Spettacolo e spregiudicatezza: la Zemanlandia di Zdenek Zeman

Gabriele Maltinti/Getty Images
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Il nome di Zdenek Zeman è indissolubilmente legato alle promozioni in Serie A di Foggia e Pescara, al termine della stagione 1990/91 e 2011/12, confermando la qualità e la spettacolarizzazione della sua filosofia di calcio che gli ha permesso di approdare in piazze prestigiose come Lazio, Roma e Napoli. Zeman unisce sregolatezza tattica e intelligenza calcistica, non ama le vie di mezzo. O stravince stupendo oppure incassa clamorose batoste.

Credo tattico

Il 4-3-3 di Zeman si fonda sulla totale offensività che coinvolge ogni componente della squadra. L'azione parte da dietro, i terzini si sovrappongono sulle corsie laterali e il centrocampo è costantemente proiettato all'attacco. Gli esterni alti non danno punti di riferimento, spaziando su tutto il fronte avversario con tagli e diagonali, in supporto alla punta che deve essere dinamica e finalizzare la manovra.


Zemanlandia

Rapidità di movimento, intelligenza tattica applicata alla perfezione e tanto spettacolo. Si può sintetizzare così il concetto di Zemanlandia, la giostra del gol nata a Foggia tra il 1989 e il 1994 che ha reso lo stadio Zaccheria un vero e proprio luna park. Dietro all'estetica delle prestazioni e dei risultati c'era però tanto lavoro, fatto di allenamenti massacranti e appunti teorici da memorizzare. Il boemo ha saputo fotografare immediatamente i punti critici di una piazza che in pochissimi anni ha conquistato la Serie A proprio grazie all'efficacia di un gioco spettacolare. Signori, Rambaudi e Baiano, nella stagione della promozione, hanno realizzato complessivamente 67 reti. E pensare che nell'ultimo anno della gestione Zeman la squadra ha sfiorato addirittura la qualificazione alla Coppa UEFA, vantando alcuni tra i migliori calciatori dell'Est Europa. Poi la favola si è spenta a causa di cessioni illustri, che hanno fatto respirare le casse societarie ma disarmato una corazzata vincente.


Polemica con la Juventus

Valerio Pennicino/Getty Images

Zeman rappresenta l'emblema dell'anti juventino, un'etichetta che gli è stata attribuita a seguito di vicende giudiziarie e dichiarazioni pubbliche che non sono state gradite dai tifosi bianconeri. All'antipatia della piazza bianconera si contrappone la simpatia di molti appassionati di calcio d'Italia che apprezzano la sincerità dell'allenatore. I primi dissidi iniziano nel 2000, quando Zeman viene esonerato dal Napoli e incolpa il presidente Ferlaino di aver pianificato il licenziamento con l'allora dirigente della Juve Moggi, che starebbe minando la carriera del tecnico per le accuse ricevute durante i processi su doping e Calciopoli. Lo stesso sarebbe poi avvenuto nel 2002, alla guida della Salernitana. A distanza di anni, il rapporto d'odio continua. Odio apparente, perché Zeman ha sempre negato di aver coltivato un sentimento diretto e personale verso la Juve.


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