Serie A tra caldo e rischio infortuni: perché i giovani possono essere una risorsa per i club
L'emergenza Coronavirus ha stravolto completamente la stagione 2019/20. La Serie A ha deciso di ripartire con l'obiettivo di concludere l'ultima parte di campionato nell'arco di un mese e mezzo. Una decisione che comporterà la disputa di una partita ogni tre giorni sotto elevate temperature e ad alto rischio di infortuni, considerando inoltre la scarsa preparazione atletica svolta dai calciatori durante il periodo di quarantena.
Inutile interrogarsi sulla scelta fatta, se giusta o sbagliata. Occorre guardare avanti e prevenire eventuali problemi. La prima soluzione è arrivata dall'IFAB, che garantirà l'introduzione delle cinque sostituzioni a gara (da effettuare in tre momenti differenti al massimo) per preservare la condizione fisica dei professionisti.
A bocce ferme, la nuova regola favorirà soprattutto le grandi società che vantano a disposizione una rosa ampia da cui attingere, mantenendo invariato il tasso qualitativo e tecnico nell'arco dei novanta minuti di un match. I club medio-piccoli, dai bugdet e organici ridotti, con cinque cambi rischiano di alterare di tanto il valore della squadra in campo. Pensiamo, ad esempio, a società come Spal o Lecce, ma anche a chi sta di poco sopra la zona retrocessione.
Il lato positivo per queste squadre riguarda la possibilità di valorizzare i giovani presenti nelle rispettive academy. L'occasione di allenarsi quotidianamente con i grandi, di sedersi con loro in panchina e avere scampoli di partita per farsi le ossa e dimostrare le proprie qualità all'allenatore può essere un incentivo per il ragazzino abituato a stare esclusivamente con i suoi coetanei. Il talento sarebbe dunque una risorsa e non più una speranza futura. E bruciare le tappe potrebbe rivelarsi utile.
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