Rudi Garcia: "Roma, mi piacerebbe tornare. Il 'violino' alla Juve? Subimmo un'ingiustizia"
Ora è fermo dopo la fine dell'avventura sulla panchina del Lione, ma Rudi Garcia, ex tecnico della Roma, non ha certamente dimenticato, come si evince dalla lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport: "Spero di poter fare la seconda voce anche per le squadre italiane impegnate in Champions. E’ un modo per restare in contatto con il livello più alto del calcio europeo. Sarà una bellissima esperienza, ma spero che duri poco, perché ho voglia di tornare in panchina".
Sul suo futuro: "Ho fatto questa scelta anche se ho avuto tante proposte, anche da una squadra che partecipa alla Champions - si legge su calciomercato.com -. Ma erano proposte interessanti solo economicamente, o senza il supporto di un programma giusto. Aspetto un progetto in Inghilterra o in Spagna, che sono le mie priorità, poi ovviamente anche in Italia o Francia". Sul no alla Fiorentina: "Il No alla Fiorentina? Mi avevano cercato tanti club, ma non mi interessava andare in una squadra che non gioca la Champions o che non può raggiungerla, non è nei miei piani. Sono diventato esigente, adesso è così".
I complimenti a Pellegrini: "Quanto è bravo Lorenzo! Ha tutto per essere un grande calciatore (lo ha fatto esordire . E’ forte tecnicamente, è alto per essere un centrocampista e soprattutto ha una comprensione tattica non comune. Gli dici una cosa e la assorbe subito, è molto intelligente. L’aspetto in cui sta migliorando da alcune stagioni riguarda i numeri: sa fare gol assist, è un giocatore completo. Può giocare in tutti i ruoli, sa fare tutto, lo vedo bene in questi ultimi mesi perché ha più libertà in fase offensiva, può arrivare in porta. Ha carattere, sa farsi rispettare. In campo si fa vedere, vuole la palla, non si nasconde quando le cose vanno storte. E’ un giocatore sul quale puoi contare. Per un allenatore è l’ideale". Sulla Roma: "Sono legato al ricordo del record. Ho in mente tutte le dieci vittorie, anche l’undicesima a Torino, dove dovevamo vincere. Ricordo anche la decima, contro il Chievo, faticammo e il gol di Borriello arrivò alla fine. Ricordo ognuna di quelle bellissime vittorie. Avevamo una squadra che aveva voglia di riscattarsi, una squadra tecnica, completa, con tanti guerrieri. Fu una grande stagione. A Roma mi è mancato solo una vittoria, il primo anno ci eravamo vicini. Il violino con la Juve? Eravamo avanti, poi la Juve segnò il gol del pareggio ma c‘era fallo su Benatia. Fu un gesto istintivo, io ho sempre difeso i club dove ho allenato. In quel caso non ho sopportato un’ingiustizia, una grande ingiustizia. Un gesto elegante? Lascio a voi l’interpretazione".
Su Francesco Totti: "Il Capitano era ancora un grande giocatore, è sempre stato un fuoriclasse, prima di me, con me e dopo di me. Uno come Francesco non lo avevo mai incontrato. Vede tutto prima degli altri, nessuno è come lui. Ha un tiro formidabile. Sono molto fiero di essere stato il suo allenatore, ci mandiamo ancora messaggi, spero di venirea Roma per incontrarlo. Florenzi? Fui io a spostarlo terzino e non fu la prima volta, è una mia specialità. Penso a Mathieu Debuchy al Lilla, a Bouna Sarr, che oggi è al Bayern Monaco. I terzini sono i primi attaccanti nel mio gioco, loro sono giocatori offensivi che si sono abbassati". Poi il retroscena sull'addio alla Roma: "Fino a un certo punto ho avuto un buon rapporto con tutti i dirigenti. Poi penso che non avessero gradito una frase che dissi dopo l’ultima partita del secondo anno, quando arrivammo ancora secondi. Dissi che il gap con la Juve era incolmabile, era la verità. Anche alla terza stagione eravamo primi a ottobre, poi troppi pareggi, ma ero convinto che avremmo potuto raggiungere ancora la Champions. Ma le cose sono andate in un altro modo. Tornare in Italia? Io mi tengo solo i bei ricordi, mi piacerebbe un giorno tornare ad allenare la Roma, o anche altrove, in Italia. Amo la lingua, il Paese, la serie A".
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