Solbakken è un innesto che serviva a questa Roma?
Ola Solbakken è sbarcato a Fiumicino. Non è ancora un nuovo calciatore della Roma, il contratto lo lega al Bodo-Glimt fino al 31 dicembre e non lo sarà probabilmente fino alla scadenza. L'ufficialità non è arrivata e, salvo modifiche, non arriverà fino a quando il calciatore non sarà libero a parametro zero, visti i rapporti tesi tra i club dopo la debacle giallorossa a Bodo nel 2021.
Ma chi è Ola Solbakken? E quando è entrato a far parte del taccuino della dirigenza giallorossa? Esterno mancino classe 1998, nato Melhus, Norvegia, il calciatore è alto un metro e 86, ma grazie a un fisico longilineo conserva l'agilità necessaria per essere un giocatore di fascia a alti livelli. Queste le parole di José Mourinho nel postpartita dopo il 6-1 di Bodo: "Solbakken sembrava corresse in Motogp e i nostri in bicicletta".
Questo un esempio di alcune delle sue qualità: tagli profondi per beffare la dormiente difesa giallorossa e freddezza davanti a Rui Patricio, superato prima con un tocco sotto e poi in dribbling.
In Norvegia è stato due volte Campione e, nell'avventura di Conference League che ha portato il Bodo-Glimt fino a Quarti di Finale all'Olimpico, ha partecipato complessivamente a 8 gol. Questo il suo terzo centro segnato ai giallorossi nel proprio stadio: un mancino all'incrocio di prima intenzione imparabile per il numero uno portoghese.
Serviva davvero alla Roma?
A 24 anni Solbakken compie il salto di qualità. Un salto difficile per un calciatore che, per quasi un quarto di secolo e salvo trasferte europee, ha giocato soltanto in Norvegia. Un passato con il calcio a 5, e un fisico spesso non indicato per fare l'esterno offensivo: riuscirà l'ala del Bodo-Glimt, anche nel giro della Nazionale, a inserirsi nei meccanismi di José Mourinho?
In estate è stato accostato al Napoli e ad altre pretendenti europee; alla Roma arriva per fare l'esterno in una squadra che al momento gioca senza. Il 3-4-2-1 non prevede l'utilizzo di ali pure: i quinti di centrocampo sono terzini (Karsdorp e Celik), tornanti puri (Spinazzola) o a addirittura giocatori offensivi adattati (Zalewski e El Shaarawy).
Le due seconde punte a sostegno della prima sono trequartisti o numeri 10 che amano giocare tra la linee (Pellegrini, Dybala), calciatori che si trovano meglio in zona centrale (Zaniolo) o giovani emergenti (Volpato). Di interpreti in ruoli diversi Mourinho, in 18 mesi di Roma, ne ha provati molti, iniziando con il 4-2-3-1, per passare al 3-4-2-1 e dare un'identità (condivisibile o meno) ai giallorossi attraverso questo modulo.
I momenti negativi per provare a cambiare sistema ci sono stati e spesso questa situazione si è verificata a gara in corso, quando la Roma era in svantaggio o in superiorità numerica.
Di Ole Solbakken si parla come esterno puro e le sue 100 presenze o poco più, sono quasi equamente divise tra fascia destra e fascia sinistra. Il norvegese offre dunque un'altra opzione a José Mourinho: quella di restituire a Dybala il ruolo di trequartista puro, allargando sulla fascia proprio Solbakken e un altro giocatore (El Shaarawy, Zalewski, Zaniolo) e abbassando il capitano Lorenzo Pellegrini in mediana. Di mancini che rientrano per prendersi la zona centrale del campo, la Roma ne ha diversi, riuscirà Ole Solbakken a contribuire alla causa giallorossa in un reparto molto affollato?
Nella stagione corrente il norvegese ha subito due infortuni: uno alla caviglia, operato, e un altro alla spalla che l'ha tenuto fuori per circa tre mesi. Sbarcato a Fiumicino dopo aver concluso l'annata 2022 con il Bodo-Glimt, potrà essere ufficiale solo a gennaio e non partirà per la tournee in Giappone dei giallorossi.