Sadio Mané: dalla polvere dei campi da calcio improvvisati in Africa a stella dell'Anfield
I nostalgici sicuramente, nel parlare di calcio richiameranno alla mente una realtà diversa da quella odierna. Sì, i campi erano effettivamente più "brutti", più scomode le tribune, più caserecci i para stinchi, gli arbitri erano meno tecnologici e avevano l'espressione più cattiva ma il calcio, quello giocato, era uno spettacolo qualcosa da brividi. Le partite erano indubbiamente più vissute e talvolta avevano un'importanza che trascendeva lo sport e sfociava nell'etica e nella politica. Se fossimo nostalgici diremmo che il calcio era più povero ma i calciatori più motivati, giocavano per qualcosa e avevano tutto da perdere e tutto da dimostrare. Oggi dobbiamo ammettere che il calcio ha molti business dietro è diventato di fatto un grande mercato, gli stessi calciatori prestano il loro volto a numerosi slogan o marchi, gli vediamo girare su macchine di lusso, gli vediamo più lontani da noi "mortali".
Ma queste affermazioni non renderebbero onore ad un calciatore come Sadio Mané, uno di vecchia scuola se vogliamo, anzi uno che una scuola non l'ha mai avuta. Nasce a Sédhiou e più precisamente in una frazione di pochi abitanti chiamata Bambali. La sua famiglia non era privilegiata, tant'è che non riuscì a garantirgli una formazione scolastica, d'altronde ancora oggi, purtroppo, da quelle parti la scuola è cosa per pochi. Ma il pallone gli era più accessibile e fin da piccolo non lo lasciava dalle mani. Sicché mosse davvero presto i suoi primi passi da calciatore, non in un campo, ma nella rena rossa d'Africa, assieme ai compagni, usando scarpe rimediate qua e la.
Ma il talento sa farsi strada anche nella miseria, grida anche senza voce così a 15 anni Sadio incontrò il suo Cimabue, Abdou Diatta, scout dell'accademia Génération Foot. Riuscito ad impressionarlo tant'è che in pochi anni riuscì ad approdare nel calcio francese. Nel 2012 fece il suo debutto da professionista nel Metz. Dopo una sola stagione lasciò il club per approdare in Austria al Salisburgo. Qui la sua carriera assunse una piega diversa, si può dire che mise le ali. Dopo solo una stagione il bilancio era già di 19 reti, pur non avendo giocato sempre da titolare. Alla seconda stagione riuscì addirittura a superarsi marcando 23 goal e portando a casa coppa e campionato.
Numeri che naturalmente richiamarono l'attenzione di molti club tra i quali lo Spartak, ma soprattutto di un allenatore che è sempre stato colpito da lui: Jurgen Klopp. Ma allora Mané non scelse il Borussia Dortmund ma la scelta ricadde sul Southampton. Vi giocò per due stagioni segnando 25 goal. Nel mentre sulla panchina del Liverpool aveva preso posto Klopp che sta volta non se lo lasciò scappare.
Da quel momento Sadio si è trasformato in uno dei calciatori più forti del mondo vincendo davvero tutto con i Reds. Basti ricordare i più di 90 goal segnati assieme ai compagni Salah e Firmino ed il titolo di capocannoniere della Premier. A ciò si aggiungono la Champions e l'argento in coppa d'Africa. Quest'anno è già a quota quattro in sette incontri. Non male per un ragazzo che sicuramente se qualche anno fa gli avessero detto che sarebbe diventato uno dei calciatori più forti e costosi del mondo, avrebbe riso in faccia all'interlocutore. Un calciatore umile nella sua superba bravura.
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