Serge Gnabry da "non è all'altezza" a stella del Bayern Monaco

Serge Gnabry
Serge Gnabry / Alexander Hassenstein/Getty Images
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"Gnabry non è mai stato all'altezza" affermò una volta Tony Pulis. Frase che non sembra affatto descrivere Serge Gnabry, frase che se letta ora sembra fuori dal tempo e del tutto inverosimile e che ci spingerebbe addirittura a screditare e a non prendere sul serio chi l'ha pronunciata, esperienza a parte. Perché oggi siamo più abituati a sentire "Gnabry giocherà sempre fin quando sarò io a sedere sulla panchina della Nazionale" ( J. Low ), piuttosto che “Non vedo limiti per lui” (Horst Hrubesch). Siamo troppo abituati a vederlo segnare e servirci goal "squisiti" che come la sua esultanza denuncia, sono frutto di un'esperienza che bolle in pentola da sempre ma a fuoco lento.

Lo Chef tedesco del calcio Serge David Gnabry nasce a Stoccarda il 14 luglio 1995, da padre ivoriano e madre tedesca. Oggi è un calciatore duttile tatticamente, impiegabile sia come esterno offensivo sia come seconda punta; ma le strade del giocatore tedesco e del calcio hanno rischiato di non incrociarsi. Infatti per via della sua straordinaria velocità, in famiglia pensavano per lui ad un futuro nel mondo dell'atletica.

Mossi i primi passi nelle giovanili dello Stoccarda, nel 2010 passò all'Arsenal. Avendo solo 16 anni però dovette aspettare il 2012 per il debutto ufficiale. Debutto che avvenne a 17 anni e 98 giorni, che fecero di lui il secondo giocatore più giovane di sempre a debuttare in prima squadra con i Gunners in Premier League. L'esperienza all'Arsenal gli sembrò una grande opportunità per mettersi in mostra e farsi un nome ed esperienza contando anche su un allenatore di non poca fama: Arsene Wenger. Già alla terza presenza segnò il primo goal allo Swansea, giocò in qualche partita di Champions League proprio contro squadre tedesche tra le quali il Bayern. Non trovando spazio però, totalizzando meno di venti presenze in tre anni, decise di accettare di partire in prestito nel 2015 al West Bromwich Albion.

Gnabry in azione con la maglia dell'Arsenal
Gnabry in azione con la maglia dell'Arsenal / Mike Hewitt/Getty Images

Il 7 agosto 2015 dunque venne ceduto ufficialmente in prestito fino a fine stagione. Scelta che gli costò una stagione infelice ma che lo mise davanti ai suoi limiti, come accade quando incontri qualcuno che te li fa notare e che te li sottolinea facendoteli pesare. Questo qualcuno si chiama Tony Pulis, che ci restituì un'idea totalmente diversa da quella che abbiamo oggi di questo ragazzo.

Gnabry con la maglia del West Bromwich Albion
Gnabry con la maglia del West Bromwich Albion / Catherine Ivill - AMA/Getty Images

Serge Gnabry aveva scelto di andare in prestito per mettere minuti nelle gambe, fare esperienza di Premier League ai massimi livelli. Aveva scelto lui i Baggies tra un ventaglio di opportunità. La scelta che forse ha più rimpianto in vita sua. Con la maglia del West Bromwich Albion ha disputato qualche minuto contro il Chelsea ad inizio stagione, è partito due volte dal primo minuto in Coppa di Lega e successivamente non è mai stato preso in considerazione dallo staff tecnico. Da ottobre a gennaio è stato convocato una sola volta, passando il resto dei mesi in tribuna a guarda i compagni lontano dal campo di gioco, con qualche piccola apparizione nella squadra riserve del club inglese.

Nelle gerarchie del mister veniva dopo calciatori di non eccelsa qualità. Il colpo di grazia arrivò proprio nel mese di ottobre quando il manager Tony Pulis dichiarò: "Gnabry è venuto qui per giocare ma per me non è ancora al livello per poterlo fare. Non ha mai giocato molto a livello professionistico. L'Academy è sufficiente per rendere pronti i giocatori? Io devo scegliere la mia formazione migliore".

Affossato dall'allenatore che non contento di quanto già affermato, lo apostrofò anche come calciatore pigro, Gnabry decise di lascia il West Bromwich per far ritorno in Germania e giocare al Werder Brema. Al contrario della sua precedente avventura, qui trova fiducia e spazio in campo e questo portò il calciatore a mettersi in luce fornendo buone prestazioni. Queste valsero le attenzioni della squadra dei suoi sogni, quella su cui fantasticava da bambino e che suo padre gli negò a 10 anni.

Gnabry in campo con la maglia del Werder Brema
Gnabry in campo con la maglia del Werder Brema / TF-Images/Getty Images

Il 10 giugno 2017 il Bayern Monaco lo acquistò dal Werder Brema per 8 milioni di euro, approfittando di una clausola rescissoria presente nel contratto. Venne subito girato in prestito all'Hoffenheim. Terminato il prestito dopo una buona annata con 10 reti in 22 presenze, con cui aiutò il club a qualificarsi alla Champions, l'anno successivo tornò al Bayern.

E qui la musica iniziò a cambiare per Gnabry che esplose mettendo in mostra qualità da crack e trascinatore. Tant'è che lo Spiegel, la rivista settimanale tedesca con la maggior tiratura in Germania, lo definì l'erede di Robben. Insomma non un'eredità da poco. Il momento più alto ad oggi nella sua carriera è il match di Champions League contro il Tottenham. Nessuno aveva mai segnato prima quattro gol nel secondo tempo di una partita della competizione europea, nessuno prima di Serge Gnabry che con soli cinque tiri ha impreziosito il devastante 7-2 agli inglesi.

Gnabry in azione con la maglia del Bayern Monaco
Gnabry in azione con la maglia del Bayern Monaco / TF-Images/Getty Images

E poi di nuovo il goal contro il Barcellona in quel fatidico 8-2 e altre doppiette su doppiette. Nel corso della stagione scorsa le sue buone prestazioni, unite ai suoi gol decisivi nelle fasi a eliminazione diretta della Champions League, portarono il Bayern a conquistare il triplete (Bundesliga, DFB Pokal e UEFA Champions League). Con 9 reti si piazzò al terzo posto della classifica cannonieri della Champions League. Oggi questo ragazzo è già a 13 goal in tredici presenze con la nazionale che, come ha detto Low, non può e non vuole fare a meno di lui.

Gnabry non è quello che ci descrivevano, è la prova che a volte i giudizi affrettati sono sbagliati. E chissà se qualche allenatore non si sia pentito di averlo lasciato andare e averlo giudicato in quel modo, la cosa certa è che mescolando il suo pentolino, Chef Serge ha servito l'amaro piatto del riscatto a Pulis e non solo, piatto che per molto rimarrà loro indigesto.


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