Ruud Gullit, l'olandese sul tetto d'Europa

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images
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Una delle massime espressioni calcistiche della sua generazione, leggenda intramontabile e simbolo dell'epoca del Milan vincente. Ruud Gullit, il Tulipano Nero che tra gli anni 80 e 90 ha contribuito a costruire l'epoea del Milan degli Olandesi, assicurandosi di finire nell'albo degli intoccabili e incidendo il suo nome e caratteri dorati in qualunque pagina di storia del calcio.

Gullit nasce ad Amsterdam, il primo settembre del 1962, come tutti i grandi giocatori inizia ad appassionarsi al calcio da giovanissimo, giocando inizialmente in piccoli club dilettantistici per poi a 18 anni fare il suo esordio nell'Haarlem, la prima squadra professionistica. Nel 1982 passa al Feyenoord dove disputa tre stagioni pima di trasferirsi al PSV.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

É proprio in questo periodo che il suo nome inizia a circolare tra le reti del calcio internazionali, attirando le attenzioni di svariati Club esteri, tra cui il Milan e la Juventus. Nell'estate del 1987 passa al Milan, che riesce a strapparlo alla squadra torinese, uno dei primi grandi acquisti del nuovo progetto rossonero, che riparte da Silvio Berlusconi e dal suo proposito di riportare a galla una squadra che sembra alla deriva. Con Arrigo Sacchi allenatore, e un rifornimento di giocatori tecnicamenti esemplari, allestito proprio per preparare la squadra all'ascesa. Nel dicembre dello stesso anno Gullit vince il Pallone d'oro, imponendosi come una delle stelle del calcio mondiale. Nella stagione successiva si costituisce il trio degli Olandesi, insieme a Gullit vengono schierati Van Basten e Rijkaard. Da quel momento in avanti la squadra milanese è inarrestabile, effettuando una maestosa scalata che culmina con la vittoria nel 1989 della Coppa dei Campioni, e proprio in quella notte di maggio il Simba di Gianni Brera firmerà una doppietta al Camp Nou.

Dopo aver toccato il cielo, il giocatore olandese rimarrà per altri quattro anni al Milan, quattro anni costellati da infortuni che rallentano l'espressione del suo talento senza però mai arrestarlo. Nel 1990 il suo Milan vincerà la seconda Champions consecutiva, due Coppe Intercontinentali, due Supercoppe europee ed una Supercoppa Italiana, collezzionando successi su succesi. Nel 1991 Fabio Capello sostituisce Sacchi sulla panchina rossonera, e con lui vincerà due scudetti e un'altra Supercoppa italiana nel Milan degli invincibili.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Nel '93 Gullit si prende una pausa da Milano, passando alla Sampdoria in una breve parentesi che tuttavia lascia comunque trasparire l'enorme talento, segnando 15 gol in 31 partite. L'anno successivo ritorna al Milan, ma rimane poco, solo per una stagione, il tempo di salutare la squadra e dare l'addio al campionato italiano, vincendo nel frattempo un'altra Supercoppa italiana. Nel 1995 si trasferisce in Inghilterra, acquistato dal Chelsea dove vincerà una FA Cup, per poi a 36 anni ritirarsi dal calcio giocato e diventarne allenatore.

Grande protagonista del calcio, Gullit ha contribuito a rilanciare il Milan e trascinarlo fuori dalla nebbia, grazie alla sua straordinaria duttilità e capacità di adattarsi a più ruoli, giocando da centrocampista offensivo, a mediano a seconda punta. La lista di abilità tecniche è impressionante, ricalcando gli insegnamenti dalla scuola olandese, e riassumibile solo osservando la bacheca di coppe e successi che ha portato a casa.

Carismatico e provvidenziale, è stato un tassello imprescindibile in ogni squadra in cui ha giocato, annoverando forza fisica, ritmo, sincronia perfetta e capacità di progressione che lo hanno reso un perno della narrazione calcistica non solo di quegli anni, ma anche del calcio moderno.


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