messo in discussione: nell'estate del 2004, infatti, i tabloid inglesi danno per fatto il passaggio di Gerrard a Londra, sponda Chelsea, allenato da quel José Mourinho che vuol fare del proprio centrocampo una cerniera tutta inglese con la coppia Gerrard-Lampard. Ma è qui che Steven conosce il terzo grande segno del destino: Rafa Benitez.

Steven Gerrard e Rafa Benitez, nella storica notte di Istanbul
Steven Gerrard e Rafa Benitez, nella storica notte di Istanbul / Etsuo Hara/Getty Images

Il tecnico spagnolo cambia ulteriormente zona di competenza al proprio capitano, che si consacra nel ruolo che lo renderà infinitamente grandi tra tutti i numeri 8: Steven compie una metamorfosi evidente, chiara, lampante, sia per quanto riguarda la posizione in campo sia per quanto riguarda minuti giocati, reti segnate ed assist offerti ai compagni di squadra. Da interno di centrocampo a mezzala, finendo anche sulla trequarti, alle spalle di grandi attaccanti passati presso Anfield, come Torres, Suarez, Crouch e Fowler. Insomma, Steven Gerrard diventa quindi il prototipo ideale del centrocampista box-to-box, completo, tecnico e dalla grande intelligenza tattica, nonché sempre più leader dei propri compagni, con cui alza la prima Champions League da capitano nella stagione 2004-05. "Come potrei pensare di lasciare Liverpool dopo una notte come questa?". Rilascerà queste parole d'amore, d'affetto, non di circostanza ma provenienti direttamente dal cuore, in seguito alla grande rimonta sul Milan in quella notte del 25 maggio 2005. Ed amore continuerà ad essere.

Tra il 2007 ed il 2009 il Liverpool e Gerrard non alzano più alcun trofeo, ma il capitano inglese raggiunge traguardi a dir poco importanti e storici: il 28 ottobre 2007 disputò il suo 400° match in maglia Reds, mentre due mesi dopo, nella gara di Champions contro il Marsiglia, divenne dopo John Aldridge il primo a segnare in 7 partite consecutive. I 100 gol col Liverpool vennero raggiunti l'1 ottobre 2008 ed il 3 aprile dell'anno successivo, dopo 12 stagioni con la stessa maglia, Steven firmò il prolungamento di contratto quadriennale, affermando "avrò 33 anni nel 2013, e non credo proprio che andrò avanti. Ho sempre saputo che l'inizio e la fine della mia carriera sarebbero stati in un unico club, e non mi vedo con un'altra maglia". Se non è passione e romanticismo questo...

Gerrard alza la Coppa di Lega inglese
Gerrard alza la Coppa di Lega inglese / Mike Hewitt/Getty Images

Le stagioni a venire furono deludenti per la simbiosi Liverpool-Gerrard: da una parte campionati disastrosi, terminati al di sotto delle aspettative e con piazzamenti anche al di fuori dalle zone europee, mentre dall'altra, per quanto riguarda il capitano, una serie di infortuni ad inguine ed adduttori ne compromisero le annate. Ma parliamo di una coppia, giusto? L'uno non può stare senza l'altro, e viceversa. Steven torna, segna subito su punizione allo United nell'ottobre 2011 ed a febbraio 2012 torna ad alzare un trofeo sei anni dopo l'ultima volta: si tratta della Coppa di Lega inglese, vinta ai danni del Cardiff City. E da quel momento, ancora e solo grandi traguardi: vennero raggiunte, in ordine cronologico, la duecentocinquantesima gara da capitano, la quindicesima stagione consecutiva con almeno un gol e la centesima marcatura con la sua maglia numero 8 del Liverpool.

Ma tutti questi grandi traguardi e tutte queste gioie non combaciarono mai con la vittoria della Premier League, motivo per cui Steven viene tuttora snobbato o definito non vincente da alcuni: mi permetto di schierarmi dalla parte del mio capitano per antonomasia, per statistiche, numeri e record infranti.

710 gare disputate col Liverpool addosso (tra professionismo e giovanili), da prima pelle, accompagnate da 186 gol e ben 11 trofei vinti, la maggior parte dei quali sollevati da capitano: 2 FA Cup, 3 Coppe di Lega inglese e 2 Community Shield, mentre in campo internazionale sono da registrare 1 Coppa UEFA, 1 Champions League e ben 2 Supercoppe UEFA. Non solo: detto di lui e dei suoi numeri individuali coi Reds, a livello di premiazioni Steven è stato inserito per ben 8 volte nella Squadra dell'Anno dalla PFA e premiato come migliore giocatore dell'edizione 2004-05 della Champions League. Candidato al Dream Team del Pallone d'Oro (2020), è stato inoltre premiato come miglior giovane della Premier League e come giocatore dell'anno 2005-06, sempre dalla PFA.

Steven Gerrard e la sua famiglia, nell'ultimo giorno da capitano di Anfield
Steven Gerrard e la sua famiglia, nell'ultimo giorno da capitano di Anfield / Stu Forster/Getty Images

Da quel 24 maggio 2015, giorno della sua ultima apparizione in maglia Liverpool, c'è un vuoto ad Anfield ed in tutti i cuori degli amanti di Gerrard, giocatore spaziale dentro e fuori dal campo, legato da sempre e per sempre ad un'unica maglia e ad una popolazione per cui ha sempre lottato e dato il meglio: la sua esultanza rabbiosa, con le braccia aperte quasi ad abbracciare la sua gente, scivolando inginocchiato verso questa, quasi a volersi buttare in mezzo ai propri tifosi, il bacio allo stemma della sua società e della sua città, quasi a volerne far parte per sempre: gesti inconfutabili, d'eterno legame ed avvincente passione, a testimonianza di chi è stato e sarà per sempre Stevie G per il Liverpool ed i suoi tifosi. "Quando morirò voglio essere seppellito ad Anfield. Quella è casa mia".

Steven Gerrard ed una delle sue tipiche esultanze ad Anfield Road
Steven Gerrard ed una delle sue tipiche esultanze ad Anfield Road / Shaun Botterill/Getty Images

Impossibile scindere il rapporto tra le due parti: unione di intenti, condivisione di idee ed emozioni, gioie e dolori sportivi, sovrapposizione di storie e carriere, il tutto contornato dalla splendida cornice di Anfield, dalle magnifiche coreografie della Kop, nonché dalla melodia dell'insuperabile You'll Never Walk Alone, che per ben 17 lunghe ed eterne stagioni ha accompagnato Steven Gerrard dentro e fuori dal campo, prima e dopo ogni partita. Come non innamorarsi di un ambiente del genere, guidato e condotto a vittorie ed imprese da un condottiero che difficilmente ritroveremo, capace di far innamorare un giovane adolescente grazie ai suoi gol, le sue esultanze passionali ed i suoi tiri dalla distanza, tanto micidiali per i portieri avversari quanto dannatamente coinvolgenti per chi era lì ad ammirarli o, come me, aspettava il lunedì pomeriggio per gustarli almeno una decina di volte, in un loop di emozioni a dir poco invidiabili.

Nella terra di Sua Maestà, grazie Sir Steven Gerrard.


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