In Italia (e in Nazionale) si cerca troppo spesso di ingannare l'arbitro con le simulazioni?
Patetico ed imbarazzante. Con queste parole l'ex centravanti inglese Shearer ha commentato la simulazione e successiva resurrezione di Ciro Immobile in occasione del gol di Barella nel corso di Belgio-Italia di pochi giorni fa alla TV britannica.
La punta della Lazio nell'azione del gol va a contatto in area con Vermaelen, perde palla e cade a terra toccandosi la caviglia, la palle viene recuperata in un secondo momento da Barella che poi gonfierà la rete con un gran tiro sul palo lontano. Pochi istanti dopo il gol del centrocampista azzurro Immobile si accorge di quanto accaduto, smette improvvisamente di toccarsi la caviglia e corre a festeggiare con i compagni.
Il gesto del centravanti campano è senza dubbio di cattivo gusto dal punto di vista della sportività ma da qui a crocifiggerlo il passo è esageratamente azzardato. Quello di simulare un contatto in area per ottenere un rigore è un vizio che hanno moltissimi attaccanti e non necessariamente solo italiani. La posta in palio nei livelli in cui gioca Immobile è altissima ed i giocatori usano ogni arma a loro disposizione per ottenere il massimo risultato.
Alle volte questo significa barare e non rispettare le regole e la maggior parte delle volte queste situazioni vengono giustamente punite dall'arbitro. Però da qui a dire che la simulazione è una pratica tipicamente italiana è esagerato: è una pratica globale, giocatori inglesi compresi.
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